Assaggi bianchi friulani 2014: iniziamo con Sauvignon e Malvasia4 min read

Più di 250 bianchi friulani secchi! Un bel tour de force che per 4 giorni ci ha impegnato, per fortuna graziati dal caldo adesso imperante. Ho voluto precisare “secchi” perché quest’anno abbiamo chiesto alle aziende di inviarci anche Picolit, Ramandolo e compagnia cantante, che però assaggeremo più avanti, in modo da presentarli quando il clima sarà più adatto a dei vini dolci; magari in periodo natalizio.

 

Ma veniamo ai bianchi, che abbiamo assaggiato divisi per vitigno e poi naturalmente per  denominazione e annata. Di solito con un articolo ce la cavavamo, ma quest’anno abbiamo pensato che una mole così importante di assaggi andasse presentata con calma, a gruppetti, in modo da analizzare meglio i risultati vitigno per vitigno e zona per zona. Abbiamo quindi diviso  in tre gruppi la presentazione degli assaggi.

 

Iniziamo con Sauvignon, Malvasia e  il gruppetto degli “altri vitigni presenti in regione (Traminer, riesling), continueremo tra qualche giorni con Chardonnay, Pinot Grigio e Pinot Bianco, per concludere con Friulano, Ribolla Gialla e uvaggi.

 

Un bel percorso che speriamo possa anche far discutere (pacatamente) su un territorio (anzi una serie di territori…) che sta avendo notevoli cambiamenti.

 

Il primo e forse più importante cambiamento è l’incredibile aumento della superficie piantata a Glera. Noi non assaggiamo i Prosecco DOC (ma i DOCG si, tra 15 giorni)e non ci vogliamo lanciare in questa sede in una crociata pro e contro questo vitigno che sta trovando in Friuli sempre più terra: i tempi cambiano e l’unica speranza è che i produttori friulani si siano mossi in tempo e che tuttla glera piantata e che si pianterà trovi spazio commerciale ora e in futuro.

 

Ma veniamo ai vitigni degustati, in primo luogo al sauvignon: L’annata 2014 non ha certo dato una mano e già durante il concorso Mondiale del Sauvignon mi ero trovato di fronte a vini non certo spettacolari.

Pur confermando in generale che l’annata 2014 è stata difficilissima (acidità che in più di un caso virano sull’amaro, scarsità di corpo) dai nostri assaggi è emerso che il Sauvignon riesce sicuramente meglio di altri vitigni (se ben condotto in vigna naturalmente) a dare buoni risultati anche in condizione estreme: questa se vogliamo è la scoperta dell’acqua calda e quindi veniamo al vino.

 

La ricerca di una sua collocazione stilistica, di cui abbiamo già parlato lo scorso anno (qui) , è indubbiamente un lavoro lungo e sacrosanto  ma rischia, in tempi di vacche magre come questi, di essere “scorciatoizzato” da aziende che, fiutando l’aria, con un buon lavoro di cantina impostano aromi di moda senza che il vino in realtà abbia anche qualcosa dietro di sé. Magari tra qualche anno fiuteranno un altro vento e seguiranno quello…

 

Sono sempre più convinto che un sauvignon “Friuli style”  possa andare bene per il mercato  “average” ma se si vuole colpire l’immaginario del vino, quello che veramente conta e fa parlare,  dobbiamo puntare a grandi sauvignon che si basino su microterroir e/o su riconosciuti stili aziendali.  A questi poi potranno ispirarsi anche altri produttori, avendo così un maggiore ventaglio di possibilità e, se vorranno, di esempi a cui rifarsi.

 

Prendiamo i quattro sauvignon che hanno ottenuto i punteggi più alti: vengono dalle tre zone più importanti e hanno quattro stili completamente diversi:  questa meravigliosa diversità è quella su cui puntare per farsi conoscere nel mondo e non quella dei pur buoni sauvignon che oramai nascono in ogni parte della regione ispirandosi a territori esteri famosi. 

 

Torniamo un attimo alla vendemmia 2014 per constatare comunque che un buon numero di vini ha ottenuto 3 e più stelle, con anche diversi prodotti che provengono dalla zona delle Grave, territorio spesso considerato  “di serie B” ma che negli ultimi anni sta facendo dei notevoli passi in avanti, specie per quanto riguarda il sauvignon.

 

Sulla Malvasia che dire? Sedici sono un po’ poche per farsi un’idea ma credo che da una parte si possa affermare che questo vitigno nel 2014, specie al naso, non si è espresso per niente male  e dall’altra che la Malvasia (Istriana e non) oramai deve uscire almeno un anno dopo la vendemmia.

Solo così riuscirà ad esprime appieno le proprie caratteristiche aromatiche e ad armonizzare quella lieve vena amarotica che la contraddistingue. Comunque, tra 2013 e 2104, bel 5 vini su 16 hanno ottenuto 3.5 stelle e questa è sicuramente una garanzia sulle potenzialità del vitigno. Forse bisognerebbe credere di più in questo vitigno, invece di lanciarsi nell’utilizzo del Traminer Aromatico.

A questo proposito la piccolissima sezione dedicata alle altre uve non ha molto da dire se non che, appunto,  sembra molto difficile produrre dei buoni traminer in Friuli

L’appuntamento è per giovedì prossimo con il trittico Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot Bianco.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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