La notizia, nel nostro piccolo mondo, è di quelle grosse. L’Espresso ha deciso di azzerare l’intera redazione della guida Vini. Fuori Gentili e Rizzari, dentro Grignaffini e Paolini. Assieme a Ernesto e Fabio, fuori anche tutti i collaboratori: da Gravina a Zanichelli, da Falcone a Pardini, a Gorgoni e compagnia.
I motivi ancora non si sanno ma probabilmente saranno correlati alle vendite, che non sono mai decollate a livelli importanti.
Aldilà della notizia e della solidarietà a degli amici e colleghi che stimo tantissimo, c’è la cruda realtà di questo settore, che non riesce più ad esprimere una guida vini che riesca ad incidere veramente nel mondo degli appassionati di vino.
Con Gentili, Rizzari e compagnia, forse il mondo delle guide cartacee che conoscevamo praticamente finisce, lasciando sul terreno una serie di elefanti e elefantini che lentamente si stanno avviando verso il loro personale cimitero.
Cerchiamo di guardare avanti: proprio ieri leggevo un bellissimo articolo di Paolo De Cristofaro (vedi) sulla condizione della critica enogastronomica in Italia ed oggi ne troviamo la lampante conferma, con un gruppo sostituito da un altro più o meno della stessa età e della stessa estrazione culturale.
Un avvicendamento che non profuma di gioventù, di fresca rivoluzione, ma sembra solo il colpo di coda di una pubblicazione che incolpa l’allenatore (che ha fatto comunque un lavoro serio e importante) del fatto che la gente non vada più allo stadio.
Oramai il vero stadio in cui giocare la partita della critica enologica è sul web e per fare questo occorrono idee nuove, voglia di rischiare e soprattutto voglia di aprirsi al mondo, attraverso l’uso della lingua inglese, per rivolgersi non solo a chi pesca ( e sono sempre meno) nello stagno di casa.
Ripeto, prima o poi (la mia paura è prima) tutte le guide cartacee, precedute o seguite a breve dai giornali di settore, arriveranno al loro cimitero degli elefanti: sta a noi giornalisti del settore non farci trasportare verso una fine silenziosa ma muoversi fin da ora verso un futuro magari non radioso ma sicuramente degno di essere vissuto.