Il Franciacorta è…………………………………..6 min read

Signor Macchi buonasera,
chi scrive è un grande appassionato di vino, single. Potrei quindi essere definito da Lei tendenzialmente un LaVin lover e in effetti non nascondo che sapere qualcosa sul vino, specie durante una cena di approccio, aiuta.

Mi piace comunque informarmi su tutto quello che succede nel bel mondo del vino:  in particolare di recente sono stato colpito dall’affermazione del presidente del Consorzio Franciacorta che il Franciacorta può essere chiamato solo Franciacorta. Basta con termini generalisti come spumante, bollicina o simili. Devo dire che gli ho dato ragione: uno si fa un culo come una capanna per creare e promuovere un marchio ed è giusto che chieda che il suddetto marchio non venga mescolato ad altro.

Poi ho incontrato Lucia. Lucia è una fanciulla bellissima, intelligente, spigliata. Ha un solo, se possiamo chiamarlo così, difetto, non capisce una mazza di vino.

Lei dirà: perfetto! Un laVin lover in questo campo ci va a nozze. Avrà fatto un figurone.

Sembra facile…aspetti e sentirà.

L’incontro con Lucia è stato casuale ma il caso benigno mi ha permesso di parlarci un po’ prima di lanciarmi in un invito a cena.  Lei mi ha detto si. Ero al settimo cielo!! Nelle varie chiacchiere mi aveva anche accennato dell’assoluta ignoranza in materia di vino, per cui la scelta del ristorante era piuttosto difficile; di livello ma non  eccelso per farla sentire a suo agio, con una carta dei vini buona ma non mastodontica, sempre per lo stesso motivo.

Comunque trovo il locale adatto, prenoto e la sera della cena sono trepidante fuori dal ristorante ad aspettarla. Lei arriva, entriamo, ci sediamo e io chiedo subito al cameriere un vino per festeggiare il nostro incontro. Non voglio fare tanto il raffinato (ho letto il suo decalogo..) e chiedo così “Un Franciacorta”.  Lei subito, curiosissima mi chiede cos’è un Franciacorta. Sto per aprire bocca ma mi blocco quasi annaspando per mancanza di aria, perché tutte le possibili definizioni sono bandite: un franciacorta è un Franciacorta, stop! Riesco però a salvarmi con un raffazzonato “Aspetta e vedrai”.

Arriva il Franciacorta, il cameriere lo versa è lei, prendendo il bicchiere in mano dice felice “Che belle le Bollicine!!!!!  Come facevi a sapere che questi sono gli unici vini che, ogni tanto, bevo?

Io mi atteggio a vecchio saggio della montagna.

“Sai le boll…volevo dire gli spum…….insomma i Franciacorta sono vini adattissimi a chi si avvicina per la prima volta al vino di qualità.”

Lei col suo bicchiere in mano mi guarda strana e forse si sta chiedendo se sono balbuziente, timido, scemo o forse solo emozionato. Credo propenda per la quarta ipotesi perché dopo un attimo mi guarda sorridente e fa.

“Ho capito, un esperto come te non può non spiegarmi con precisione cosa stiamo bevendo. Perfetto!” poi aggiunge con fare vezzoso e ammiccante “Caro signor maestro, la sua allieva prediletta pende dalle sue labbra!”

Ogni LaVin Lover che si rispetti credo non aspetti altro nella vita! Una bella donna ti chiede di fare sfoggio del tuo sapere. Sono partito in quarta con quello che credevo sarebbe stato il “discorso della vittoria”.

“Cara e bella allieva, devi sapere che il Franciacorta è un vino spum……è un vino con le boll……è un vino che nasce in provincia di Brescia. Praticamente è come uno Champagne, però lo Champagne si può chiamare solo Champagne e il Franciacorta, Franciacorta. In Italia ci sono vini del tipo del Franciacorta ma non sono assolutamente Franciacorta e non possono chiamarsi franciacorta perché non sono Franciacorta. Il bello è che quei vini hanno le bollicine, mentre il Franciacorta…insomma…è un franciacorta. Praticamente quelle cose rotonde dentro al bicchiere che si muovono verso l’alto non danno il nome al vino ma se non ci sono il vino no può chiamarsi come se ci fossero…"

Inizio a sudare, sempre più copiosamente, lei mi guarda sempre più esterrefatta non riuscendo a capire cosa mi stia succedendo. Ad un certo punto, preso dalla foga del discorso e quasi cercando in aria parole che non esistevano, mi alzo in piedi  e quasi gridando
“PERCHE’ VEDI…..IO VORREI USARE LE PAROLE CHE SI USANO PER UNO SPUMANTE MA UN FRANCIACORTA NON E’UNO SPUMANTE, CIOE’ LO E’ NEL SENSO CHE NON DEVE ESSERLO PERCHE’ E’ UN FRANCIACORTA, ANCHE SE POTREBBE, DOVREBBE ESSERLO, PERO’, CRISTO!!!!!NON SI PUO’ DIRE!!!!!!!!!!

Il cameriere intanto, non capendo il mio tormento ma vedendo solo un mezzo matto che in piedi sta gridando, si avvicina.

Disperato,  provo l’ultima chance “LUCIA, CHIEDIMI TUTTO MA IL FRANCIACORTA NO!!!!! E crollo sudato fradicio, sulla sedia.

Capisco però che non può finire così. Allora mi rialzo, prendo la bottiglia di Franciacorta in mano e, forse con fare leggermente agitato  vado dalla sua parte del tavolo e le metto la bottiglia sotto il naso. A quel punto, forse, ho iniziato ancora a gridare.

“VEDI LA BOTTIGLIA! E’PIU’ PESANTE PERCHE’ DEVE SOPPORTARE LA PRESSIONE FATTA DA QUELLO CHE C’E’ DENTRO.PERCHE’ QUELLO CHE C’E’ DENTRO POTREBBE FARE BOOOOOOOOMMMMMM .

Al “Boom” mi è scappata di mano la bottiglia che, cadendo in terra ha fatto veramente boom.

Silenzio di tomba (poi ho capito che il silenzio durava da tempo). Lucia mi guarda impaurita, il cameriere si avvicina e, anche lui con una certa attenzione, mi prende per un braccio e mi porta fuori, non prima di aver chiamato il 113 e il 118.

Morale. Lucia non risponde alle mie chiamate e ai miei messaggi. Sono stato denunciato per schiamazzi in luogo pubblico ed in quel ristorante non metterò più piede in eterno.

Perché le scrivo? Perché vorrei che lei, dall’alto della sua autorità dicesse al signor Zanella che se il Brunello o il Barolo non rifuggono dall’essere chiamati vini rossi, il Montracet non si vergogna di essere descritto come vino bianco perché mai un Franciacorta non può essere chiamato vino spumane o bollicina? E’ semplicemente normale, oserei dire che è la lingua italiana che lo richiede.

La prego mi aiuti lei. Comunque la prossima volta che porto una ragazza a cena fuori gli offro un Trento DOC.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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