Schiave Alto Adige: molto buone anche nel 20152 min read

Gli assaggi delle schiave e degli altri rossi altoatesini (di pinot nero, cabernet e merlot parleremo più avanti) li abbiamo fatti un mesetto circa dopo i bianchi e i risultati non certo lusinghieri di questi ci avevano messo su “chi va là”, specie nei riguardi delle schiave che arrivavano tutte dall’annata 2015, quella che più ci aveva deluso nei bianchi.

 

Per fortuna i nostri dubbi si sono dissolti come neve al sole e abbiamo trovato un buon livello medio nelle schiave 2015, con alcune (spesso le solite degli altri anni) punte di ottimo livello.

 

A questo punto è d’obbligo una riflessione: probabilmente la vendemmia 2015 non è stata “solo” calda ma il calore dei mesi estivi  è stato probabilmente solo uno dei problemi che hanno fatto ammattire i vignaioli altoatesini. Altrimenti non si spiega come, per esempio in una vendemmia caldissima come il 2003 o il 2007 i lago di Caldaro e buona parte delle schiave fossero “cotti” dal caldo, mentre nel 2015 mediamente i vini assaggiati hanno mostrato una maturità importante ma non certo eccessiva, coadiuvata da una freschezza in bocca più che buona e spesso da una sapidità molto stuzzicante.

 

Probabilmente il vigneto Alto Adige ha avuto qualche problema anche in primavera e alcune varietà non hanno resistito anche all’impatto del caldo dei mesi estivi.

 

La schiava per fortuna non è fra queste! Sia sul Lago di Caldaro, sia nel resto della regione, sia soprattutto sulla meravigliosa collina di Santa Maddalena, dove probabilmente una bonaria divinità enoica veglia sulla bontà che, anno dopo anno, questo vino regala ai suoi appassionati.

Appassionati che potrebbero essere molti di più se i produttori ci credessero veramente e cominciassero a proporlo a sud di Trento con le idee e l’inventiva che stanno portando un vino “simile” (cioè non eccessivamente strutturato, scarico di colore ma con eleganza, freschezza e piacevolezza da vendere) come il Bardolino ad avere sempre più successo.

 

Oramai l’abbiamo detto decine di volte ma lo vogliamo ripetere: la schiava, nelle sue varie denominazioni, è il vino perfetto per chi ama un rosso da bere fresco d’estate, per chi vuole un vino poco tannico, per chi preferisce vini che mettono davanti l’eleganza alla potenza e, last but not least, per chi vuole spendere poco.

 

La vendemmia 2015 sta a dimostrare che la bravura dei produttori riesce a superare brillantemente anche le annate più difficili e quindi cosa si aspetta per proporla con maggiore convinzione?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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