Come si pota la vite in Napa Valley6 min read

Eccoci ancora una volta con David Cilli che ci parla del modo di fare viticoltura in Napa Valley: questa volta ci presenta la potatura.

 

Ebbene eccoci, con il 21 di Marzo anche la primavera del 2016 è arrivata. Qui in Napa Valley tuttavia ogni anno  sembra che questa stagione  voglia  iniziare in anticipo rispetto  alla data astronomica, e sicuramente anche rispetto a quanto siamo abituati a vedere in molte regioni italiane. Già da diverse settimane infatti,  direi all’incirca a partire da metà Febbraio, le temperature diurne nei giorni soleggiati sono salite oltre i 20 °c, anche se poi durante la notte le minime generalmente scendono fino a circa 5-6°c.

Tale fenomeno in realtà non deve stupire, la grande escursione termica tra giorno e notte è infatti una peculiarità che caratterizza fortemente il microclima della valle e, a mio modo di vedere, insieme alla qualità dei suoli è in buona parte responsabile della sua vocazione vitivinicola.

 

La maggior parte dei vigneti durante tutto l’inverno è qui ricoperta da miscugli di essenze,  chiamate cover crop, che i viticoltori seminano in autunno allo scopo di salvaguardare la fertilità del suolo e che ora sono nel pieno della fioritura. I vigneti, ad inizio primavera, nella valle somigliano quindi più a grandi prati colorati di giallo, viola, bianco, che rendono inequivocabile per chiunque l’imminente sopraggiungere della ripresa vegetativa.

 

Per quanto riguarda le precipitazioni, l’inizio del 2016 ha avuto un andamento fortunatamente simile a quello storico della Napa Valley, con precipitazioni abbondanti, superiori a quelle che si sono verificate nello stesso periodo a partire dal 2012 ad oggi.

 

In questo quadro climatico non sarà difficile credere che i primi germogliamenti si siano verificati già dalla terza decade di febbraio, a partire ovviamente dalle varietà più precoci, come ad esempio lo chardonnay ma anche il merlot, che a fine febbraio nei vigneti con le esposizioni migliori avevano già 2-3 foglie spiegate. Si può affermare pertanto che il germogliamento 2016 risulti essere in anticipo di circa una rispetto allo storico, ma allo stesso tempo in ritardo di circa due settimane rispetto al 2015 che è stata una delle annate più anticipate nella storia della Napa Valley.

 

Le operazioni di potatura, che rappresentano l’attività principale svolta in vigneto durante l’inverno, si sono da poco concluse, proprio nella fase fenologica appena precedente il germogliamento. Le ragioni di questo ritardo, pari a circa 2 settimane rispetto al 2015, sono da ricercarsi nel gran numero di giornate piovose di gennaio e febbraio, che hanno dilatato i tempi operativi.  M

a è prassi consolidata in questa zona, iniziare a potare nella prima parte di febbraio, molto più tardi rispetto a quanto siamo abituati a fare in Italia, con l’obiettivo di posticipare il più possibile il germogliamento.

Come ho ricordato sopra, il clima della valle ha grandi escursioni termiche tra il giorno e la notte, e in primavera il rischio di gelate è sempre molto concreto, pertanto i viticoltori applicano tutte le precauzioni possibili per evitare i danni del gelo, anche con sistemi di difesa attiva.

 

La stagione delle potature è sempre molto sentita nella valle e i gruppi di lavoro sono generalmente numerosi e operativi. Pur non mancando i casi di aziende con personale interno, molto diffuse sono le squadre di terzisti (farming companies), che essendo molto nutrite di personale sono in grado di potare giornalmente grandi superfici, garantendo un importante supporto alle aziende nei momenti di picco di lavoro.

Le squadre qui sono sempre molto organizzate: indossano divise che ne identificano la società di appartenenza e sono coordinate da un caposquadra che sovrintende alla quantità e alla qualità del lavoro svolto giornalmente. È molto interessante vederli la mattina presto in vigneto, mentre fanno ginnastica tutti assieme prima di iniziare il lavoro!

 

Le forme di allevamento maggiormente diffuse qui in Napa sono il cordone speronato e il Guyot, accanto alle quali tuttavia possiamo trovarne  altre, tra cui ad esempio la Lira e l’Alberello, che qui viene chiamato Head Spur (testa speronata).

 

Dobbiamo considerare tuttavia che Guyot e cordone speronato sono stati introdotti recentemente in queste zone, mentre le piante più antiche presenti ancora in alcuni vigneti sono alberelli, a testimoniare che questo tipo di allevamento rappresenta probabilmente la forma che per prima è stata utilizzata in California, come in tutti gli altri areali a clima arido del mondo.

 

Purtroppo occorre dire che sono rimasti nella valle ancora pochi vigneti con questo antico sistema, forse perchè nella cultura vitivinicola californiana, che pur ha saputo e sa produrre vini di grandissimo pregio, non è ancora radicata l’idea che il prodotto migliore si fa con le piante vecchie.  Questo ha la conseguenza che molta della superficie vitata viene rinnovata in media più frequentemente rispetto ad i nostri impianti, non appena le malattie del legno (conseguenti  spesso a potature poco razionali) hanno compromesso la vitalità delle piante.

 

Non è un caso che le viti più antiche ancora produttive siano alberelli, infatti per le caratteristiche intrinseche di questa forma di allevamento c’è una naturale predisposizione ad una potatura più rispettosa  dei canali linfatici.

 

Questa osservazione, assieme ad altre orientate ad una vitivinicoltura sito-specifica, mi è apparsa particolarmente chiara quest’anno da quando è iniziata una collaborazione con Uva Sapiens, in particolare con i tecnici italiani Roberto Merlo e Leone Braggio, che hanno iniziato a frequentare i nostri vigneti per migliorare le tecniche di potatura.

Mi hanno spiegato che la longevità dell’alberello è da imputarsi per lo più al fatto che il potatore, non avendo stringenti limiti di spazio entro cui contenere la pianta, come invece avviene per le altre forme, può potare in modo tale che i tagli siano rispettosi della continuità dei canali anziché ostruirne il naturale flusso di linfa verso le foglie con tagli disordinati. Abbiamo dunque iniziato un progetto per applicare gli stessi principi che valgono per l’alberello su altre forme di allevamento, con l’obiettivo finale di avere vigneti più sani e longevi e con uve più omogenee, nelle caratteristiche compositive che ci interessano, per i progetti enologici.

 

E’ necessario aggiungere che la Napa Valley è da considerarsi una zona viticola di élite, molto votata alla qualità e quindi con una sensibilità viticola mediamente molto elevata.

 

La mia speranza è dunque che nel prossimo futuro si possa diffondere un rinnovato interesse verso una viticoltura più finalizzata e sito-specifica, più dedicata e meno generalista, così come stiamo facendo con i nostri nuovi progetti, al fine di allinearsi agli elevati standard enologici richiesti e necessari in questo settore sempre più acculturato e  competitivo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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