Promed, ovvero “la vite protegge l’ambiente”3 min read

La vite come strumento di protezione dell’ambiente e di contrasto all’erosione dei territori agricoli non è solo uno slogan ma è un progetto europeo Italia-Malta che investe in  modo specifico nelle isole di Gozo, Malta, Linosa e Pantelleria.

Capofila di Promed – è il nome del progetto operativo nazionale 2007-2013 – è l’Istituto regionale del vino e olio di Sicilia (Irvos) insieme al Ministry for resources and rural affairs (Mrra) dell’isola di Malta, l’organizzazione dei produttori Vitimalta (che raccoglie l’85% della produzione di uva), l’Università de La Valletta e i comuni di Lampedusa e di Linosa.

L’obiettivo è l’individuazione delle azioni utili per combattere l’abbandono delle campagne, la salvaguardia del sistema dei muretti a secco, la razionalizzazione delle risorse idriche oltre allo sviluppo delle fonti di reddito alternative al turismo balneare.

 Dal punto di vista enologico, l’attività è iniziata già con la vendemmia del 2011, e parzialmente del 2012, con la vinificazione presso la cantina sperimentale dell’Irvo a Marsala di uve provenienti da Malta, Gozo, Linosa e Pantelleria e l’effettuazione di tutte le relative analisi.

Dopo le tappe di Ustica, Linosa e Pantelleria, l’attività di divulgazione del progetto Promed è arrivata a Malta dove lo scorso 19 settembre al Bird Park di Kennedy Grove a St. Paul’s Bay sono stati presentati i primi risultati.

 

Il seminario, organizzato dal Ministero per le Risorse e gli Affari Rurali di Malta (MRRA), partner del progetto chiude questa prima fase.
Malta si è sviluppata attraverso una concentrazione degli investimenti turistici che hanno fortemente marginalizzato l’attività agricola in generale. La crescente siccità, non solo estiva ma anche invernale, sta favorendo il processo di desertificazione ormai ampiamente visibile. La vite è stata individuata come un elemento essenziale per  invertire la tendenza e per questo sono stati  attivati dei percorsi di formazione agronomica e di valorizzazione vinicola per incoraggiare i viticoltori al mantenimento delle colture. 

Del progetto fa parte anche la realizzazione – attualmente in corso – di una cantina sperimentale che dovrebbe diventare il punto di riferimento per i viticoltori locali. L’Irvos sta fornendo tutto il supporto tecnico sia  agronomico che enologico per l’individuazione dei migliori protocolli enologici in grado di innalzare la qualità dei prodotti locali, rendendoli competitivi con quelli di importazione.

Le ricerche e la sperimentazioni stanno riguardando le uve coltivate a Gozo e a Malta quali Chardonnay, Vermentino, Zibibbo, Syrah, Inzolia Nera e naturalmente le due uve locali Girgentina (a bacca bianca di probabile origine “da tavola”) e la Gellewza (a bacca rossa).  Il vino ottenuto da queste uve è interessante perché seppure di gradazione alcolica contenuta ha buona intensità di colore e gusto piacevole ( Ricorda il Per’e palummo di Ischia. Ndr .  Nel corso del 2011, e parte del 2012, le uve sono state microvinificate e sottoposte ad un ampio spettro di analisi per evidenziarne le caratteristiche.

A Linosa, la viticoltura rappresenta soltanto un ricordo del passato. La tradizione agricola dell’isola era caratterizzata dalla presenza di piccole proprietà, circondate da piante di ficodindia utilizzate come frangivento, all’interno delle quali si coltivavano ortaggi, legumi (principalmente lenticchie), alberi da frutto (in particolare fichi e gelsi) e anche la vite. Oggi i vigneti sono praticamente scomparsi ad eccezione di qualche pianta e di un vigneto sperimentale di poco meno di un ettaro impiantato dall’Irvos nel 2008 che nel 2011 per la prima volta ha reso possibile la produzione dello “Zibibbo di Linosa” prodotto nella cantina sperimentale dell’Irvo a Marsala e imbottigliato a marchio Promed.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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