Una brava (o un bravo ) PR non è “da una botta e via!”2 min read

Ho sentito questa affermazione “Il ristorante non era un gran che, ma aveva una brava PR e quindi era su tutte le guide e aveva avuto parecchi articoli”.

 

Sono una PR ed ecco perché non sono d’accordo sul fatto che quella PR fosse brava davvero.

 

Il lavoro di chi fa PR non è quello di “pensare” il locale o l’azienda perfetta e promuovere questa idealizzazione del prodotto, ma quello di valorizzare le migliori caratteristiche ed i punti di forza dell’impresa che è chiamato a far conoscere.

 

Ogni azienda ha punti deboli e punti forti, la bravura sta nel riconoscerli e nel metterli in evidenza.

Ma far questo per un/una PR è molto più difficile che inventarsi il prodotto perfetto, che non c’è.

 

E’ più difficile perché (facciamo l’esempio che più mi si confà cioè quello delle cantine) bisogna avere una preparazione tecnica, sia viticola che enologica, sufficiente per capire cosa l’azienda fa bene e dove invece deve ancora crescere. Bisogna saper assaggiare per capire l’effettivo livello qualitativo del prodotto che si promuove, qual è il prezzo e quale la fascia di mercato più idonea … nel presente e, possibilmente, nell’immediato futuro.

 

Un/una  PR, secondo me, deve entrare in relazione con il produttore per cogliere dove sta andando e come, fargli comprendere dove il mercato sta andando e aiutarlo nelle scelte da fare. Deve insomma avere una conoscenza dell’azienda e del suo territorio a 360° non per condizionare, ma per valorizzare.

 

Se poi il/la PR è davvero bravo (ed in funzione di quanto l’impresa sa usarne le competenze), queste sue conoscenze e professionalità ottengono: la crescita dell’azienda e una sua migliore rispondenza alle aspettative del mercato.

 

A livello stampa la sua bravura porterà i giornalisti a conoscere l’azienda in tutta la sua bellezza perché saprà metterne in evidenza le qualità e (perché no?) nascondere bene gli aspetti negativi.

 

 I vini prenderanno punteggi un po’ più alti di quelli che potrebbero meritare e gli articoli e le recensioni saranno migliori, ma il tutto sarà anche ben radicato in un tessuto produttivo realmente esistente.

 

E sapete perché sono sicura di avere ragione? Perché quel ristorante di cui parlavo all’inizio ha chiuso per mancanza di clienti.

Il consumatore, il cliente, il giornalista si può prenderlo in giro una volta, ma poi tocca cambiare lavoro!

Maddalena Mazzeschi

A 6 anni scopre di avere interesse per il vino scolando i bicchieri sul tavolo prima di lavarli. Gli anni al Consorzio del Nobile di Montepulciano le hanno dato le basi per comprendere come si fa a fare un vino buono ed uno cattivo. Nel 1991, intraprende la libera professione come esperto di marketing e pubbliche relazioni. Afferma che qualunque successo è dovuto alle sue competenze tecniche, alla memoria storica ed alle esperienze accumulate in 30 anni di lavoro. I maligni sono convinti che, nella migliore tradizione di molte affermate PR, sia tutto merito del marito! Per Winesurf si occupa anche della comunicazione affermando che si tratta di una delle sfide più difficili che abbia mai affrontato. A chi non è d’accordo domanda: “Ma hai idea di cosa voglia dire occuparsi dell’immagine di Carlo Macchi & Company?”. Come darle torto?


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