Bianchi trentini 2013: ci aspettavamo di più4 min read

Se i nostri assaggi trentini fossero un quadro, quest’anno sarebbero un trittico. Tre infatti sarà il numero degli articoli che dedicheremo ai vini di questa piccola ma importante regione.

Iniziamo adesso con i bianchi fermi, per poi passare tra qualche tempo a commentare le bollicine, alias TrentoDoc e chiudere  con i rossi, in particolare i due grandi autoctoni Marzemino e Teroldego.

 

Quasi 150 bianchi trentini assaggiati, la quasi totalità del 2013, ti permette di farti un’idea piuttosto chiara di un’annata e purtroppo il quadro che ci siamo non ci permette di gioire. Al contrario di quanto avvenuto in altre zone i bianchi trentini non ci hanno convinto appieno, mostrando ora una certa scontatezza, ora diluizione, ora semplicità aromatica. Per fortuna vi sono anche diversi esempi del contrario ma in generale  ci sentiamo di definire il 2013 dei bianchi trentini come un’annata  che non passerà agli annali. Scendiamo nei particolari.

 

Müller Thurgau.

Oramai uno dei vitigni di riferimento per la regione, dimostrato anche dal numero dei campioni assaggiati. Come oramai è consuetudine i migliori risultati li abbiamo avuti in Val di Cembra, con vini ben espressi al naso e di bel nerbo al palato. Per il resto buone espressioni ma senza quella nettezza aromatica che dovrebbe sempre contraddistinguere il vitigno: in alcuni casi l’annata ha portato a qualche grammo di zucchero residuo che a noi pare di troppo ma forse il mercato accetterà con piacere.

 

Chardonnay

Anche qui molti vini ma quasi tutti piuttosto semplici, spesso noiosi e ripetitivi, anche se l’annata ha dato a molti prodotti una buona sapidità. Ancora una volta restiamo del parere che molto dello chardonnay trentino dovrebbe, con le dovute attenzioni,  prendere la strada della spumantizzazione.

 

Traminer Aromatico

Continuiamo  a chiamarlo all’italiana perché in Trentino questo vitigno ha preso una strada piuttosto diversa dai GW altoatesini. In realtà dovremmo parlare al passato, almeno per quanto riguarda la vendemmia 2013, perché molti dei vini assaggiati sono apparsi più grassi e opulenti rispetto al recente passato. Qualche grammo di zucchero in più, forse richiesto dal mercato, non cambia molto le carte in tavola ma risulta strano perché avviene nel momento in cui i “cugini del nord” stanno adottando la tattica opposta. Comunque una tipologia che ci ha dato un buon numero di vini netti e piacevoli e che ci fa ben sperare per il futuro di questo vitigno in regione.

 

Sauvignon

Non ne abbiamo assaggiati molti ma ci hanno convinto molto poco. Nasi incerti o comunque molto sparati sul vegetale, bocche scomposte con finali spesso amari. Forse avranno bisogno di tempo…speriamo sia così.

 

Pinot Grigio

Pur non facendo sfracelli i vini assaggiati ci sono sembrati un gradino sopra a quelli dello scorso e sicuramente più convincenti degli chardonnay. Meno prevedibili, più connotati aromaticamente, con buone sapidità e discrete complessità.

 

Nosiola

Continua la lenta e oramai inesorabile uscita di scena di questo vitigno. Sempre meno campioni, sempre meno in purezza, sempre meno riconoscibile. È un vero peccato perché alcune di quelle assaggiate hanno mostrato la ragguardevole finezza ed eleganza del vitigno. Le classiche note di nocciola, la freschezza non invasiva potrebbero essere cavalcate con maggiore convinzione ma ci sembra che i primi a non essere convinti di questo siano i produttori.

 

Uvaggi

Sarà che abbiamo assaggiato praticamente solo vini di pronta beva ma ribadiamo il concetto espresso per l’Alto Adige: molto meglio puntare sul monovitigno e cercare di caratterizzarlo.

 

Altre uve

Tra le varie assaggiate con pochi campioni (moscato, pinot bianco, kerner, Incrocio Manzoni) crediamo valga veramente la pena di parlare solo del Riesling, che specialmente in Val di Cembra  (ma anche in altre zone!) inizia a farsi largo con vini sempre più profondi e convincenti. Alcuni dei migliori vini dei nostri assaggi sono fatti con queste uve, che in Trentino sembrano aver trovato un clima e terreni più adatti rispetto all’Alto Adige, nonché metodi di vinificazione più convincenti. I risultati si vedono e speriamo si vedano ancora di più in futuro.

Chiudiamo ringraziando il Consorzio dei vini trentini per la consueta gentile ospitalità e la perfetta organizzazione degli assaggi.

 

 

Hanno degustato i vini Pasquale Porcelli e Carlo Macchi

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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