Assaggi Friuli: Pinot Bianco e uvaggi molto bene, Pinot Grigio…3 min read

Ed eccoci alla fine del nostro trittico di articoli sui bianchi friulani del 2015 (e non solo).

 

In realtà questo articolo parlerà giocoforza anche di altre annate, sia perché tra i Pinot Grigio 2015 abbiamo degustato anche qualche 2014 e 2013, ma soprattutto perché gli uvaggi bianchi sono quasi tutti di vendemmie precedenti.

 

Partiamo invece dal Pinot Bianco, che vede solo 2015 tra i vini degustati. Le sensazioni sono contrastanti: da una parte siamo felici nel constatare che anche nel 2015 la qualità è alta grazie ad un insieme di finezza aromatica (non facile da trovare altrove)  e di giusta pienezza al palato. Dall’altra questa qualità sembra oramai destinata a “pochi intimi”, perché il numero dei vini non aumenta e i produttori preferiscono piantare altro (dalla glera in poi) che cimentarsi con un vitigno così difficile e delicato ma dalle possibilità quasi infinite.  Voto alla vendemmia: 7.5

 

Molto più rustico è il Pinot Grigio e non per niente la megadenominazione interregionale (Friuli, Veneto, Trentino) nasce su questo vitigno, molto usato soprattutto per produrre quantità e sempre meno messo in campo quando si parla di qualità. Il 2015 non possiamo dire  abbia dato risultati eclatanti ma almeno i vini hanno  una discreta sostanza in bocca ed una buona pulizia al naso. Questo vitigno cambia faccia però quando viene coltivato con attenzione: ne sono una prova i migliori dei nostri assaggi, vini complessi e concreti, quasi austeri, tutti però di annate diverse dal 2015. Voto alla vendemmia: 6.5

 

E di annate diverse sono quasi tutti i blend assaggiati, che mostrano una netto miglioramento generalizzato rispetto al passato. Prima di tutto un uso molto più dosato e ragionato del legno (c’è anche chi non lo usa e ottiene grandi risultati) che permette alle uve di esprimersi in maniera più compiuta, precisa e, lasciatemelo dire, intrigante. Questo aggettivo poco adatto al vino, mi è però venuto in mente assaggiando qualche campione che riusciva a riunire in sé aromi da favola con concentrazioni e profondità di altissimo lignaggio. Non siamo mai stati grandi appassionati di questa tipologia, spesso composta da vini troppo pretenziosi, quindi salutiamo con gioia la sua “umanizzazione”, grazie forse anche a vigneti più maturi e equilibrati, che riescono a dare buoni risultati (senza bisogno di “aiuti fortemente legnosi”) anno dopo anno.

 

A proposito di anno, crediamo anche che le difficilissima vendemmie 2013-2014 abbiamo dato una mano a questo risultato con uve (ben selezionate tra masse non certo eccezionali) dotate di buona freschezza e spinta aromatica, ben preservata e gestita da diversi bravi produttori.

 

Chiudiamo questi commenti con un “bravo” non di maniera a tanti produttori friulani, che stanno facendo crescere i loro vini e le loro denominazioni. Speriamo possano e vogliamo continuare su questa strada, lasciando da parte chimere non certo adatte ai vini di grande qualità, che il Friuli Venezia Giulia sta producendo sempre più.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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