Brunello 2009: annata da bere con la sorpresa Selezioni5 min read

Durante i nostri assaggi settembrini al Consorzio del Brunello di Montalcino (che ringraziamo) ad un certo punto un collaboratore mi ha chiesto come era stata l’annata 2009. A lui ed in questo caso anche a voi, propongo quanto abbiamo scritto in occasione del Benvenuto Brunello di febbraio.

“…..Infatti  una delle rubriche che oramai è diventata indispensabile per chi vuole rinfrescarsi la memoria è “Che tempo fa”, che dal 2007 ha riportato sul web gli andamenti climatici e colturali delle ultime sette vendemmie. Potrete trovare qui tutti gli articoli relativi all’annata 2009, altrimenti accontentatevi di questa sintesi. … Inverno molto piovoso che si e protratto sino a tutto aprile, con un maggio invece caldo e secco in netta controtendenza. Giugno, pur con alcune logiche diversità, ha avuto un inizio piovoso per poi virare decisamente al caldo-secco. L’andamento fenologico al centro era più o meno in linea con l’annata precedente ma il 2009 ha portato con se notevoli problemi soprattutto di oidio, con alcuni attacchi di peronospora. Quest’ultima si è manifestata anche in luglio, pur essendo stato un mese in buona parte  secco e caldo, con blocchi di maturazione soprattutto verso la metà del mese. Agosto è stato caldissimo e problemi di blocchi di maturazione e stress idrico si sono manifestati in molte zone. La vendemmia è stata abbastanza anticipata (come nel 2008) e comunque  anche la prima metà di settembre è stata molto calda. In definitiva una vendemmia non certo memorabile, con molte variabili dovute a siccità, oidio e peronospora, che hanno inciso sul risultato finale. Anche le quattro stelle che il consorzio Brunello ha come sempre munificamente elargito fotografano in realtà una vendemmia sulla sufficienza o poco più.”

 

A quel punto il mio amico e collaboratore, soddisfatto solo a metà, ha chiesto “Ma in definitiva  i Brunello 2009 come ti erano sembrati?” Ancora una volta gli ho risposto citandomi dallo stesso articolo.

 

“…Se dio vuole oramai la stragrande maggioranza dei vini ha colorazioni classiche per il sangiovese, con un rubino che tende all’aranciato (pure troppo!) in diversi casi. Dal punto di vista aromatico i vini sono sembrati già abbastanza pronti con note di buona finezza  verso il floreale ed il balsamico . Per fortuna i legni sono sempre meglio dosati, con una bella predominanza di botti grandi che hanno in molti caso accentuato intelligentemente i profumi del sangiovese. Quindi per quanto riguarda occhio e naso l’annata 2009 è sicuramente di buon livello ma purtroppo il problema arriva in bocca, dove generalmente mancano ciccia, profondità e importante presenza tannica: eleganza va bene ma spesso la rotondità nascondeva mancanza di struttura, almeno per un Brunello. Insomma una vendemmia non certo di alto livello ma ben  interpretata, dove i produttori sono riusciti a lavorare in maniera oculata e coraggiosa, senza cercare di “ingrossarla” con vinificazioni spinte ma assecondandola nella ricerca di un buon equilibrio generale”.

 

Dopo avergli letto quanto sopra il mio collaboratore ha annuito affermando “In effetti è proprio così”!

 

Usciamo da questa specie di gioco degli specchi, per ribadire che il Brunello 2009 non passerà alla storia come l’annata del secolo ma solo come un’annata piacevole che forse sarebbe stata ancora più piacevole per il consumatore se i prezzi avessero virato con decisione verso il basso.

 

Rispetto a febbraio però due cose in più ci sentiamo di dirle.

La prima è che mai come nel 2009 il divario tra il Brunello “base” è la selezione aziendale (per chi la produce) ci è sembrato così marcato. Praticamente tutti i Brunelli frutto di una selezione aziendale o di vigna sono di almeno un livello superiore al corrispettivo base. Può sembrare lapalissiano ma non lo è, e ci conferma che a Montalcino ci sono sempre zone che danno grandi vini, anche in annate difficili. Metterlo in risalto con una selezione è forse il modo migliore per far parlare questo territorio…molto meglio che utilizzando dopo un anno la riserva.

 

La seconda cosa che ci sentiamo di dire dal profondo del cuore è che la pochezza dell’annata (per noi più su 2 che su 3 stelle) ha purtroppo invogliato molti produttori ad utilizzare scorciatoie (anche se consentite) come il notevole utilizzo di gomma arabica. Molti 2009 sono effettivamente rotondi e armonici, “pure troppo”, con tannini vellutati e morbidi che ben poco hanno a che vedere col sangiovese, specie di annate difficili.

 

A suo tempo avevamo dato alla 2009 un 6 per potenza e concentrazione, 7.5  per complessità aromatica, 7 per eleganza e 7.5 per possibilità di invecchiamento. Ci sentiamo di confermare quasi tutto a parte il 7.5 alla possibilità di invecchiamento, portandolo a 8 per le selezioni ma facendolo scendere a 6.5 per i Brunello base.

 

 

Rosso 2012

Non certo l’annata per fare il definitivo salto di qualità ma una vendemmia che indica chiaramente una strada da seguire. Quasi nel dimenticatoio i “similbrunello” e  i “supermodern”,  oramai quasi tutti i rossi sono vini volutamente non profondi ma puliti, freschi,  abbastanza eleganti e di buona beva. Alcuni mostrano una freschezza che nel 2012 è difficile trovare, ma nell’insieme la vendemmia 2012 presenta molta più omogeneità che in passato, con vini non certo eccezionali ma piacevoli e dal prezzo relativamente contenuto.

 

 

Riserva 2008

 

Meno male sono pochi è forse proprio per questo la qualità media è piuttosto alta. Continuo però a credere che la vera strada per fare un “brunello diverso” sia quella delle selezioni di vigna. Queste Riserve 2008, figlie di un’annata generalmente non da riserva, hanno rotondità, corpo e immediatezza ma non giustificano il prezzo molto più alto che si va a pagare….non tanto dal punto di vista qualitativo ma del regalare quelle sensazioni  particolari che il grande sangiovese può dare. Vini buoni ma forse il mercato chiede qualcosa di diverso, qualcosa di unico, qualcosa che solo alcuni terroir  possono dare e magari non tutti gli anni.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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