Un moro molto speziato1 min read

Non possiamo negare che la crisi colpisce ancora più duramente là dove non ci sono situazioni aziendali consolidate. Così nel mondo del vino si assiste in questo momento ad un rimescolamento di carte a tutto vantaggio di aziende che hanno la possibilità di reggere l’urto di una situazione certamente non positiva. E’ la dura legge del mercato che in situazioni di crisi favorisce anche acquisizione di aziende a scapito di altre che sono diventate marginali.

Cantine piene di vino, aziende che si vendono, ma anche la possibilità di emergere, con difficoltà, per chi in questi anni ha ben lavorato e che ha mantenuto dimensioni aziendali spesso a conduzione familiare.

Piccole realtà artigianali che danno molta soddisfazione sia a chi produce e a chi consuma. Una descrizione che sembra fatta su misura per molte piccole aziende come Musto Carmelitano, in Vulture, dove Elisabetta e suo fratello conducono in modo esemplare i loro vigneti producendo poi vini di grande piacevolezza ed anche molto caratterizzati.

Le uve del Pian del Moro provengono da un vecchio vigneto,come gli altri, condotto biologicamente. Un anno in botte di rovere da 500 litri gli conferisce una complessità che si aggiunge ad un frutto nero, mora e gelso con sottolineature speziate di pepe nero molto ben calibrate ed eleganti. Ricco di sfumature anche al palato dove una trama tannica ben levigata, ma comunque presente e viva, ci ricorda che stiamo sempre bevendo Aglianico.
 
 
 
Pian del Moro 2010
Aglianico del Vulture DOC
Az. Musto Carmelitano
Tel. 097 233312
Uvaggio: Aglianico
Giudizio: Ottimo

 

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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