Vieni dal Libano mio vino..vieni dal libano..vieni..(seconda parte)4 min read

..Tornando ai vitigni, salvo l’eccezione prima citata, troviamo perlopiù varietà internazionali, tra cui spicca il cabernet sauvignon, il merlot, il cabernet franc e il syrah per i rossi, lo chardonnay, il sauvignon, la marsanne, la roussanne e il moscato  per i bianchi, con qualche riesling che si intrufola qua e là. Senza scordare la grenache per il rosé, ma anche il tempranillo o la barbera.

Vi sono dei vitigni autoctoni, come la Merweh e l’Obeidieh ma vengono generalmente utilizzati per distillare l’arak, la bevanda alcolica nazionale, un estratto di spirito puro aromatizzato all’anice, generalmente servito con ghiaccio e acqua per stemperare gli effluvi dei 54° di puro spirito.

Le regioni attualmente considerate favorevoli per la coltura della vite in Libano sono a Nord  di Beirut. Nella regione della città di Batroun, zona montuosa che gode di una perfetta esposizione, i vigneti si trovano tra i 500 e i 1300 mt sul livello del mare, quast’ultimo talmente vicino che ti fa venire voglia di tuffarti! In questa regione ho potuto visitare Batroun Mountain, Coteaux du Liban e Ixir.

Poi, andando verso Sud verso Zahle, troviamo la Bekaa, conosciuta, in tutto il mondo, caratterizzata da una forte escursione termica tra notte e giorno, inverni freddi e nevosi ed estati calde e secche. La valle della Bekaa si trova tra due catene montuose, la catena del Libano a Nord e dell’Anti Libano a sud, al confine con la Siria.  

Poi, spostandoci a Sud-Ovest, non lontano da Saida c’è l’emergente regione di Jezzine, dove si trova Kaaram Winery, il cui proprietario, Nicolas Habib Kaaram, si diverte conducendo gli aerei per la Middle East Airlines, che vende i suoi vini a bordo.

In Libano non vi sono denominazioni, esiste l’UVL (Union Vinicole du Liban), che comprende una decina di vignaioli indipendenti e il cui presidente è Serge Hochar, proprietario di Château Musar. Ma non sussistono ancora disciplinari, né vere e proprie distinzioni tra le regioni. Certo, sulle bottiglie è indicato il luogo di produzione (Beqaa, Batroun, Jezzine ecc.) ma non si tratta di denominazioni.

Parlando con Georges Sara, uno dei proprietari di Château Ksara, è emerso il desiderio di creare delle denominazioni per tutelare un prodotto che sta diventando sempre più popolare in Libano. Basti pensare che sino a 10 anni fa le cantine in Libano si contavano sulle dita di una mano, ora sono una quarantina, e ciascuna di esse è impegnata nello sviluppo di vini che rispondano a determinati standard qualitativi.

La produzione totale del Libano è davvero modesta, meno di una decina di milioni di bottiglie l’anno, ma tutta o quasi di grande qualità. La ricerca quasi spasmodica della qualità è un aspetto tipicamente libanese, un po’ come la manicure o l’ospitalità.  C’è una sorta di sacralità in tutto quello che fanno, sacralità che deve essere incessantemente manifesta!

I vini libanesi sono piuttosto alcolici,  i rossi intorno ai 14° o 14,5° e anche i bianchi non lesinano. In generale i tannini dei rossi sono piuttosto rotondi, hanno molta materia, ma sono eleganti ed equilibrati, quasi troppo, in una continua ricerca della perfezione. I bianchi sono aromatici, floreali e sapidi, talvolta vi è un’eccedenza di aromaticità, dovuta all’impiego del moscato che si adatta particolarmente alla Mezze (serie di antipasti alla base della cucina locale n.d.r.) libanese.

Tutto questo in generale, poi si sa, il vino rispecchia la personalità di chi lo fa, come ogni altra opera d’arte.

Le vendemmie sono piuttosto precoci, anche se dipende dalla varietà che prendiamo in considerazione e dalla regione, perché, sebbene si tratti di un piccolo Paese, il clima varia completamente da una zona all’altra. Caldo ed umido sulla costa nella regione di Batroun, e secco e temperato verso la valle della Beqaa, dove la sera si registra un’escursione termica piuttosto brusca.

L’escursione termica è il segreto della Beqaa, a detta di chi, come Fabrice Gaultierau, enologo di Kefraya, ci lavora da 5 anni. La notte una miracolosa rugiada si stende su ogni cosa, protegge nutre e aiuta la vite nella difficile attività di procreazione. Il terreno stesso è spezzettato, argilloso, calcareo, argillosabbioso, rosso, marrone chiaro o giallo in un arcobaleno di colori e tessiture differenti, come un patchwork.

Io però non sono un tecnico, lungi da me volerlo diventare, io sono un amante dei cieli stellati e dei canti del muezzin nell’alba addormentata di un sole luminoso, e se volete posso raccontarvi qualche storia racchiusa in una o più bottiglie levantine.
Perché nella cantina di Musar vi sono tanti ragni quanti ne potremmo trovare in una casa delle streghe? Qual è stata la prima cantina commerciale del Libano? Dove si trova la più antica cantina in Libano? Cosa significa Ixsir? E Adyar? Qual è davvero la regione più adatta alla coltura della vite in Libano?

Queste ed altre domande troveranno risposta nella prossima puntata!

Yallah bye!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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