Anteprima si, ma a Napa Valley!4 min read

Dal suo osservatorio privilegiato in Napa Valley (ci lavora come enologo), David CIlli ci propone una specie di “anteprima 2015 dell’Altro Mondo”, proprio nel giorno in cui iniziano le anteprime toscane sulla stessa vendemmia.

 

 

Allora David, qua in Italia siamo alle anteprime delle nuove annate, ma come è andata la vendemmia in Napa Valley?

 

Il 2015 è stata una delle vendemmie più anticipate e secche della storia della valle, con solamente 180 mm di pioggia caduta, equivalenti a circa un terzo delle media stagionale. Gennaio e Febbraio sono stati caldi e secchi con una ripresa vegetativa che è iniziata con grandissimo anticipo: 4/6 settimane!

A marzo ed aprile le temperature hanno rispettato le medie stagionali,  per poi abbassarsi nel mese di maggio, con la conseguenza di un dilatamento dei tempi di fioritura ed una colatura superiore del 20-30% rispetto allo storico.

Nei primi mesi estivi le temperature si sono mantenute fedeli alle medie stagionali, poi però il “bello”, si fa per dire, è arrivato a settembre, con temperature che hanno raggiunto  costantemente i 40°C nei primi dieci giorni. Successivamente abbiamo avuto una breve parentesi di cinque giorni verso la metà del mese, con temperature nella media e anche una leggera pioggia; il mese è proseguito poi con giornate molto calde, sempre al di sopra dei 35°C e notti calde che le correnti fresche della baia non riuscivano a mitigare.

L’eccezionale andamento termico settembrino ha condizionato ovviamente in modo pesante la vendemmia nella valle, che è stata particolarmente breve e anticipata di circa un mese rispetto alla media storica, con un effetto di appiattimento e di sconvolgimento delle consuete differenze tra i vari vigneti, e la qualità delle uve, che è stata condizionata prevalentemente dalla maggiore o minore esposizione dei grappoli alla luce solare diretta.

La nostra fortuna se così si può dire, è stata che il terzo anno consecutivo di scarsa piovosità ha limitato in parte lo sviluppo dei grappoli, che viste le ridotte dimensioni, sono stati protetti in modo migliore dalle foglie.

 

 

Insomma, una specie di 2003 in Italia. A proposito, dal punto di vista viticolo, cosa fate di diverso rispetto alle cantine italiane?

 

Penso sia meglio parlare di cosa si fa in più rispetto alle cantine che conosco in Italia. Una pratica molto interessante è quella della parcellizzazione estrema di ogni singolo vigneto, in funzione di qualunque variabile viticola (cambiamenti di suolo, di regimazione idrica, di esposizione, di vigoria,…), che abbia conseguenze sulle caratteristiche tecnologiche ed organolettiche dell’uva.

Nella pratica si tratta di visitare i diversi vigneti e attraverso l’osservazione delle piante e l’assaggio delle uve, identificare le parti con potenzialità ed espressioni diverse, che poi vengono raccolte separatamente.

Stiamo parlando alle volte di quantità molto ridotte di uva, che vengono poi vinificate in barrique. Questo tipo di attività ci consente di ottenere il massimo qualitativo esprimibile dai nostri vigneti, sia perché le diverse porzione vengono raccolte quando ciascuna raggiunge la migliore maturità specifica, sia perché vengono prodotte molteplici partite che poi vengono assemblate sulla base delle loro caratteristiche.

 

Quale sono le varietà che secondo te nel 2015 hanno avuto i risultati migliori?

 

Parlando più in generale è importante sottolineare che è stata un’annata piccola ma molto buona per tutto quello che è stato raccolto fino alla prima settimana di settembre, (sauvignon, chardonnay, merlot, malbec, cabernet franc e cabernet sauvignon nelle zone più precoci) mentre un po’ più complicata è stata per i cabernet sauvignon e petit verdot che hanno dovuto affrontare anche l’altra ondata di calore nella seconda metà di settembre. Qui è stato fondamentale avere frutta ben coperta e elasticità di poter raccogliere in qualsiasi momento, in quanto ho visto interi vigneti collassare da un giorno a l’altro senza nessun preavviso e altri accumulare 4 gradi brix in una settimana. C’è comunque da confermare come il cabernet sauvignon è il grande protagonista della valle, riuscendo a raggiungere livelli qualitativi, al di sopra delle altre varietà coltivate nell’areale, anche in annate non facili come questa.

 

 

Cosa fate in questi giorni in cantina?

 

In cantina siamo nel bel mezzo degli imbottigliamenti dei blend 2013, dopodiché inizieremo a lavorare sui blend 2014, mentre sui 2015  stiamo monitorando l’andamento del malico sui quei pochi lotti che ancora non hanno terminato.

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE