Gavi: in crescita ma…3 min read

Nei primi giorni di agosto, mentre gli italiani vanno ad abbronzare le bianchiccie membra  in spiaggia mi dirigevo verso Gavi per l’annuale assaggio dell’omonimo bianco (assolutamente  non bianchiccio). Appena arrivato  scopro che il mondo di quelli che anni fai definii “i miei cari amici hobbit” è in fermento.  Mi riferisco al mondo che ruota attorno al Consorzio del Gavi dove è cambiato il presidente, alcune aziende sono uscite, altre sono rientrate e altre…stanno alla finestra.

Questi movimenti mi hanno fatto pensare alla difficile situazione dei piccoli consorzi italiani, sempre in bilico tra problemi interni e esterni, a cui certamente non ha giovato prima l’acquisizione forzata dell’Erga Omnes e poi il passaggio della stessa a strutture esterne. 

Per quanto riguarda il Consorzio del Gavi non voglio entrare nel merito ma la mia speranza è che possa continuare ad operare con la tranquillità che serve per produrre dei risultati.

Ma veniamo adesso ai nostri assaggi, come sempre organizzati in maniera perfetta. Oltre settanta campioni, quasi tutti provenienti da una vendemmia calda e difficile come il 2011.

Prima di arrivare a Gavi avevamo già assaggiato quasi 1000 bianchi italiani, quasi tutti del 2011 e quindi le caratteristiche dell’annata (non certo eccezionale) , nel bene o nel male le conoscevamo. Nel male i Gavi del 2011 hanno ereditato una certa semplicità aromatica ed in alcuni casi una ricerca della freschezza a tutti i costi con aggiunte non certo magistrali di acido tartarico. Nel bene hanno sfruttato la proverbiale sapidità delle uve e dei terreni  e la naturale finezza aromatica che per fortuna contraddistingue il Cortese.

Questo ci ha portato, nonostante non ci sia un vino che abbia raggiunto le 4 stelle, ad una media stelle di 2.42, che se non sbaglio è una delle più alte da quando assaggiamo in zona.

In altre parole: l’annata non è eccezionale e qualche dazio potrà esserci ma una fetta bella e sostanziosa di Gavi mostra quella  sapidità e  finezza minerale (vabbè quanno ce vò ce vò e quanno c’è “il minerale”, c’è il minerale!) che in annate meno calde li contraddistingue in maniera massiccia.

A questo proposito: un problema che abbiamo trovato in non pochi campioni sono le gamme aromatiche puntate purtroppo su toni fruttati molto semplici. Forse piaceranno più sul momento ma il rischio è di, grazie a certi lieviti selezionati o a “taglietti” con Chardonnay, perdere di vista una delle più belle caratteristiche del vitigno Cortese. Già che ci siamo….anche se l’annata ti ci portava quasi naturalmente…stiamo attenti con gli zuccheri residui.

Torniamo alle belle notizie. Tra i produttori che hanno ottenuto punteggi alti ci sono anche delle nuove aziende (almeno per noi) e questa è un’ulteriore dimostrazione che il territorio sta crescendo.  A proposito di crescita: anche se le due ultime calde annate non hanno certo permesso di lavorare in tranquillità ci farebbe piacere ritornare a sentire ancora più marcate le differenze che qualche anno fa erano presenti tra i Gavi dei tre comuni con sottodenominazioni e cioè Tassarolo, Serravalle e, ovviamente, Gavi. Siamo sicuri che appena le annate lo permetteranno si potrà tornare a gustare quelle belle e profonde differenze però…ricordarlo adesso non fa certo male.

Un ultima annotazione già fatta lo scorso anno: attenzione ai tappi e, se specialmente si utilizza tappi di conglomerato bisogna stare ancora più attenti!  Infatti anche quest’anno almeno 2 vini sono stati esclusi per problemi di tappo in entrambi i campioni e almeno di 7-8 vini (quindi siamo attorno al 10%) sono state stappate le seconde bottiglie. Sicuramente il Gavi e chi lo apprezza meritano tappi migliori.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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