Nebbiolo Prima: il punto su Roero e Barbaresco 20125 min read

Quella che oramai per me sarà sempre la “Nebbiolonga”, cioè Nebbiolo Prima, quest’anno ha veramente messo a dura i nostri palati. Infatti nell’anno in cui le guide cartacee e i loro responsabili (oddio, qualcuno si e qualcuno no…) sono state dirottati  in altre date, siamo arrivati a ritmi degustatori degni di un guidaiolo scafato. Infatti 479 nebbioli in cinque giorni, con ben tre giornate sopra ai cento assaggi, sono numeri a cui non ero mai arrivato, specie con vini impegnativi come questi.

 

In realtà c’era anche un programma “soft” con 140 vini in meno, però non sapevi cosa ti perdevi e quindi era  controproducente (almeno per me) farlo. Chiudo questa parte con una nota che forse interesserà agli organizzatori: la prima mattina le sale di degustazione erano piene alle 8.30 e fino alle 13 ben pochi si sono alzati ma, mano a mano che si “alzava l’asticella” del numero degli assaggi, da una parte diminuiva il numero delle presenze e dall’altro soprattutto si restringeva il tempo di permanenza in degustazione. Quindi permettere alle aziende di portare fino a tre vini (mantenendo la manifestazione a cinque giorni) diventa inutile e quasi controproducente, perché alla fine in pochi hanno assaggiato tutto e con la dovuta attenzione.

 

Ma veniamo ai vini degustati: in campo due annate, la 2012 per Barbaresco e Roero e la 2011 per il Barolo (a quest’ultimo dedicheremo il prossimo articolo). A queste dobbiamo aggiungere la sezione delle Riserve che vedeva i Roero 2011, i Barbaresco 2010 e i Barolo 2009.

 

Roero 2012

Per introdurre i Roero 2012 occorre fare un po’ di presentazione di quest’annata molto calda. Calda da maggio a settembre, con punte veramente difficili per il vigneto sia a luglio che ad agosto. Inoltre le piogge venute in settembre hanno creato una situazione ancora più difficile, con ingrossamenti repentini dei grappoli e problemi di spaccatura degli stessi. Questo in generale ovviamente, ma se il buon giorno si vede dal mattino l’annata 2012 non passerà certo alla storia come vendemmia del secolo…e nemmeno del decennio. Diciamo che su 5 stelle potrei dargliene da 2 a 2.5, non di più.

Quindi affrontando i Roero 2012 non è che abbia fatto salti di gioia. I nasi in realtà non sono male, con delle note forse troppo mature in alcuni casi e in altri marcati un po’ troppo dal legno, ma c’è buona pulizia generale ed in alcuni casi anche una buona complessità. Se dio vuole sembrano definitivamente tramontati i Roero con puzzette da cantine non proprio al top. In bocca invece la situazione cambia: molto spesso la tannicità è verde e non certo intensa e omogenea, in altre parole diversi vini non hanno molto corpo ma “in compenso” hanno tannini  pungenti e non maturi. Speriamo che il tempo possa aggiustare un po’ le cose ma…. Voto in questo momento 5.5

Solo due annotazioni al volo sulle riserve, per dire che è la prima volta che mi piacciono più dei base. Questo dipenderà in buona parte dalla vendemmia 2011 (nettamente superiore alla 2012), ma occorre sottolineare un uso del legno più responsabile, meno “baroleggiamento” e maggior presenza delle caratteristiche di eleganza e finezza che dovrebbero contraddistinguere i vini del Roero, almeno quelli che nascono su terreni sabbiosi. Voto all’annata 7

Comunque tra qualche giorno pubblicheremo i risultati degli assaggi dei Roero e Roero Riserva e ritorneremo sull’argomento.

 

 

Barbaresco 2012

 

Quanto detto in generale sulla vendemmia 2012 vale anche per i Barbaresco, che oramai divido da anni nei tre comuni principali, prima però vorrei precisare una cosa. Mai come con il 2012 occorrerà dare tempo ai vini sia per maturare che per esprimersi: infatti un dato caratteristico di tutte le zone è stata l’estrema gioventù dei vini assaggiati. La vendemmia calda ha un po’ bloccato l’evoluzione e quindi i nostri giudizi, positivi o negativi, vanno presi con molto “grano salis”.

 

 

Barbaresco di Barbaresco

La prima nota generale è che mancano un po’ di complessità, che però può essere perdonata adesso in vini che mostrano una imberbe giovinezza. Però non possiamo non notare i tannini verdi e pungenti, in alcuni casi affiancati da acidità per niente fuse e da alcolicità in diversi casi eccessiva. Vista la mancanza di “grasso” nei vini si evidenziano troppo in questo momento  i tannini dei legni. Anche i nasi hanno in qualche caso del legno in prima fila, in altri le note fruttate sono piuttosto sul maturo spinto.

Voto in questo momento all’annata  5,5.

 

 

Barbaresco di Neive

 

Di diverso rispetto a Barbaresco c’è il fattore che diversi campioni sono piuttosto vuoti in bocca, pur avendo tannini pungenti. I nasi sono  inespressi e  in alcuni casi virano su frutta troppo matura. Anche qui manca adesso profondità gustativa e  la speranza è di essere di fronte ad una vendemmia che ha bisogno di tempo per ritrovarsi.

Voto in questo momento all’annata, 5.5.

 

 

Barbaresco di Treiso

 

Se dio vuole I Barbaresco di Treiso sono in questo momento di ben altro livello. Forse sarà l’altezza e l’esposizione di alcuni vigneti, forse la mano dei produttori, forse la buona sorte, ma una buona parte dei vini assaggiati sembrava di un’altra annata, nettamente migliore. Tannini più scolpiti e fitti, ma  leggermente meno rusticii, nasi con frutti ben delineati e abbastanza freschi, generali sensazioni di equilibrio tra tannini, acidità e alcol. In definitiva vini più pronti e equilibrati, con normali prospettive di invecchiamento.

Voto in questo momento all’annata, 7.

 

Indubbiamente  per i  Barbaresco 2012 sarà fondamentale il riassaggio che faremo a novembre, anche quest’anno grazie alla disponibilità di Albeisa e del Consorzio di tutela. Speriamo che il passaggio dell’estate e cinque mesi in più in bottiglia cambino la situazione, portando questa vendemmia verso vini che almeno puntino su un’eleganza che oggi non è facile immaginare.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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