La stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France, n. 607,dicembre 2016-gennaio 20174 min read

Speciale Feste: i nostri 150 migliori Champagnes è il titolo grande della copertina di questo numero, ma non minor rilievo hanno anche: Saint-Émilion, il classement dei primi 18 grand crus classés della RVF; Borgogna: tredici giovani vignerons da seguire da vicino; la rinascita delle birre trappiste;  le famiglie nobili  che fanno vino da secoli; acqueviti: dieci gioielli da scoprire; l’intervista a Marc Sibard, l’iconoclasta delle Caves Augé. 

 

E’ proprio quest’ultimo, l’incontro con l’”orco” , il sommelier col fisico da rugbysta, da  30 anni a capo della chicchissima enoteca  di Boulevard Haussmann e capofila dell’enologia biologica in Francia, ad aprire questo numero, dopo l’édito  di Saverot, che discute l’inquietante interrogativo: La nuova generazione amerà il vino?

 

A seguire la attualità: il salone dei vini di Angers è a rischio?

 

L’alsaziano Philippe Schlick nell’Olimpo dei cavistes, la guerra di Bernard Bled, ex- segretario del Comune di Parigi per salvare le vigne della Défense, di fronte all’Arc de Triomphe; Pénélope Godefroy  eroina della conversione in bio a Pomerol; il bianco di Cheval blanc : Le Petit Cheval blanc…

 

E poi, la Winerie Parisienne a Montreuil che reinventa il vino di Parigi nel quartiere Bobos della capitale.

Uno per tutti e uno per tutti a Montrachet dopo la gelata,  Sylvie Augereau e Antoine Gerbelle vantano i meriti dei vini senza pesticidi in “Soif d’Aujourd’hui”.

 

Di seguito, per Arte e aste, Henri Fantin-Latour e le sue nature morte al gusto d’uva, Fuori contesto l’intervista al Presidente del Rugby Club Toulonnais : per lui il vino è una ricompensa.

Il primo servizio, dal titolo “Gentiluomini e vignerons” , parla dei vini degli eredi della nobiltà, da Chateau D’Arlay (Jura), dove la stessa famiglia produce vino da 1.000 anni , allo Château La Gaffelière a Saint-Emilion. Nel Dossier di questo mese tocca  ai giovani vignerons della Yonne, da seguire da vicino, con le selezioni dei vini  più interessanti.  

 

Il Banc d’Essai di Pascal Patron cerca di rispondere alla domanda se gli aeratori migliorino effettivamente la percezione del vino: il più efficace è l’aeratore Vinturi. Costa 90 euro, ma è prezioso (secondo l’autore) per i vini bianchi e soprattutto rossi.

 

Gli accordi: Saint-Jacques e Vieille Vigne du Levant di Larmandier-Bernier,  i bianchi borgognoni per la sauce gribiche.

 

Enoturismo: si va nel Palatinato, nel Sud della Germania, con Riesling s e Pinot noirs principeschi. Philippe Guigal consiglia di non aprire due ore prima il suo La Landonne.

 

Roberto Petronio confronta lo stile dei Domaines Marc Colin e Jean-Claude Bachelet et fils: grandi Chassagne e grandi Bâtard-Montrachet  in tre diversi millesimi (2009, 2013 e 2014).

 

La quintessenza dei terroirs del Jura nei vini di Stéphane e Bénédicte Tissot  (La Tour de Curon e La Mailloche in verticale, con bottiglie dal 2004 al 2013).

Sophie de Salettes ci porta in Alsazia  per approfondire due grandi crus alsaziani: Schlossberg (Riesling)  e Furstentum (Gewurztraminer). Ancora: la rinascita delle birre dei trappisti, lo choc del quartetto di trentenni cinesi che hanno sconfitto tutte le altre équipe (Francia compresa)  nella grande degustazione alla cieca organizzata dalla RVF (l’Italia? 18a  dopo Portogallo e Argentina, prima della Bielorussia, praticamente quartultima).

A seguire, le grandi acqueviti da non perdere (c’è anche un Gin quebecchese), i coup de coeur dei redattori della RVF, le aste.

Finalmente la sezione delle grandi degustazioni: prima gli Champagnes (al vertice Bollinger extra-brut R:D: del 2002, Salon 2004, Substance di Sélosse extra-brut s.a.); poi il classement della RVF dei grand cru di Saint-Emilion: sorpresa (per alcuni) Figeac  segue subito dopo Ausone e Cheval Blanc, Angélus e Pavie, da poco promossi  tra i Premiers Crus A sono solo 7° e 11°. Si chiude con le vinificazioni integrali in barrique e con il “dibattito” su una bottiglia di Château Rayas bianco del 2001.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE