Netto e pulito1 min read

Se il Primitivo in questi anni anni ha raggiunto un successo come mai nessun vino pugliese  aveva  mai raggiunto in Italia ed all’estero, un motivo ci sarà.

Forse perché la sua comprensione, anche ai palati meno allenati, è immediata: più diretta di altri vini che invece hanno bisogno di essere “spiegati”.

Essendo un vino che deve la sua piacevolezza ad un frutto corposo, dolce e con pochi accenni tannici (leggi astringenza), riesce anche a farsi perdonare qualche gradazione alcolica fuori dagli standards.

D’altronde ormai con il cambiamento del clima è  facile che questo avvenga a qualsiasi latitudine, figuriamoci in Puglia.

ll Primitivo Fiore di Vigna di Paolo Leo si è sempre contraddistinto per la sua pulizia nell’esecuzione. Quello del 2010 in modo particolare presenta un quadro olfattivo dove i profumi di frutti neri rincorrono quelli speziati senza alcuna sbavatura.

La presenza olfattiva del rovere è contenuta nonostante la permanenza in piccoli botti per 12 mesi.

Al palato il  frutto dolce e maturo, frutto dell’appassimento di qualche settimana,  lascia traccia di sé  dopo un approccio iniziale  morbido e pieno di netti sentori fruttati, con sensazioni di cioccolato, tabacco e finale di liquirizia.
Nonostante la dolcezza del frutto il vino non risulta stucchevole grazie ad una acidità che gli dona freschezza e lo sostiene nella beva . Sarà interessante seguirne l’evoluzione negli anni futuri.

 

 

 

 

 

Fiore di Vigna 2010
Primitivo Salento IGT
Az.: Paolo Leo
Tel.: 0831 68 17 41
Uvaggio: Primitivo
Giudizio: ottimo

Per gentile concessione del Corriere del Mezzogiorno

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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