Lettera aperta a Gianfranco Soldera2 min read

“Volevano donarmi vino: avrei dovuto imbottigliarlo come mio, non sapendo da dove venisse. La proposta era irricevibile e offensiva, una truffa al consumatore.”

 

Caro Gianfranco,

leggere queste tue parole sul Corriere della Sera mi ha profondamente rattristato e offeso. Infatti io e il mio giornale siamo stati forse i principali promotori di quello che allora chiamammo il brunello "Montalcino per Soldera” e che nel nostro  modo di vedere doveva servire a far capire a tutti ed a te in particolare che il Consorzio e i produttori di Montalcino ti erano vicini in un momento molto difficile.

Mi dispiace tu abbia pensato che dietro alla mia proposta, sposata subito dal Consorzio,  ci fosse l’idea di frodare il consumatore: in realtà c’era proprio l’opposto e cioè il voler ricordare a tutti una perdita che non poteva essere colmata da nessuna donazione. Quel vino avrebbe dovuto essere il testimone perpetuo che certe cose non si fermano al danno singolo ma sono un’offesa per tutto il territorio. Una bottiglia per rappresentare un grave torto subito, per ricordare che il tuo Brunello è “altro” e che in futuro tornerà ad esserci.

 

Mi dispiace sopratuttto per le centinaia di persone che, certamente non volendo frodare nessuno, aderirono al nostro appello e inviarono una mail perchè il Consorzio facesse propria la nostra idea. Forse non sarà stata l’idea più facile da realizzare ma non era certamente un modo offensivo per dimostrare la solidarietà di chi ha sempre apprezzato i tuoi vini.

Tra l’altro sempre nello stesso articolo leggo che, per fortuna, riuscirai comunque a commercializzare circa la meta delle bottiglie di prima del “fattaccio” e questa è sicuramente una bella notizia. Una notizia che però è piuttosto in controtendenza rispetto a quanto era stato scritto in un primo momento, quando tutti i giornali (compreso winesurf) avevano parlato di perdita praticamente totale della produzione in botte. E’ proprio vero, noi giornalisti proprio non ne azzecchiamo una…..

Comunque, pur se ho sbagliato nel pensare che la tua uscita non fosse anche una rottura polemica, spero che in futuro le posizioni si possano riavvicinare e, sia grazie agli studi che con i tuoi contributi stanno andando avanti, sia grazie a quelli che il consorzio sta cercando di sviluppare, la certezza che a Montalcino il Brunello viene fatto secondo disciplinare non venga più nemmeno messa in dubbio.

Con affetto

Carlo Macchi

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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