Custoza: superior stabat Superiore3 min read

Chissà se ad  Amedeo di Savoia Duca d’Aosta, quando venne ferito in battaglia il 24 giugno 1866 a Custoza, passò per la testa che un giorno il suo nome non sarebbe stato associato ad un rosso potente come quelli che nascono dal Nebbiolo, ma ad un bianco fresco e profumato, che nasce da un mix di uve rappresentanti in pieno l’unità d’Italia che lui voleva. Infatti con Trebbiano, Garganega, Tocai (chiamato qui trebbianello, prima ancora che la UE ci desse la scomunica), Cortese, Malvasia, Riesling (naturalmente Italico!!) , Pinot bianco, Chardonnay e Incrocio Manzoni Bianco si va anche molto oltre i confini di quell’Italia che allora stava nascendo.

 

Oggi invece i il Custoza continua a pagare qualche errore storico (non del tempo di Amedeo, di circa 20—25 anni fa) ed ha qualche difficoltà ad uscire fuori dal “quadrilatero” allargato di Lombardia e Veneto.

Al secondo anno di assaggi in zona riesco a capire ancor meno il perché.

 

Infatti i quasi quaranta campioni assaggiati hanno presentato un quadro di assoluta pulizia, di buona freschezza e bevibilità unita ad un prezzo assolutamente conveniente. In particolare i Custoza 2013, interpretando puntualmente l’annata fresca ma difficile, hanno mostrato non certamente grassezza e potenza ma freschezza, interessante sapidità al palato e nasi dove note floreali si alternano ai classici  (ma quest’anno poco percepiti) sentori di zafferano.

 

Anche se in zona si producono circa dodici milioni di bottiglie di un bianco corretto e di prezzo spesso molto ma molto concorrenziale, il rischio di non risalire la corrente è forte e così un discreto numero di aziende sta puntando (con un numero di bottiglie ancora non alto) sul Custoza Superiore, che è stata la vera scoperta/conferma di questi nostri assaggi.

 

Scoperta perché i massimi punteggi sono stati raggiunti solo da Superiore prodotti  in maniera molto diversa ma con il filo conduttore di un corpo ed un nerbo degno dei migliori bianchi italiani. Conferma perché già lo scorso anno avevamo degustato dei Superiore che non solo ci erano piaciuti molto ma ci avevano fatto fare il salto sulla seggiola sentendo il prezzo. Quest’anno il “salto sulla seggiola” non l’abbiamo fatto per il prezzo, ancora veramente molto conveniente, ma perché ci è sembrato di intravedere un futuro per questa denominazione basata non su bianchi ciccioni o marcati da legno ma su prodotti che semplicemente racchiudono freschezza e complessità.

 

Il vero salto sulla sedia l’abbiamo fatto assaggiando invece due altri vini: un Custoza senza solfiti della vendemmia 2012, non solo ancora perfettamente vivo e vegeto  ma complesso e intrigante, segno che lavorando bene si possono evitare certe sostanze ritenute fondamentali. L’altro era un Custoza del 2006, la prova provata di come possa invecchiare bene questo bianco: ancora giovanissimo al naso e soprattutto al palato, con una sapidità quasi aggressiva ed una lunghezza stupefacente. Credo che la strada intrapresa dal Superiore porti in questa direzione e ne potremo gustare i frutti tra qualche anno, basta avere un po’ di pazienza perché ancora di Custoza Superiore NON è pieno il mondo.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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