Degustazione bianchi trentini: aromatici über alles!4 min read

Quest’anno abbiamo diviso a metà i nostri assaggi trentini. D’accordo con il Consorzio del TrentoDoc (che ringraziamo) abbiamo posticipato l’assaggio di questa tipologia ad ottobre, concentrandoci adesso solo sui bianchi.

Lo abbiamo fatto per permettere a questi vini, molti dei quali “afflitti” da sboccatura recente, di avere almeno 6 mesi in più di bottiglia. Questo per noi era fondamentale per capire al meglio vini spumanti austeri come lo sono spesso i TrentoDoc, che tendono ancor di più a chiudersi dopo la sboccatura.

Diamo quindi appuntamento ad ottobre alle bollicine trentine per focalizzarci adesso sulle molte tipologie di bianchi che si producono in regione.

 

Prima però ancora un attimo di pazienza: volevamo (ri)dare la notizia che si è da poco costituito come consorzio quella che prima era l’Associazione Vignaioli Trentini, oltre ad averne parlato qui troverete anche qui un’intervista a Rudy Zeni, uno dei giovani consiglieri di questo piccolo ma importante (viste le aziende che vi partecipano) neoconsorzio.

 

E veniamo ai vini assaggiati : come al solito molti i vitigni in campo, purtroppo però figli di una vendemmia 2014  che dalle “Alpi alle Piramidi” molto difficilmente è stata clemente.

 

Un andamento climatico di cui oramai abbiamo parlato più volte e che  dobbiamo tenere purtroppo ben presente anche in questo caso.

 

Partiamo dalle uve che hanno dato i risultati migliori cioè le aromatiche, con il Müller Thurgau in prima fila seguito dal Traminer Aromatico. 

 

Oramai quando si parla di Müller in Trentino si pensa subito alla Val di Cembra ma quest’anno bisogna dire che il vitigno, anche se lì ha dato i massimi risultati, si è difeso bene un po’ ovunque.

Certo oramai è chiaro che , Cembra o non Cembra, il Müller va piantato in alto, anche a quasi mille metri di altezza, pur sapendo i rischi che si corrono a mettere l’uva quasi in concorrenza con gli skilift. 

Per fortuna comunque i Müller 2014 non profumano di skilift ma di quelle belle note floreali e balsamiche (salvia in primis) che li contraddistinguono: inoltre hanno mostrato molto spesso un bel nerbo supportato da acidità senza le componenti citriche e amarognole che invece “abitano” in altre uve del 2014, come per esempio il Sauvignon.

 

In effetti se c’è stata una vendemmia “da skilift” è stata proprio la 2014 e il Müller si è comunque comportato meglio di tante uve più blasonate e piantate, come Chardonnay e Pinot Grigio.

 

Questo dovrebbe far riflettere: forse sarà merito intrinseco del vitigno, forse sarà che le rese del Müller siano mediamente molto più basse di altre uve, forse sarà in parte anche un’epoca di vendemmia fortunata, ma se nel 2014 questo vitigno ha dato risultati migliori praticamente ovunque qualche bella domanda i produttori trentini potrebbero porsela.

 

E dovrebbero continuare a farsi domande pensando ai Traminer Aromatici, che sono quasi sullo stesso  livello di affidabilità dei Müller. Forse le aromaticità dei Traminer trentini sono ancora diverse tra loro, ma sia la finezza aromatica che un buon corpo stanno a mostrare come quest’uva si trovi a suo agio quasi più con vendemmie fresche/fredde che non torride. A dargli una mano è anche il non voler quasi mai eccedere negli zuccheri residui, anche in vendemmie sahariane.

 

Le aromatiche sono andate bene…e le altre? Per quanto riguarda il Sauvignon le aromaticità sono piuttosto verdi e le acidità, come già accennato, su note troppo citriche, Chardonnay e Pinot Grigio, almeno per i vini base, non ci hanno dato grandi soddisfazioni. Non ci sentiamo di parlare di Pinot Bianco e Riesling visto il basso numero di campioni degustati e quindi chiudiamo con un uva che continua ad essere sempre meno considerata ma che anche quest’anno la sua “porca figura” l’ha fatta.

La Nosiola infatti non si basa certo sul corpo prorompente e quindi nel 2014 ha presentato una bella freschezza, un buon equilibrio e dei nasi che niente avevano da invidiare alla coppia Chardonnay/Pinot Grigio.

Anche se viene sempre meno coltivata noi siamo del parere che se quest’uva è presente in zona sin da prima del Concilio di Trento un motivo ci sarà….

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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