Il Teroldego (Rotaliano e non) come non te lo aspetti5 min read

Uno pensa di conoscere il Teroldego perché lo ha bevuto sin da ragazzino, perché lo assaggia oramai ogni anno, conosce diversi produttori, ha girato per i vigneti della Piana Rotaliana in lungo e in largo e invece, grazie ad un concorso molto interessante dove si è degustato, assaggiato e si è parlato Teroldego in maniera diversa e tecnicamente ineccepibile, ti ritrovi a dover rivedere alcune posizioni, con una quasi “rivoluzione copernicana” della tua vecchia idea di questo vino/vitigno.

 

Ma veniamo ai fatti: stiamo parlando del primo concorso sul Teroldego organizzato dalla Fondazione Edmund Mach a San Michele All’Adige il 21 aprile scorso.

 

In campo praticamente tutti i Teroldego prodotti in Trentino, sia DOC che IGT e a degustare allievi della scuola in coppia con giornalisti, enologi, esperti del settore. Una selezione al mattino e la finale al pomeriggio hanno decretato  vincitori quattro vini in altrettante categorie: Teroldego IGT annate 2014-2015, IGT annate precedenti, Teroldego Rotaliano DOC 2014-2015, DOC annate precedenti.

 

Al termine dell’articolo troverete i quattro vini vincitori ma in queste righe, vorrei soprattutto provare a fare il punto sul Teroldego, vitigno che amo da sempre e che, come accennato, mi si è palesato sotto forme che fino ad ora non avevo mai preso in considerazione.

 

Intanto due notizie su questo vino-vitigno: il Teroldego Rotaliano, che si può produrre solo nella Piana Rotaliana e attualmente è una DOC con poco più di 400 ettari vitati. La resa per ettaro è forse la più alta per dei rossi DOC in Italia e si attesta a 170 q.li per ettaro. Nonostante questo, anche con rese così abnormi, il Teroldego ha sempre una colorazione moto intensa, anche se il corpo e la struttura hanno bisogno di una diminuzione della resa per raggiungere livelli importanti.

 

La forma di allevamento è la pergola trentina ed essendo il Teroldego un vitigno vigoroso, abbassare le rese con questa forma di coltivazione molto estesa non è certo facile. Inoltre c’è il problema dell’acidità, evidenziato durante una schietta discussione durante una degustazione di vecchie annate a latere del concorso.  

 

Con i responsabili di quattro aziende che avevano messo in degustazione vini fino al 1995, ho scoperto che l’acidità del Teroldego pur se molto alta alla vendemmia (si parla di 9-10 gr/l, in diversi casi anche superiore) ha sempre al suo interno livelli di acido malico altissimi (sopra a 3 normalmente) che alla fine, dopo la fermentazione malolattica, portano il vino ad un acidità quasi mai superiore a 5, spesso anche più bassa.

 

Allora,  170 q.li per ettaro, allevamento con pergola trentina che sicuramente non è la forma ideale per far entrare il sole tra le foglie, acidità molto alta con malico altissimo in vendemmia, vuol dire una cosa sola: con rese alte il Teroldego raggiunge forse una buona maturazione alcolica ma non fenolica… in pratica le uve non vengono raccolte a completa maturazione.

 

Però diminuire la resa o almeno equilibrare la pianta attorno ad una resa più bassa non è facilissimo e, anche se diversi produttori ci stanno provando con successo, la strada da percorrere è ancora lunga.

 

I “grossi, grassi e legnosi” Teroldego Rotaliano che negli ultimi 10-15 anni  hanno reso famoso il vino tra gli addetti ai lavori sono frutto, oltreché di un lavoro di bassa resa in vigna, probabilmente anche di notevoli sforzi in cantina. I risultati sono stati spesso però dei vini muscolari, che oramai sembrano aver fatto il loro tempo.

 

Certo è che se si abbassano troppo le rese (arrivando attorno ai 70-80 q.li) il rischio, magari con le estati calde degli ultimi 15-20 anni, è di portare in casa delle marmellate che difficilmente potranno ammorbidirsi, anche col tempo e tanto legno nuovo.

 

Insomma, come è stato detto durante le molte ed interessanti discussioni, il Teroldego è un vitigno difficile da governare, che non ti permette assolutamente errori e se ne fai non riesci a rimediare.

 

Una strada potrebbe essere quella seguita da alcuni produttori, che stanno usando come sistema di allevamento il guyot. Qui le rese sono sicuramente molto più basse di partenza e la maturazione alcolica/fenolica può essere gestita meglio. Però la stragrande maggioranza del Teroldego è prodotto da coltivatori diretti che conferiscono alle grandi cantine sociali trentine e non è certo facile convincere agricoltori che si basano soprattutto sulla quantità a cambiare forma di allevamento e, nel cambio, rimetterci come minimo 40-50 quintali ad ettaro.

Quindi la pergola rimarrà ancora per molto tempo a segnare il panorama della Piana Rotaliana, nonostante alcuni piccoli produttori famosi, convertiti con successo al guyot.

 

Insomma, pensavo di andare ad assaggiare un vino con un suo carattere definito da tempo e mi sono ritrovato invece a degustare vini che, specie le versioni muscolari e quelle, all’opposto, molto semplici, dovranno cambiare pelle ed adattarsi ad un mercato che chiede vini rossi profumati ma non certo estremamente tannici e marcati dal legno, oppure troppo leggeri e filanti.

 

Personalmente credo che, con una diminuzione generalizzata delle rese attorno al 20-30%, una maturazione parte in legno grande e parte in cemento, puntare ad un rosso fresco e piacevole, equilibrato e di buona longevità, possa essere una strada da seguire.

 

Anche i risultati del concorso, che ha visto primeggiare vini non certo monolitici e “cicciuti” vanno in questo senso.

 

Chiudo con un personale ringraziamento alla Fondazione Edmund Mach e in particolare al professor Salvatore Maule per avere organizzato questo evento, che dovrà divenire il fulcro annuale di un sano e fattivo scambio di opinioni sulla stato dell’arte del Teroldego.

 

 

Eccovi i vini vincitori del Concorso

 

Categoria Teroldego IGT 2015-2014: Teroldego Vigneti delle Dolomiti IGT  2014 Cantina Sociale di Trento.

 

Categoria Teroldego Rotaliano DOC 2015-2014: Teroldego Rotaliano DOC 2014 Gaierhof.

 

Categoria Teroldego IGT annate precedenti: Teroldego IGT Gran Masetto 2011, Endrizzi.

 

Categoria Teroldego Rotaliano DOC annate precedenti: Teroldego Rotaliano DOC Riserva Castel Firmian 2012, Mezzacorona

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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