I produttori di qualità emiliano-romagnoli contro il MCR indiscriminato7 min read

Fresco di redazione, il comunicato stampa che pubblichiamo integralmente, appartiene a quella categoria che a noi di Winesurf piace etichettare con “quei comunicati stampa che vorresti ricevere tutti i giorni”.

 

Il contenuto, pubblicato da qualche altro giornale on line o blog, riguarda l’autorizzazione concessa da parte della Regione Emilia-Romagna all’uso del MCR (mosto concentrato rettificato, credo volgarmente detto zucchero d’uva) per arricchire i mosti della vendemmia 2016.

 

Naturalmente si è già scatenata l’immancabile bagarre, una costante dell’eno-dibattito italico laddove, una volta scesi nella propria trincea, ci si batterà fino alla morte. I firmatari del comunicato, una considerevole fetta di cantine (53 per la precisione) emiliano-romagnole, hanno inviato una petizione alla regione denunciando l’uso indiscriminato di questa pratica indipendentemente dall’andamento dell’annata e/o dalla necessità.

 

E quale potrebbe essere questa necessità? Quella di far produrre un vigneto spingendolo al massimo, anche fino a 250/300 q.li  per ettaro ad esempio per il trebbiano di pianura, salvo poi sopperire al conseguente abbassamento di gradazione, con l’utilizzo del MCR.

 

 Ma allora, viene da chiedersi, la tanta sbandierata vocazione alla qualità? In questo atteggiamento si ravvisa, a mio parere, la voglia di avere sia la botte piena che la moglie ubriaca, ma se si vogliono salvaguardare interessi e diritti dei piccoli viticoltori da quelli, legittimi, di conferitori e grandi cooperative, urge mettere mano ai disciplinari e alle etichettature. Diversamente continueremo a vedere sugli scaffali vini doc a meno di 2 euro sbandierati come vini di gran qualità. La discussione è aperta…

 

COMUNICATO STAMPA

La Regione Emilia Romagna sfiora anche quest’anno il ridicolo autorizzando l’utilizzo del Mosto Concentrato Rettificato per aumentare la gradazione dei vini.

 

Il Mosto Concentrato Rettificato (comunemente detto MCR) può essere utilizzato, in caso di annate  negative, per aumentare la gradazione alcolica dei mosti, quando questi non riescano ad averne una"naturalmente" sufficiente.

 

Per questo motivo tale pratica enologica è regolamentata: qualora l’andamento climatico dell’annata sia negativo, le Regioni possono autorizzare l’utilizzo di questo "ingrediente".

In realtà negli ultimi anni (se non decenni) la Regione Emilia Romagna ha sistematicamente autorizzato questa pratica, a prescindere dal reale andamento climatico. A volte con esiti comici (basti dare un’occhiata alla delibera relativa all’annata scorsa, la 2015, una delle più calde e favorevoli degli ultimi decenni).

 

Come volevasi dimostrare anche quest’anno, nonostante una stagione meteorologica ancora migliore di quella dell’anno scorso (alcune zone della Romagna Centrale stanno addirittura registrando un clima troppo secco!), e nonostante le forti critiche di alcuni produttori di qualità, sfociate in una vera e propria petizione inviata in regione (con la firma di circa 30 produttori romagnoli) tesa a chiedere il divieto di tale pratica e proponente anche un’interessante alternativa, la giunta regionale ha deciso di ripetersi. Ed eccola partorire la delibera 1309/2016, che, autorizzando l’utilizzo del MCR per tutte le tipologie di vino regionale, giustifica il provvedimento con motivazioni del tutto estranee al disposto del legislatore comunitario (che, ricordiamolo, fa riferimento esclusivamente a "condizioni climatiche" negative).

Infatti le motivazioni addotte dalla RER hanno ben poco a che vedere con la stagione meteorologica. Quando parla di "scalarità ed eterogeneità nello sviluppo della vegetazione e dei grappoli", di "fenomeni di acinellatura" e di "sintomi relativi al mal dell’esca" evidentemente esclude l’eventualità (ben nota a chi produce) che l’uva non maturi "tutta assieme" e che possa essere necessario un intervento selettivo dell’uomo in vendemmia. In pratica, dice il nostro amministratore: "non preoccupatevi se non è matura in maniera uniforme: andate in vigna, raccogliete tutto, bello e brutto, che poi sistemiamo con il MCR".

Quando poi si scrive che "molte cantine sono orientate a procedere con vendemmie anticipate e quindi con un grado zuccherino insufficiente poiché dal punto di vista tecnologico la pratica dell’arricchimento è meno costosa dell’acidificazione”, siamo al paradosso: la regione neanche tenta di collegare la sua delibera al presupposto di partenza (le avverse condizioni climatiche) ma giustifica l’uso del MCR come necessario intervento per contenere i prezzi.

Il suo costante utilizzo negli ultimi anni ha trasformato quindi l’aggiunta di MCR in una pratica comune, utile a rendere commerciabili prodotti altrimenti non all’altezza delle aspettative del mercato.

