Montalcino: Suckling ci ha doppiato, ma…..a chi serve???4 min read

Fosse un gran premio saremmo oramai tra i doppiati!  Infatti dopo una settimana che siamo usciti con i risultati degli assaggi del Brunello 2010 e delle Riserva 2009, James Suckling, il ciuffo enoico più veloce del globo, ha pubblicato i risultati degli assaggi delle Riserve 2010 (2010, avete letto bene!) da lui richieste alle aziende e/o al consorzio probabilmente nell’agosto scorso.  

 

Suckling in questa speciale classifica dei “Fast Taster” purtroppo è solo il più veloce e  ha battuto sul filo di lana il fior fiore delle riviste estere di matrice ammmmericana, che tra poco pubblicheranno sicuramente le loro classifiche dei Brunello 2011 e delle Riserve 2010.

 

Premetto che ognuno è liberissimo di far assaggiare quello che vuole a chi vuole, però qualche domanda sull’opportunità di una cosa del genere me la voglio porre.

 

Il mestiere del guidaiolo o del giornalista-recensore (mettiamola giù meno dura), come quello di qualsiasi altro giornalista, è quello di informare il pubblico dando naturalmente notizie accadute e  vere. Di solito le notizie prima accadono e poi vengono divulgate, quindi prima di tutto il bambino morde il cane e solo dopo possiamo dare la notizia e parlarne.

Nel caso della recensione di vini non solo non in commercio ma PER LEGGE non in commercio, mi domando se sia eticamente giusto pubblicare non tanto un parere generale, ma una classifica con nomi e cognomi di vini che ancora non dovrebbe aver degustato nemmeno il “fast taster” biondocrinito o chi per lui. 

Naturalmente non credo ci sia dolo, anzi molti produttori (di più quelli che hanno preso 100/100) saranno felici come pasque e non vedranno il minimo problema nel fatto che un giornalista parli bene del loro vino, con conseguenti ordini e pancali preparati per gli Stati Uniti ma…. ma …..pensiamoci un attimo.

 

Il mestiere del giornalista enogastronomico è quello, recensendo un vino, di informare il lettore, di indirizzarlo verso l’etichetta X o Y. Il lettore, che dovrebbe essere l’unico referente del giornalista, leggerà la recensione e magari, fidandosi, andrà a comprare quel vino. Ma se quel vino non è in commercio a chi si rivolge il lavoro del giornalista? Non certo al consumatore impossibilitato all’acquisto ma a tutti quelli che vogliono vendere quel vino al povero consumatore e quindi: produttori, importatori, distributori, e voglio metterci anche gli enotecari e i ristoratori, cioè tutta la filiera del vino che sta dietro alla bottiglia sullo scaffale o nella carta dei vini.

Allora è questo è il mestiere del giornalista? Informare quasi da insider trading la filiera produttivo-commerciale di come PER LUI siano determinati vini? Se così è aspettiamoci tempi sempre più grami perché le “fast tasting” saranno sempre più “fast” e sempre meno dirette al consumatore finale.

 

Inoltre, e qui ammetto la mia inadeguatezza, come si fa a dare un voto definitivo ad un vino che, come minimo, potrà essere bevibile con piacere tra 5-6 anni??? Se valuto i vini solo dall’estratto secco, dalla belluina potenza, dal più o meno forte sentore di legno è facile, ma mi sembra di aver capito che una degustazione professionale sia altro.

 

Cari produttori di Montalcino, caro consorzio di tutela, forse ho torto, ma non credete che vendere l’uovo ancora nel sedere della gallina possa essere magari molto remunerativo nell’immediato ma inneschi un meccanismo perverso ? Se X e Y assaggiano a agosto, anche Z lo vorrà fare..allora X e Y chiederanno di assaggiare qualche mese prima di Z per mantenersi in testa tra i “fast taster”  e così andremo assurdamente sempre più  indietro, arrivando all’assurdo completo che il vino che per disciplinare deve uscire più tardi di tutti sarà quello valutato e recensito prima di tutti.

 

Quindi un grande vino da invecchiamento diventerà un prodotto da valutare giovane, quando tutte o quasi le caratteristiche future su cui basa la sua fama non sono minimamente sviluppate. A quel punto magari qualche (o diversi) produttore farà in modo che il suo Brunello sia già buono da bersi due anni prima dell’uscita, con conseguente immaginabili sul futuro del vino.

 

Fermatevi finche siete in tempo! Siate i primi a rispettare il vostro lavoro. Date al vino che producete non solo il tempo di entrare in commercio ma anche quello di essere valutato per quello che è. Dite ai fast taster, agli importatori, a tutto il mondo,  che il Brunello di Montalcino ha bisogno di tempo per nascere, crescere, svilupparsi al meglio ed essere recensito quando è al meglio (o almeno quando è possibile per legge).

 

Meditate gente, meditate…

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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