Nuovo inceneritore Rufina: le risposte ed i silenzi11 min read

E’ lungo ma va letto!
Questa in sintesi la presentazione alle risposte ricevute dall’Associazione Valdisieve sugli 11 quesiti a suo tempo da noi posti. Dobbiamo dire subito che gli stessi quesiti erano stati posti anche al Sindaco di Rufina che, nonostante ripetuti solleciti, non ci ha mai inviato risposta. Questo ci dispiace soprattutto per la figuraccia fatta dall’Amministrazione Comunale nei confronti dei nostri lettori, dimostrando ancora una volta quanto “il pubblico” possa essere distante dalla cosa pubblica. Qui la cosa pubblica non è certo da niente: si parla di salute e di salvaguardia del territorio e questo rende ancor più grave il silenzio del Signor Stefano Gamberi, sindaco di Rufina.
Ma ora spazio alle risposte circostanziate ed interessantissime di Assosieve, che ci presentano una situazione sicuramente difficile, complessa, con forti rischi e contraddizioni.

1. POTRESTE FARE UN BREVE RIASSUNTO DEI FATTI PER I NOSTRI LETTORI?

Dopo aver incenerito per 30 anni i rifiuti in una zona di pregio rinomata per i propri prodotti e paesaggi, nel cuore del  Chianti Rufina, a ridosso della Sieve (uno dei maggior affluenti dell’Arno),  con un impianto ed una gestione che si sono rivelate di fatto carenti, oggetto di  denunce e diffide, è stato presentato un progetto di sostituzione dell’impianto con uno nuovo 7 volte più grande che presenta forti incongruenze e incompatibilità ambientali, nessuna rassicurazione sotto l’aspetto sanitario, una taglia non congrua e l’adozione di una  tecnologia già vecchia che non tiene conto del progresso della scienza dal 2000 ad oggi.

2. L’INCENERITORE È LOCALIZZATO IN UN AREA INDUSTRIALE?
La nuova costruzione è prevista (come da parere della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio) “in un sito con elevate qualità paesaggistiche, soprattutto in relazione alla compresenza della valle fluviale della Sieve e delle colline che la fiancheggiano tra Rufina e Pontassieve, dove nei secoli l’opera dell’uomo ha modellato l’ambiente naturale creando un paesaggio tra i più tipici e meglio conservati del territorio toscano a est di Firenze”.
Si tratta di appezzamenti che fino ad oggi hanno avuto una destinazione prevalentemente agricola, che sono ancora di proprietà di un’azienda agricola e che, con la recente approvazione del Regolamento Urbanistico del Comune di Rufina del 18 aprile 2006, hanno subito un cambio di destinazione in area di tipo “artigianale industriale” di modestissime dimensioni limitata a pochi edifici tra cui l’inceneritore, disposti in forma non aggregata all’interno di una zona agricola di pregio.

3. DAL PUNTO DI VISTA DELLE EMISSIONI, QUAL’È LA DIFFERENZA FRA IL
VECCHIO E IL NUOVO INCENERITORE ?

Rispetto all’attuale impianto, più volte chiuso, che brucia circa 9.000 t/anno, producendo una varietà di sostanze inquinanti quali diossine, acido cloridrico, ossido e monossido di carbonio, ossidi di azoto, polveri, anidride solforosa ecc, quello in progetto, sicuramente è più efficiente,  ma bruciando circa 70.000 t/anno produrrà un incremento, se pur lieve, delle concentrazioni di inquinanti emessi nell’atmosfera.
La cosa preoccupante è l’assenza di una valutazione dell’aspetto più critico dei “nuovi impianti” dovuto alle emissioni di polveri ultrasottili/nanopolveri, non arrestabili ad alcun tipo di filtro e più insidiose per l’organismo umano rispetto alle “polveri grossolane” prodotte dai vecchi impianti.
Essendo l’impianto in progetto localizzato nel fondovalle, la distribuzione delle emissioni inquinanti seguirà la conformazione della valle, raggiungendo facilmente i centri abitati contigui: Stentatoio (a 750 m dall’impianto), Masseto (1125 m), San Francesco (1730 m), Rufina (2030 m), Pontassieve (2184 m) andandosi a sommare a quella prodotta dal cementificio a S.Francesco ad un paio di chilometri di distanza, impianto che nello studio di impatto ambientale insieme anche ad altre sorgenti inquinanti è stato del tutto trascurato.

4. LA VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE QUALI PREVISIONI FA SULLE
EMISSIONI DI POLVERI E DI DIOSSINE?

