Atlante dei vini per la Russia: odissea tra i produttori5 min read

Il giorno che ebbi l’incarico di scrivere il primo l’atlante del vino italiano per la Russia, edito dalla BBPG (principale editore moscovita del settore), pensai che la cosa più difficile sarebbe stata riuscire a condensare in un libro i tanti pregi del vino italiano. Mi sbagliavo! Il difficile è riuscire a comunicare con i produttori, o almeno con una parte di loro.

La scelta di inserire solo duecento cantine, restringendo di molto il campo,  sul momento mi sembrò vincente ma non avevo comunque  fatto i conti con l’organizzazione di molti produttori italiani. Non sto parlando di quelli che non hanno mai visto un giornalista ma di quelli che, proprio perché hanno prodotti di altissima qualità, da una parte quasi bramano i contatti con la stampa e dall’altra hanno magari uffici per la comunicazione, PR in gamba e quant’altro.

Così ingenuamente credevo, ma purtroppo da giugno a oggi ho capito che i produttori di qualità italiani si dividono in tre macrocategorie (con all’interno molte differenziazioni ma di queste parlerò un’altra volta) : quelli che sono realmente attrezzati per i contatti con la stampa e sono attenti a ciò che accade nel nostro mondo,  quelli che pensano di essere attrezzati ma non lo sono e quelli che, scusate il termine, della stampa se ne catafottono e la giudicano come un male quasi necessario e per questo da trattare (o meglio non trattare) con le molle.

Alle ultime due categorie appartengono quella cinquantina (ripeto 50 su 200!!!!!!!!) di produttori che, nonostante mail, fax, telefonate, preghiere e blandizie varie da giugno ad ora ancora non hanno risposto alla mia richiesta di farmi avere tre misere paginette con alcuni dati aziendali e una-due foto aziendali  in formato atto alla pubblicazione.

Voglio precisare subito una cosa: l’inserimento nell’atlante è completamente gratuito e questo è scritto a lettere cubitali nel primo rigo di ogni mia comunicazione.

Questo non toglie che la prima domanda di ogni produttore sia sempre “Ma è a pagamento?” ed è successo più volte che alla rassicurazione “Assolutamente no, come può leggere nel primo rigo della mia mail” qualcuno insista “Si, va bene, ma a me chi me lo garantisce che poi non c’è da pagare qualcosa?”

Vi garantisco che domande del genere non sono assolutamente casi isolati. Ci sono stati produttori amici che hanno fatto rispondere dalle segretarie “Grazie ma non ci interessa.” E quando ho alzato il telefono chiedendogli cosa non gli interessava, magari il ricevere pubblicità gratuita o essere meglio conosciuti in un mercato importante qualcuno ha anche risposto “Ma tanto non ho nemmeno l’importatore in Russia!”

Ancora peggio: tra le aziende che ancora non hanno inviato il materiale ci sono grandi cantine che producono e vendono milioni di bottiglie e che dovrebbero avere personale specifico per tenere i rapporti con la stampa.

Non farò i nomi delle cantine che non hanno risposto ( o magari hanno detto che mandavano il materiale senza mai farlo) ma vi garantisco che la voglia di riportarli nero su bianco è tanta.  Per adesso mi limito a segnalare le regioni che spiccano per , diciamo, “assenteismo”. Al primo posto metterei  a pari merito la Campania e la Sardegna, seguita da un’insospettabile Alto Adige e dal Veneto, con Piemonte e Toscana che chiudono il gruppo. Quindi non solo zone del “profondo sud” ma anche le grandi regioni del vino o zone non certo poco attrezzate per la comunicazione.

Tenete presente che tutte le aziende sono state contattate per mail e per fax (non solo da me ma anche da Bruno Bruchi, il fotografo e non solo abbiamo spedito  ad una mail ma in alcuni casi a 5-6 della stessa cantina) almeno 6-7 volte, ma regolarmente quando telefoni ci sono fior di segretarie o di responsabili comunicazione che cascano dalle nuvole e giurano di non aver mai ricevuto niente. Poi c’è la folta categoria di quelli che l’avevano vista ma hanno avuto problemi gravi in famiglia (da giugno??? Alla faccia della disgrazia, siamo all’ecatombe) o quelli che l’hanno vista ma, anime candide,  si erano scordati di rispondere e pensavano che ormai  fosse troppo tardi. Ci sono naturalmente quelli che insistono a dire che non gli interessa (ma questi il vino lo vendono o lo regalano?) o addirittura chi ti chiede dei soldi per inviare una sua foto perché “Io ho pagato il fotografo per farla!”.

Poi ci sono quelli che hanno mandato le foto al fotografo senza mandarmi la scheda e viceversa. Ci sono anche molti produttori che alla richiesta “Invii per favore alcune foto rappresentative e particolari  dell’azienda” hanno creduto che mandare la foto di un grappolo d’uva sia estremamente rappresentativo e particolare.

Insomma quest’atlante sta diventando un’ odissea che sta mettendo a dura prova il mio povero fegato (e quello di Bruno Bruchi) . Per fortuna c’è anche l’altra categoria di produttori, quelli realmente attrezzati, quelli attenti e puntuali, che sono la maggioranza e che ringrazio. Per tutti ringrazio quel famosissimo produttore che dieci minuti dopo aver ricevuto la prima mail mi ha spedito una simpatica risposta del tipo “Grazie Macchi. Qualche giorno fa, quando ho letto della cosa speravo proprio di essere selezionato per farmi un po’ di pubblicità gratuita in Russia.”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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