Il Vesuvio da bere, guida alle cantine da vedere2 min read

Siamo a Trecase, a due passi dagli Scavi di Pompei dove grazie al progetto di un altro visionario, Antonio Mastroberardino, si coltiva di nuovo l’uva per il vino cult Villa dei Misteri. Maurizio Russo con la sua Cantina del Vesuvio apre di buon mattino, riceve i visitatori, offre loro un pranzo semplice, un grande spaghetto al pomodoro del piennolo e verdure dell’orto e alle 18 chiude.

 

Oggi, vicepresidente del Consorzio Vini appena riconosciuto dal ministero, può a ben ragione di dire di aver aperto una strada che tutti avrebbero potuto percorrere ma che nessuno aveva visto. Qui le radici delle vigne scavano nel terreno di sabbia nera plasmato dall’ultima eruzione del 1944. Di fronte il Golfo di Napoli chiuso da Punta Campanella, da Capri e da Posillipo sembra una culla, non c’è posto che non offra all’occhio del visitatore uno spettacolo unico al mondo.

 

L’esempio di Maurizio Russo è stato seguito da altre aziende. Nella vicina Boscotrecase  c’è Sorrentino, in viticoltura biologica, che ha da poco ristrutturato lo spazio organizzando una bella cucina e una veranda che affaccia sui vigneti. Si può anche dormire nel silenzio assoluto di un paesaggio onirico. I figli di Paolo sono tutti impegnati: Giuseppe nel commerciale, Benny nella produzione, Maria Paola nell’accoglienza, appena nominata presidente regionale del Movimento del Turismo del Vino in Campania. Anche qui una cucina semplice, di orto, e la possibilità di vendere ai turisti.

 

A Terzigno, c’è un’altra azienda impegnata nelle visite: Villa Dora della famiglia Ambrosio che vede al timone la passione del papà Vincenzo, seguito soprattutto dalla figlia Giovanna. Bella realtà di oliveto e vigneto e tanti bianchi antichi da invecchiamento che fanno la gioia degli appassionati nei ristoranti stellati della vicina Penisola Sorrentina.

 

Sono insomma lontani i tempi in cui il Vesuvio era la sede di imbottigliatori che si spingevano nel vicino Sannio, in Abruzzo, in Puglia, in cerca di vino da rivendere. Anche altre aziende hanno bei vigneti da mostrare, come Sannino e Fuocomorto a Ercolano e Cantine Olivella nel versante opposto del Vesuvio, a Sant’Anastasia. Progetti coerenti che puntano sui vitigni locali come piedirosso, caprettone, falanghina, catalanesca, aglianico. Vini di carattere, marcati da buona acidità, sapidità, tono amaro tipico dei vini nati in zone vulcaniche.

 

Insomma, una gita in cantina, una camminata nei vigneti più spettacolari del mondo, magari anche una visita agli scavi e poi una pizza.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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