L’analisi degli impatti delle emissioni dipende da un modello matematico che valuta la quantità delle emissioni, la loro distribuzione e pericolosità; questo modello ha un’accuratezza che non supera il 30% e ignora l’importante problema delle polveri secondarie. E’ quindi impossibile stabilire se le moderne procedure di abbattimento degli inquinanti rendono le emissioni sicure.
Le emissioni degli inceneritori sono una fonte importante di polveri fini generate dall’alta temperatura di combustione, di metalli tossici e di più di 200 sostanze chimiche organiche, tra le quali sostanze cancerogene, mutagene ed interferenti endocrini, inoltre contengono anche altri composti non identificati, la cui pericolosità non è nota.
I dispositivi per l’abbattimento degli inquinanti negli inceneritori moderni, in particolare quelli per le diossine e i metalli pesanti, semplicemente trasferiscono parte del carico inquinante dalle emissioni in atmosfera alle ceneri leggere. Questo significa che ad un minor inquinamento dell’aria corrisponde un maggior inquinamento del suolo perché le ceneri da collocare in discarica saranno più tossiche in quanto ricche di diossine e metalli pesanti.
A oggi non è stato trovato nessun metodo adeguato per smaltire le ceneri leggere, attualmente vengono messe in discariche speciali. La Commissione UE ha dichiarato che la percolazione (la capacità delle  sostanze di filtrare attraverso il terreno e contaminare le falde acquifere) potrà essere una delle più importati fonti di diossine nel futuro.

5. SECONDO LEI QUALI SONO LE MOTIVAZIONI A FAVORE DEL NUOVO
INCENERITORE?

• L’inceneritore “dovrebbe rimandare” il problema della gestione dei rifiuti per altri 30 anni, ma escluderà qualsiasi possibilità di soluzione alternativa per la gestione dei rifiuti dato che l’elevato costo di investimento dovrà essere ammortizzato nei tempi previsti.
• Un punto a favore del nuovo impianto rispetto a quello vecchio potrebbe essere la produzione di energia che il futuro impianto produrrà, a differenza dell’attuale. Il bilancio energetico però, non è a favore di questi impianti se si considera la quantità di energia (e CO2 immessa nell’atmosfera) necessaria a produrre di nuovo le sostanze che si bruciano, anziché riciclarle. Il ricavo di produzione di energia non è  prerogativa unica dei cosiddetti termovalorizzatori, anzi oggi esistono sistemi alternativi ben più redditizi in termini di energia ed economici.

6. SECONDO LEI QUALI SONO LE MOTIVAZIONI A SFAVORE DEL NUOVO
INCENERITORE?
 
Le conseguenze pregiudizievoli gravi sulla salute umana date dalle emissioni tossiche “classiche” e dalle micropolveri.
"Ormai non esiste alcun dubbio a livello scientifico: le micro e nano-particelle comunque prodotte, una volta che siano riuscite a penetrare nell’organismo innescano tutta una serie di reazioni che possono trasformarsi in malattia..”

Analoghe conseguenze sulla vegetazione e sulla fauna e sul microclima

Ubicazione non idonea ad ospitare alcun impianto perchè è
• in area di pertinenza fluviale a pochi metri dal fiume Sieve, fra il fiume e la SS 67 a monte dell’acquedotto che serve i comuni di Pontassieve e Pelago;
• in un pianoro golenale, in area sensibile già vulnerata da fenomeni di esondazione (1966 ma anche 1991-1995) e che in sede tecnica ufficiale è classificato con un grado di pericolosità idraulica molto elevato;
• in zona di frega in presenza di fauna ittica di pregio;
• in area ad elevata vulnerabilità degli acquiferi;
• l’estrema complessità orografica” della zona nelle ore notturne e del primo mattino può dar luogo a fenomeni di inversione termica impedendo la dispersione delle emissioni.

L’aumento del traffico e di conseguenza dell’inquinamento dovuto all’aumento della circolazione dei mezzi pesanti. Da un punto di vista economico-ambientale  i trasferimenti dei rifiuti previsti non sono giustificabili in quanto la fase di incenerimento non è baricentrica rispetto alle aree di raccolta e selezione e discarica ceneri.
 
La necessità di discariche (di tipo speciale) non viene superata, anzi l’inceneritore invia in discarica una percentuale importante, circa il 27% del totale incenerito.

Un impatto estetico-visivo non mitigabile del colossale impianto e dell’alto camino (62 m) nel contesto di un paesaggio universalmente riconosciuto di rilevante pregio; Il tessuto territoriale circostante è quello tipico del paesaggio toscano dominato da colline coperte di olivi, vigneti e boschi; le campagne sono abitate da secoli e ricche di testimonianze storiche e siti archeologici: chiese, castelli, ville signorili, case contadine. La Soprintendenza descrive l’area “un sito con elevate qualità paesaggistiche..”

La svalutazione immobiliare della zona, già verificatasi in altre aree dove sono stati costruiti impianti di incenerimento

La lesione irreversibile dell’immagine di luoghi con una spiccata vocazione agricola e agrituristica, tutelate dal D.Lgs. 228/2001 art. 21 “Norme per la tutela dei territori con produzioni agricole di particolare qualità e tipicità”

La prospettiva già annunciata di riduzione  delle presenze turistiche e del turismo  enogastronomico,  vanificando gli investimenti pubblici e privati e annullando le storiche conquiste raggiunte negli anni con i sacrifici e gli sforzi degli operatori del settore.

