Intervista a Rudy Zeni: Siamo piccoli ma faremo tante cose!2 min read

Con il suo 8% di produttori iscritti non potrà mai sognarsi di gestire le denominazioni regionali (considerate che  le tre grandi cooperative trentine arrivano da sole al 65%…tanto per dire) e quindi uno si domanda cosa abbia spinto l’Associazione Vignaioli del Trentino a darsi la forma giuridica di consorzio.

 

Fuori dai denti l’ho chiesto a Rudy Zeni,  fresco consigliere del neonato consorzio. A proposito di neonato…ho rotto le scatole a Rudy proprio mentre stava battezzando il figlio e quindi non posso esimermi dallo scusarmi e dal fargli tantissimi auguroni.

 

 

Winesurf “Aldilà di quanto detto nei comunicati stampa ufficiali, perché l’avete fatto?"

 

Zeni "A parte che quello che abbiamo detto nei comunicati stampa è vero, il fatto di crearsi una “propria casa”, con qualcuno che segue anche tutte le pratiche burocratiche era un obiettivo che avevamo da tempo.”

 

W. “Ma per questo non c’era il consorzio Vini Trentini?”

 

Z. “Indubbiamente, ma abbiamo preferito fare da soli.”

 

W. “Forse perché come consorzio potrete accedere a dei fondi pubblici?”

 

Z. “Magari!!! Ma non credo proprio. Forse potremo l’anno prossimo chiedere un lieve aumento della quota associativa ma ti garantisco che non l’abbiamo fatto con l’intento di battere cassa alla Provincia o alla Camera di Commercio, anche perché….i soldi non ci sono.”

 

W. “E allora?”

 

Z. “Uno dei motivi principali è il poter fare un percorso univoco verso il biologico: Siamo infatti piccoli produttori e tutti, chi più chi meno, vorrebbe certificarsi biologico e dopo, forse, biodinamico.”

 

W. “Scusa, Forse in collina va bene, ma uno come fa a fare il biologico in un posto come la Piana Rotaliana?”

 

Z. “In effetti non sarà facile ma abbiamo fatto delle prove e con macchinari adeguate, siepi alte e accorgimenti vari, l’impatto dei trattamenti tradizionali misurato su vigneti bio è stato piuttosto basso.”

 

W. “Avete altre idee?”

 

Z. “ Certo: tra poco avremo una nostra sede, dove i soci potranno promuovere e vendere, grazie ad un negozio che creeremo al suo interno,  i loro vini. Abbiamo intenzione di organizzare manifestazioni in regione e fuori regione..”

 

W. “Insomma: siete piccoli, non chiederete soldi alle istituzioni e volete diventare biologi e biodinamici: avete insomma la vocazione al martirio..”

 

Z. “Assolutamente no, vedrai quante cose belle faremo.”

 

 

E noi aspetteremo fiduciosi.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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