Conseguenza: aumento delle masse di vini DOC romagnoli sul mercato, peggiore qualità (sia reale che percepita) del prodotto, e ovviamente, minore redditività di tutta la produzione regionale.

La proposta dei piccoli produttori romagnoli, neanche presa in considerazione dalla Regione Emilia- omagna, prevede l’applicazione di una norma che già c’è, e che permette alle regioni, solo se necessario (cioè solo se l’andamento meteorologico compromette realmente la buona riuscita della vendemmia) di abbassare i limiti minimi delle gradazione previsti dai disciplinari per non più di 0,5 gradi alcolici (Dlgs 61/10 art. 10 comma 1, lettera “C”).

In pratica: quando dovesse verificarsi (per davvero!) l’annata sfortunata, si autorizzi un grado alcolico minimo più basso, oppure, se non basta, la IGT o la DOC non si fa.

I vini "industriali", quelli "costruiti", ancorché legalmente, in cantina, rappresentano una fetta importante del fatturato agricolo regionale.

Tuttavia questi milioni di bottiglie a basso prezzo rendono inefficaci gli sforzi di centinaia di piccoli produttori che, invece, hanno scelto di fare vino in vigna, potando, diradando e selezionando; alla ricerca di quel valore aggiunto che i mercati di tutto il mondo sono pronti a riconoscere.

È necessario e indispensabile che non si crei confusione e che le differenti scelte produttive siano comunicate in modo chiaro e diretto ai consumatori, e che le istituzioni regionali intervengano a tutela di queste differenze (e non il contrario). Per questo motivo ci opponiamo con forza all’utilizzo indiscriminato del Mostro Concentrato Rettificato come ingrediente nei vini a DOC e IGT regionali, e inoltre chiediamo che Consorzi ed istituzioni si facciano promotori dell’introduzione dell’obbligatorietà dell’indicazione dell’utilizzo del MCR nelle etichette dei vini.

 

 

Faenza, 16 agosto 2016

53 firmatari in ordine alfabetico

 

 

Ancarani – Oriolo dei Fichi – Faenza ( RA )

Baraccone – Ponte dell’Olio ( PC )

Borri Graziella – Travo ( PC )

Branchini – Dozza ( BO )

Bulzaga – Brisighella ( RA )

Ca Bruciata – Imola ( BO )

Cantina San Biagio – Oriolo dei Fichi – Faenza ( RA )

Casa Benna – Loc. Casa Benna Castell’Arquato ( PC )

Costa Archi – Castel Bolognese ( RA )

Drei Donà – Massa di Vecchiazzano ( FC )

Fattoria Vallona – Castello di Serravalle ( BO )

Fattoria Zerbina – Marzeno ( RA )

Ferrucci – Castel Bolognese ( RA )

Fiorentini Vini – Castrocaro Terme ( FC )

Fondo Ca Vecja – Ponticelli Imola ( BO )

Francesconi Paolo – Faenza ( RA )

i Monticelli – Savignano Sul Panaro ( MO )

Il Gualdo di Sotto – Riolo Terme ( RA )

Il teatro – Modigliana ( RA )

La Pennita – Castrocaro Terme ( FC )

La Sabbiona – Oriolo dei Fichi – Faenza ( RA )

La Stoppa – Rivergaro ( PC )

La Tosa – Vigolzone ( PC )

Lamoretti – Casatico, Langhirano ( PR) )

Le Torricelle – Agazzano ( PC )

Manaresi – Loc. Bella Vista Zola Predosa ( BO )

Marco Cordani – Carpaneto Piacentino ( PC )

Marta Valpiani – Castrocaro Terme ( FC )

Monticino Rosso – Imola ( BO )

Palazzona di Maggio – Ozzano Emilia ( BO )

Pandolfa – Fiumana di Predappio ( FC )

Poderi delle Rocche – Imola ( BO )

Poderi Fiorini – Savignano Sul Panaro ( MO )

Raffaella Bissoni – Bertinoro ( RA )

Reggiana – Borzano di Albinea ( RE )

San Valentino – San Martino in Venti ( RN )

Stefano Berti – Ravaldino in Monte ( FC )

Tenuta Bonzara – Monte San Pietro ( BO )

Tenuta Carbognano – Gemmano ( RN )

Tenuta Casali – Mercato Saraceno ( FC )

Tenuta la Viola – Bertinoro ( FC )

Tenuta S. Cecilia alla Croara – S.Lazzaro di Savena ( BO )

Tenuta Santa Lucia – Mercato Saraceno ( FC )

Tenuta Vandelli – S.Michele dei Mucchietti ( MO )

Terre della Pieve – Bertinoro ( FC )

Terre di Macerato – Loc. Carseggio Casalfiumanese ( BO )

Terre Rosse – Zola Predosa ( BO )

Tomisa – San Lazzaro di Savena ( BO )

Tre Monti – Imola ( BO )

Tramosasso – Borgo Tossignano Imola ( BO )

Vigna Cunial – Traversetolo ( PR )

Vini Giovannini – Ponticelli Imola ( BO )

Zuffa – Imola ( BO )

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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