L’elevato costo di investimento dell’impianto (e di gestione) contro alternative più economiche

Disincentivazione della raccolta differenziata. Le normative attuali prevedono il raggiungimento di percentuali sempre più elevate di raccolta differenziata. L’inceneritore  ne è l’antitesi:
– sia a livello impiantistico perché ha costantemente  bisogno di rifiuti ad alto potere calorico ( come la carta e la plastica, che sono gli stessi rifiuti che potrebbero invece essere riutilizzati e riciclati);
-sia a livello del singolo individuo non più stimolato a comportamenti virtuosi ma ad una indifferenza nei confronti dell’ambiente.

7. NON CREDE CHE UN TERRITORIO CON UNA FORTE IMPRONTA VINICOLA
COME LA RUFINA, POSSA SUBIRE DEI DANNI?
Si

8. SE SI, CHE TIPO DI DANNI SECONDO LEI?
• Sul piano della produzione agricola, le emissioni di fumi alterano il microclima della
zona
• Sul piano dell’immagine complessiva della Denominazione Chianti Rufina.
Si prevede che ci sarà una ricaduta negativa notevole su questo settore perchè tutti i prodotti di qualità sono oggi, giustamente, legati al territorio da cui provengono ed alla loro rispondenza a canoni non solo paesaggistici e culturali, ma anche e soprattutto in quanto aree incontaminate. L’inceneritore dovrebbe insistere proprio in una delle aree con maggior concentrazione di vigneti e oliveti.
• Nello studio dell’Agenzia Regionale per la protezione Ambientale delle Marche, “Alimenti contaminazioni ambientale e dei cicli produttivi” del 14/06/2006, si evince che i PCDD e i PCDF (diossine) si accumulano in preferenza nei grassi e negli oli animali e vegetali, pertanto le coltivazioni di olivi corrono il rischio di diventare il vettore di sostanze nocive per la popolazione visto che la zona nei pressi dell’inceneritore in progetto è circondata da tale coltura.
• Già nello studio di impatto ambientale del progetto si palesa la nocività delle emissioni . “Da un punto di vista alimentare, le grandi diffusioni ortofrutticole e quelle cerealicole lavorate e semilavorate (Grandi magazzini, rivendite , ristorazione, ecc), immettono nella catena alimentare umana una serie di prodotti di diversa origine, in grado di diluire e limitare l’eventuale carico di sostanze inquinanti ingerite attraverso la coltivazione ed il prelievo di essenze vegetali destinate all’alimentazione umana, coltivata in loco”;

9. QUALI VANTAGGI, SECONDO LEI, POTRÀ PORTARE IL NUOVO IMPIANTO
ALLA ZONA DELLA RUFINA?
Gli unici vantaggi che riusciamo ad immaginare sono quelli dovuti all’incremento di sette nuovi posti di lavoro all’interno del nuovo impianto, a scapito  però dei  posti di lavoro che si perderanno nei settori di eccellenza agricolo, agrituristico ed alberghiero.
Si può annoverare fra i vantaggi probabilmente anche l’indennizzo economico per “disagio ambientale” che riceverà il comune di Rufina.

10. QUALI SVANTAGGI, SECONDO LEI, POTRÀ PORTARE IL NUOVO IMPIANTO
ALLA ZONA DELLA RUFINA?
Oltre alle motivazioni sopra indicate per le quali si ritiene INGIUSTIFICABILE costruire in quell’area un nuovo inceneritore sette volte più grande di quello già presente è necessario ribadire che un impianto di termodistruzione da circa 70.000 tonnellate annue dovrà inesorabilmente prevedere anche un’infrastruttura commisurata alla portata del futuro traffico veicolare che apporterebbero una doppia lacerazione al territorio, alla sua economia e si tradurrebbero in un ulteriore incremento all’esposizione di sostanze tossiche per la popolazione della Valdisieve.
Lo svantaggio più grave ed irreversibile sarà un disaffezionamento verso la zona (incompatibile con le linee guida di sviluppo agricolo-turistico) accompagnato da un inarrestabile  recessione sociale ed ambientale.

11. QUALI CONSIGLI DELLA CONTROPARTE SAREBBE DISPOSTO AD
ACCETTARE?
• In generale siamo disposti ad accettare tutti quei consigli che perseguono le finalità di tutelare l’ambiente, il paesaggio, la salute, i beni culturali, il corretto assetto urbanistico, la qualità della vita e la preservazione dei luoghi da ogni forma d’inquinamento, nell’ambito territoriale dei comuni della Valdisieve e limitrofi.
• Di partecipare all’indizione dell’ Inchiesta Pubblica sulla valutazione di impatto ambientale  a tutela della cittadinanza e degli enti preposti al rilascio delle autorizzazioni.
• Una diversa scelta tecnologica per lo smaltimento dei rifiuti non basata sull’incenerimento responsabile dell’emissione di sostanze nocive.
• Una diversa ubicazione dell’impianto qualora la nuova soluzione dovesse richiedere un ampliamento dell’area, già oggi inidonea.
 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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