Bardolino 2013 (e non solo) che bella sorpresa!3 min read

Dopo aver degustato una settantina tra Bardolino e Chiaretto, ho chiesto al responsabile del consorzio Andrea Vantini di prenotarmi due visite in altrettante piccole cantine attorno a Bardolino.  Arrivo nella prima, il cui Bardolino mi aveva letteralmente fatto innamorare (speziato, fruttato, sapido, elegante, complesso etc, etc )ed entrando vedo una lavagnetta con su i prezzi. Quel Bardolino veniva venduto a tre euro e mezzo!! Non posso resistere e dico “Certo che il Bardolino lo vendete caro…” la figlia del titolare, si affretta a rassicurarmi “Ma se ne compra un cartone glielo mettiamo 3 euro a bottiglia!”

 

Questa è forse la fotografia reale del mondo del Bardolino, un vino che,  pur con il miglioramento qualitativo ed il conseguente successo avuto negli ultimi anni, non riesce a schiodarsi da un mercato di basso prezzo e deve fare i conti con un consumatore che per un vino del genere, pur apprezzandolo, non è disposto a spendere. Bisogna anche dire che le molte bottiglie che si trovano agli autogrill o in hard discount non è che facciano venire voglia di pagarlo molto di più, creando così problemi a tutta la filiera.

 

Una filiera con prodotti molto diversi tra loro, non solo dal punto di vista qualitativo. I nostri assaggi, pur limitandosi forse alla “creme de la creme”, hanno evidenziato diversità stilistiche non da poco. Si passava infatti da vini semplici, piacevoli ma poco marcati sia al naso che in bocca, ad altri spinti sul frutto, piacioni ma di vita breve, ad  altri ancora con finezze, complessità e possibilità di miglioramento in bottiglia che non ti aspetteresti.

 

Se queste diversità si ritrovano in nemmeno 40 campioni, figuriamoci “l’intero mondo bardolino” che cosa presenta e soprattutto risulta chiaro come queste diversità non riescano a far fermare l’occhio (e la tasca) del consumatore su una precisa tipologia.

 

Io invece il naso e la tasca l’avrei saputo dove fermarla e non vi nascondo che più volte ho avuto la tentazione di riempire la bauliera con dei vini di grande livello pagati (appunto!!) attorno ai tre euro.  Proprio per questo non posso esimermi dal conferire al Bardolino, diciamo ad un buon numero di Bardolino, l’oscar del rapporto qualità-prezzo.

 

Come capite gli assaggi del Bardolino 2013 (e di alcuni di annate precedenti) mi-ci hanno lasciato soddisfatti, presentando un quadro di vini puliti e netti, magari con qualche squilibrio o con qualche tannino pungente o verde in bocca, ma mediamente di buon livello. Del resto una media stelle di 2.72 è assolutamente in linea con le migliori denominazioni italiane.

 

Un livello sotto abbiamo trovato invece i Chiaretto, al contrario di quello che aveva scritto il nostro “Bardolinista capo” Giampaolo Giacomelli in quest’articolo relativo all’anteprima del 2013 . In realtà a luglio non ci è sembrato  avessero fatto quel salto di qualità previsto a marzo, sia al naso (piuttosto ovattati), sia in bocca, dove la sapidità e la freschezza troppo spesso stentavano a mettersi in mostra. 

 

Chiudiamo, oltre che ringraziando il Consorzio del Bardolino per l’ospitalità (i giornalisti che assaggiano di sabato come noi andrebbero picchiati e non aiutati…quindi grazie proprio dal cuore), comunicando che l’anno prossimo ci dedicheremo anche ai chiaretti dell’altra sponda (nel senso del lago…cose credete?). Assaggeremo  anche  Valtenesi  DOC e cercheremo comunque di dedicare più tempo ai rossi e ai rosati prodotti attorno al Lago di Garda.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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