La stampa estera a portata di clic: Decanter, vol 42, dicembre 20163 min read

Giovani o invecchiati (i vini)? Ovvero i vantaggi di bere un vino alla sua giusta maturazione. Poi: le star del Piemonte, i secondi vini dei cru classés del Médoc, bianchi borgognoni dal grande rapporto qualità-prezzo.

Ecco i titoli principali del numero di dicembre di Decanter. Ma ci sono anche altri temi: parlare di vini, i grandi rossi dell’Etna e il Tawny Port.

 

La rivista si apre, come sempre, con una grande foto a colori su due pagine: questa volta sono le vigne di Wallis Vineyard, Lokoya Estate, nella Napa.L’editoriale di John Stimpfig parla dei premi Roederer assegnati a tre redattori di Decanter (Andrew Jefford, Jane Anson e Nina Caplan).

 

Nelle loro pagine, gli altri opinionisti parlano della “perdita dell’innocenza” degli assaggiatori (Jefford), di guide dei vini da rinnovare ogni anno (ne parla Hugh Johnson, di cui é appena uscito il pluridecennale Pocket Wine Book), dell’importanza di avere una storia da raccontare nel mercato del vino (Richard Baudains, a proposito dei 300 anni del Chianti classico).

 

Ci sono poi le notizie , tra le quali, quella choc  del fatto che sei grandi Domaines borgognoni, tra cui il Domaine de la Romanée-Conti, hanno dovuto unire le proprie forze per produrre forse due pièces di Montrachet nel disastroso anno 2016; le lettere dei lettori, l’obituary di Mary Weber Novak, produttrice di vini in California.

 

Il primo servizio, dal significativo titolo “La ricompensa per la pazienza” parla del tema annunciato in copertina  su che cosa significhi invecchiare un vino e quando ne valga effettivamente la pena. L’articolo si chiude con il confronto di due annate (una recente e l’altra più vecchia) di alcuni vini-esempio. Tra questi c’é anche il Vigneto Bucerchiale di Selvapiana (annate 2011 e 2007).

 

Di seguito, Richard Baudains parla del suo tour nella Champagne  e delle sue 16 case preferite. Un bel servizio fotografico sulle quattro stagioni nella Champagne é firmato da Tyson Stelzer, autore di una famosa Guida degli Champagnes.

Non dimentichiamo che Decanter é una rivista inglese, e di fatti un ricercato club londinese , il 67 Pall Mall, costituisce l’argomento di un articolo di Jonathan Ray, seguito da un altro, di Richard Mayson (grande conoscitore di vini rinforzati) sul Tawny Port.

Il servizio successivo, dal titolo “Oliare  gli ingranaggi del potere” parla delle storie e delle leggende sugli intrecci tra vino e politica nella storia. La Heitz Cellar é la cantina  (siamo in California) oggetto del ritratto del produttore del mese . 

William Kelley racconta la sua storia, iniziata nel 1951 (99 punti per il suo Martha’s Vineyard Cabernet Sauvignon del 1975). L’intervista del mese é a Jean-Marie Fourrier, produttore a Gevrey-Chambertin, ma proprietario di vigne anche  a Morey Saint-Denis, Vougeot e Chambolle-Musigny.

Il Vintage Report di questo numero riguarda il Barolo 2012 e il Barbaresco 2013: Ian D’Agata discute le caratteristiche di queste due annate  e i suoi migliori assaggi. Nell’articolo seguente , dal titolo “Parlez-vous winespeack?” , si parla del  linguaggio, talvolta curioso,  del vino .

Eccoci ai Panel Tastings del mese: il primo esamina i  secondi vini dei crus classés del Médoc nella felice annata 2009, il secondo i bianchi borgognoni, e infine é la volta dei rossi dell’Etna. Nella stessa sezione,  lo Spurrier World , 18 grandi vini australiani assaggiati da Sarajh Ahmed, i Weekday wines ( ci sono quattro italiani).

Ancora: Nina Caplan parla degli Champagne di Eric Rodez, poi ci sono le schede dei ristoranti , e l’itinerario di viaggio (Australia, Henty e Geelong region), i libri sul vino  del 2016 da leggere, le Notes & Queries, le domande agli esperti (quello che c’é da sapere su  jeroboam, tartrati, annata 1998 a Bordeaux…).

 

A chiudere il numero, il marketwatch (la salita dei prezzi dei grandi Champagnes), le aste, le quotazioni dei grandi crus, la leggenda del vino: uno champagne, Bollinger R:D: 1976.

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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