Non c’è due senza tre e quest’anno l’anteprima Bardolino e Chiaretto ha aperto le porte ad un terzo vino, sempre del lago di Garda, il Lugana.
Noi ci siamo assaggiati naturalmente tutto e abbiamo deciso di presentarvi questa “tripla” edizione con due articoli, il mio più serio, sui vini e sulle annate degustate e quello di Carlo Macchi di taglio molto “Gossipparo” . Quindi a chi interessano le cose serie, legga solo il mio che tanto non si perde niente (direttore sto scherzando!!!!)
Lugana 2015
Il successo commerciale di questo vino è indubbio e sta crescendo al punto che lo sfuso quest’anno ha raggiunto quasi prezzi di affezione; le sue aree di consumo naturali sono il nord Italia e il sud della Germania, ma è in piena espansione in altri paesi del nord Europa. La premessa è doverosa per spiegare un giudizio non positivo sugli assaggi ma che poco conta di fronte a tanto successo.
Assaggiati 51 campioni imbottigliati: il filo conduttore è stata la morbidezza (dolcezza?) che ha monopolizzato il palato; paradossalmente vini per la maggior parte piacevoli ma per me di difficile collocabilità gastronomica.
I nasi sempre molto puliti e spaziano dalle note più semplici e fruttate fino in alcuni casi a quelle più improbabili di vitigni aromatici. Malgrado questa deriva alsazianeggiante, la denominazione presenta certamente vini di indubbio livello, ma con una particolare attenzione alla loro collocazione gastronomica. Rimandiamo comunque altri giudizi ai nostri assaggi estivi.
Degustazione dei Lugana Riserva.
Quest’anno le degustazioni previste per la stampa comprendevano anche una dedicata al Lugana Riserva: 12 vini da varie annate ma tutti presenti in commercio al momento. La tipologia è stata inserita nel disciplinare dal 2011, prevede almeno 24 mesi di affinamento, di cui almeno 6 mesi di bottiglia; praticamente un’eccezione nel panorama dei vini bianchi italiani.
Due anni sono abbastanza ma per questo vino dalla componente acida così spiccata sono assolutamente adeguati per proporre sul mercato vini finalmente in pronta beva.
Nelle intenzioni dei promotori di questa nuova tipologia c’è soprattutto la scomparsa della tipologia “superiore” (12 mesi di affinamento) non percepita dal pubblico come un vero stacco qualitativo dai vini base.
Personalmente credo che, nel momento in cui un vino di questo tipo mostri un potenziale di invecchiamento importante, abbia un senso la creazione di una riserva destinata a presentarlo pienamente. D’altro canto però il timore che nelle riserva finiscano basi non adeguate o che la mano del vignaiolo si accanisca su di esse è fondato ed è stato riconfermato da questo assaggio: su dodici campioni solo 5 sono risultati veramente convincenti. Comunque il percorso è appena iniziato e sono convinto che sia una strada da seguire.
Chiaretto 2015
la degustazione si è trascinata a fatica tra vini vuoti o diluiti, acidità assolutamente non in linea con l’annata e livelli di solforosa ancora da digerire. Dopo una serie di vini molto simili (va bene uniformare il colore, ma solo quello!) ci siamo bloccati a quota 30 vini.
Da un’annata così grassa mi aspettavo un po’ di polpa in più nel bicchiere, forse un imbottigliamento precoce non ha giovato alla tipologia. Sospendiamo la valutazione e rimandiamo ad un assaggio completo tra qualche mese.
Bardolino 2015
In assoluto la degustazione più divertente: 48 campioni imbottigliati che hanno in generale mostrato buona consistenza.
Va detto che a fine vendemmia, visti i parametri chimici delle basi, le preoccupazioni dei produttori erano altissime ma poi il tempo e qualche aggiustamento in cantina hanno compiuto il miracolo, consegnando in bottiglia, anche se ancora troppo giovani, dei vini piacevoli e mai stancanti.
Torneremo ad assaggiare fiduciosi di ritrovare queste doti ancora migliorate più avanti. Unico dato negativo è la percezione che un’annata così calda abbia appiattito le differenze tra le varie zone, che non emergono evidenti come in annate passate.