E’ uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo! E questo sporco lavoro mi ha portato in una settimana di assaggi dal Durello al Soave, dal Custoza al Lugana, facendomi chiudere in gloria con Bardolino e Bardolino Chiaretto. Se a questi aggiungo i bianchi friulani e quelli altoatesini assaggiati nelle due settimane precedenti si arriva ad una bella fetta dei bianchi del nord Italia targati 2013, (con una spruzzata di rosso e di rosé) e avendo una mezza giornata libera da assaggi ho pensato che un piccolo punto della situazione avrebbe potuto interessare i miei quattro lettori.
Così eccomi a scrivere qualche nota, assolutamente non esaustiva e onnicomprensiva di quanto fatto fino adesso, su come stanno andando i bianchi italiani dell’annata 2013: una vendemmia difficile, sia durante la maturazione che in vendemmia, con l’unico pregio evidente di aver riportato in avanti i tempi di raccolta.
Dai risultati degli assaggi (già pubblicati) di Vernaccia di San Gimignano , Verdicchio dei Castelli di Jesi e di Matelica e di Orvieto (nonché dal filmato dedicato al Prosecco DOCG), l’idea che ci siamo fatti è di una vendemmia per niente tragica, magari con dei corpi non eccelsi ma con profumi ben delineati ed una generale possibilità di maturazione.
Vediamo cosa è successo nelle altre zone.
In Friuli abbiamo avuto buoni risultati dal Pinot Grigio, anche in territori come le Grave, di solito non al livello di Collio, COF e Isonzo. Mediamente hanno mostrato buon corpo e profumi molto meno scontati che in passato. Sui Sauvignon dobbiamo fare un discorso più lungo e quindi lo rimandiamo al momento che pubblicheremo i risultati, mentre lo “scoop” è che siamo rimasti abbastanza delusi dal Friulano, declinato su tutte le denominazioni. La mancanza di quel corpo di cui parlavamo prima non sembra essere supportato da freschezza e buona espressività generale. Continuo a rimanere colpito dalla poca attenzione che viene data al Pinot Bianco, vitigno di assoluto valore che anche quest’anno ci ha dato alcuni vini di assoluto livello.
A proposito di Pinot Bianco, non perdetevi quello altoatesini! Un livello così alto non l’avevamo mai riscontrato, non solo negli anni passati ma addirittura in tutte le degustazioni in bianco del nostro giornale. Potenti e riconoscibili al naso, lunghi, eleganti e corposi al palato. Questo sia per le selezioni che per i vini base, quelli che costano 6-7 euro al supermercato. Un livello sotto ma sempre molto buoni i gewürztraminer (meno zuccheri, più finezza) e buoni ma spesso molto vegetali i Sauvignon, a cui un anno di bottiglia non farà certo male.
Come non farà male ai Soave Classico DOC, che nel 2013 si staccano nettamente dai Soave DOC. I secondi pagano l’annata che non è certo stata facile per chi non ha lavorato come si dovrebbe, mentre i primi, sia per la posizione dei vigneti che per una viticoltura molto più attenta (e remunerata) mostrano grandi possibilità future. Per il presente invece devono ancora aprirsi, ma questa è la caratteristica generale dei buoni bianchi targati 2013. Gli interessati al Durello dovranno aspettare un articolo apposito, scritto a due mani, giusto per celebrare il primo nostro approccio a questo particolare vitigno.
Spostandosi di qualche chilometro da Soave si arriva a Custoza e anche qui si ripete “pari pari” la divisione tra vini base e selezioni, che qui prendono il nome di Superiore. Molti meno vini in assaggio ma la musica è praticamente la stessa, con una mancanza di corpo e profondità che viene dimenticata di botto se si passa ai Superiore. Molti considerano il Custoza la “denominazione Cenerentola” dei bianchi DOC attorno al Garda, ma dopo due anni di assaggi possiamo dire che , pur non arrivando a livelli eccelsi, i vini sono tutti corretti, ben fatti e piacevoli, con punte di valore notevole tra i Superiore.
E da Cenerentola arriviamo al Principe Azzurro dei bianchi gardesani, alias Lugana. Il grande successo che accompagna da anni questo vino non vedrà cadute nel 2013, grazie a vini che mostrano più che in altri anni note particolari di zafferano e comunque bei frutti bianchi, che in alcuni casi vanno a sostituire aromi vegetali non proprio classici del vitigno. La possibilità di mantenere e tenere qualche grammo di zucchero in più, accanto ad un’acidità naturale di buon livello, garantiscono ai 2013 una rotonda piacevolezza che qualche mese di bottiglia in più non potrà che migliorare.
Insomma, il 2013 ci sembra un’annata di ottimo livello per i bianchi, con buone possibilità di invecchiamento. E buone possibilità di invecchiamento ce l’hanno anche molti Bardolino 2013, vini dotati di profumi che dire accattivanti è dir poco. Il bello di questo vino è abbinare grandi profumi (attenti, non solo frutta rossa e nera, ma spezie, pepe, fiori, note balsamiche!) a corpi fini e sapidissimi, dove strutture più aggressive e potenza servono solo a scompaginare il tutto. Se poi ci mettiamo prezzi da hard discount afgano credo che un salto a Bardolino, alla ricerca dei suoi figli migliori, sia assolutamente da consigliare.