Con l’etichetta bianca di Musto c’è più gusto!2 min read

Sulla piana di Maschito, paese di origine albanese come Ginestra e Barile nel Vulture silente, questo Aglianico è il prodotto estremo della piccola cantina Musto Carmelitano gestita dai fratelli Elisabetta e Luigi.

 

Il territorio vive un momento difficile, diciamo pure vicino all’implosione, nonostante la natura meravigliosa, i castelli di Federico II, le acque minerali, i borghi antichi. Troverete rossi imbottigliati fuori la denominazione perché così si è pensato di salvare il salvabile in un momento di crisi, ed eroici sforzi per dire qualcosa di nuovo, seguire una traccia che lasci un segno nella memoria palatale.
I vini di Luigi ed Elisabetta mi sono sempre piaciuti molto, dal Serra del Prete al Piano del Moro, ai tre Maschitano, hanno dalla loro energia, carattere e sono sopratutto food friendly.

Questo Etichetta Bianca (la prima produzione è del 2011 ma non è uscita in commercio, mentre il primo in commercio è del 2013) è un esperiemento che alza l’asticella dell’impegno ecologico: niente filtri, niente solfiti aggiunti, vigne vecchie, appena 600 bottiglie.

 

Il protocollo varia a seconda della stagione, la 2013 per esempio ha fatto tutto in acciaio con una macerazione post fermentativa di circa due giorni e conun solo travaso. Dalla cantina esce sui 20 euro alla ristorazione.

 

Al naso segue il comportamento dell’Aglianico, sempre un po’ da cercare nel bicchiere le note fruttate, i sentori terrosi e minerali, il rimando tostato e fumè. Al palato si esprime con tannini davvero ben risolti, ficcanti ma morbidi, tanta sapidità e un delizioso allungo che chiude il sorso con precisione ed efficacia.

 

Un piccolo grande vino che conferma le potenzialità dell’Aglianico del Vulture e il ruolo importante che anche piccole cantine come questa possono esprimere.


www.mustocarmelitano.it
 
 
 

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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