Anteprima Cesanese: la base è meglio dell’altezza4 min read

Con un caldo africano che finalmente ha interrotto 15 giorni di pioggia si è svolta sabato 28 aprile ad Anagni, all’interno della rassegna Rosso Cesanese, l’anteprima di questo vitigno.  Cesanese del Piglio e anche, per la prima volta Cesanese d’Affile: di scena infatti 35 campioni non molto equamente divisi tra Piglio (31) e Affile (4).

Le annate prese in considerazione erano la  2010 per base ed Superiore e  la 2009 per la Riserva. Buona l’affluenza dei giornalisti con una quarantina di presenze.

 

Prima di parlare dei risultati due parole di ringraziamento alla Strada del Vino Cesanese, che come sempre ha organizzato al meglio l’evento. Subito dopo i ringraziamenti una piccola tiratina d’orecchi perché, come del resto capita regolarmente in qualsiasi anteprima, i campioni da botte erano quasi il 35% dei vini presenti.

Capisco:  oramai è quasi impossibile riuscire a mettere in fila tutto l’imbottigliato "new" di un territorio. Le aziende hanno politiche diverse, fanno uscire i vini quando il mercato glieli richiede e oramai sperare che la zona viticola X o Y si presenti ai nastri di partenza di un’anteprima con tutti i vini in bottiglia è almeno utopistico.

Però, visto che i produttori non sono molti si potrebbe ovviare al tutto inserendo nel programma un secondo assaggio (bendato e servito con gli stessi crismi dei vini in anteprima), dove le aziende presentano quello che hanno attualmente in commercio. Credo che per i produttori e per la stampa, specie per quella che lavora su internet, sarebbe molto più interessante pubblicare pareri sui vini che i lettori possono trovare e comprare il giorno stesso più che arrapicarsi sui muri per prevedere cosà sarà di quel vino una volta in bottiglia o in commercio.

Se non si inizia a diminuire la distanza tra l’uovo e la gallina (cioè tra il vino “in fieri” assaggiato prima che si sia espresso e addirittura entrato in commercio e lo stesso vino, più maturo, “abbordabile” e soprattutto reperibile in enoteca o a ristorante) queste anteprime perderanno sempre più il motivo di esistere.

 

Veniamo adesso alle mie impressione, scritte a caldo, subito dopo ogni serie di assaggi.

 

Abbiamo iniziato con i base 2010 ed io ho scritto "Complessivamente non male, buoni nasi, bella frutta anche in bocca, abbastanza piacevoli. Non ho trovato vini difettati e mi piace sottolineare le belle sensazioni fruttate che si ripresentano anche in bocca. Strutture medie ma più che sufficienti, buona freschezza e tannini di buona grana. voto medio 7.5

 

Poi siamo passati ai Superiore 2010 ed  ecco le mie note  “A parte i molti campioni da botte sicuramente non c’è il salto qualitativo che ti aspetti. I vini sono molto pretenziosi e mostrano chiaramente l’idea di tanti produttori che più potenza , più alcol e più legno possano dare automaticamente maggiore qualità. In realtà si sottolineano solamente note amare nei tannini, squilibri generali e perdita di riconoscibilità del vitigno. Voto medio appena sufficiente.”

 

Eccoci alle Riserve 2009 dove “Siamo di fronte all’evoluzione della voglia di stupire! Spero che i grandi contrasti tra acidità, tannini e legno possano sanarsi ma per farlo avranno bisogno di molto tempo. Speriamo anche si capisca come un minore o più equilibrato uso di legno nuovo può solo aiutare il vitigno ad emergere. Una denominazione così piccola deve essere riconoscibile soprattutto nei suoi vini di punta, altrimenti non si capisce perché uno dovrebbe acquistare un Cesanese del Piglio. Voto medio: anche qui appena sufficiente”

 

 

I quattro Cesanese d’Affile non possono naturalmente presentare un territorio ma ne ho trovati 3 molto buoni. Bel frutto, grande acidità, grande immediatezza, fortemente caratterizzati. Anche qui i due base 2010 molto più centrati delle Riserve 2009.

In definitiva quindi un buon risultato per i Cesanese "base" mentre per le tipologie più importanti la strada è ancora lunga. Tutto questo può voler dire che finalmente l’approccio in cantina al Cesanese è migliorato nettamente, portando nella galleria dei ricordi la stragrande maggioranza dei problemi del passato. Migliorando però la tecnica al produttore viene quasi spontanea la voglia di "provare a lanciare il motore a tutta" ed ecco così le scompostezze, le incertezze, le sovrapposizioni di tannini del vino coi tannini del legno. Errori speriamo di gioventù, che col tempo si assorbiranno.

 

I miei sono comunque pareri a caldo, che dovranno essere confermati da futuri assaggi. Per questo vi rimando alla degustazione che faremo dopo l’estate  (Piglio, Affile e possibilmente Olevano) per Winesurf. Allora sicuramente il  quadro sarà molto più preciso.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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