La Woodstock delle anteprime, quella del Bardolino-Chiaretto-Lugana3 min read

Se nel 1969 il festival di Woodstock nacque all’insegna di “3 days of peace & rock music”  l’anteprima del Bardolino e del Chiaretto, da quest’anno impreziosita dall’arrivo del Lugana, è nata certamente all’insegna di “3 giorni di degustazioni serie ma tranquille, buoni vini e buoni cibi e, perché no, pure un po’ di sana rock music”.

 

Fresco reduce da questa Woodstock delle anteprime del vino, dove un clima disteso e piacevole  ci ha permesso di degustare gli appena nati Bardolino, Chiaretto e Lugana 2015 (nonché una buona serie di 2014) e, lasciando a Gianpaolo Giacomelli l’onere e l’onore di parlare dei vini , mi concentrerò invece sulle cose divertenti che capitano ad un giornalista durante questa anteprima.

 

La prima cosa degna di nota è la possibilità di dimenticarsi degli orari! Di solito le degustazioni delle varie anteprime iniziano alle 9, in qualche caso alle 8.30: qui fino alle 10 non se ne parla e così  la mattina hai tutto il tempo di svegliarti con calma e magari fare un salto in piscina (OHH YESSSSS!!) prima di scofanarti una Colazione con la C maiuscola e poi partire per andare ad assaggiare.

 

Una volta arrivato in sala degustazione ti accorgi di una cosa piuttosto strana: la sala, in qualsiasi ora del giorno, è sempre piuttosto vuota. La domanda che ti poni è dove possano essere i colleghi e la risposta è tutta attorno a te: c’è chi è a spasso per la meravigliosa e sottolineo meravigliosa Lazise, c’è chi è andato a vedere (e ad assaggiare) come si producono i tortellini di Valeggio, chi preferisce andare a degustare ai banchetti dei produttori nei vicini spazi della Dogana o al banco di degustazione con centinaia di etichette approntato su un traghetto (si, traghetto, avete letto bene), che fa bella mostra di sé accanto alla Dogana.

 

Questa piacevole diaspora giornalistica creerebbe molti grattacapi a responsabili e presidenti di consorzi, qui invece se ti becca Angelo Peretti  (Lider Maximo dell’evento, nonché Giovane Promettente) a spasso per Lazise è più probabile ti porti al bar a prendere un caffè che in sala degustazione.

Questo perché i tempi sono ben dilatati e c’è tempo per tutto, anche per divertirsi lavorando. Voglio precisare che all’anteprima del Bardolino non è che vengano accreditati giornalisti e blogger di serie C (esclusi i presenti naturalmente)  che non aspettano altro di gozzovigliare a spese altrui: ci sono gli stessi importanti colleghi italiani e esteri che trovo alle altre manifestazioni, solo sono più rilassati e tranquilli.

 

Questa tranquillità non permea invece la fenomenale “art director” Paola Giagulli, probabilmente in versione una e trina, perché sempre presente e disponibile per ogni problema o richiesta.

 

Ma prima di lasciarvi non resisto e un giudizio sui vini assaggiati ve lo sparo, magari in formato rock.

 

Bardolino 2015: c’è sound in questo vino, promette bene  per notti di baldoria e, mi voglio rovinare, anche per pomeriggi.

 

Chiaretto 2015: con una base musicale troppo simile, senza “pennate” o assoli di basso degni di nota. Per ora una noia.

 

Lugana 2015: Il suono in bocca è dolce, troppo dolce. Capisco che il melodico tiri, però non esageriamo.

 

Insomma: tra degustazioni professionali, chiacchiere e assaggi con i produttori,  impegnativi bagni in piscine termali, cene in cantine di amici produttori o in barca a spasso sul lago, si è dipanata questa anteprima che mi ha lasciato solo un rimorso, quello di non aver partecipato alle precedenti edizioni.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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