Questionario bottiglie pesanti: le risposte10 min read

Eccovi assieme la prima e la seconda parte delle risposte al nostro questionario ai produttori sulle bottiglie pesanti. Come vedrete sono risposte e commenti molto interessanti.

 

“La razionalità è un plus che riceviamo dalla terra e che dobbiamo trasferire alla clientela”.
Iniziamo con questa bella frase tratta dai commenti al questionario del produttore trentino Nicola Balter ad esporre i risultati del nostro (ennesimo) sforzo per sensibilizzare all’uso delle bottiglie leggere.

 

Prima di tutto vi ricordo le sei domande poste ai produttori.

 

 

• Crede che la bottiglia più pesante sia sinonimo di qualità?
• Per lei le bottiglie più leggere sono più fragili? 
• Crede che la sua azienda possa usare bottiglie più leggere senza portare danno  all’immagine ed alla qualità del prodotto?
• Pensa di attuare azioni pratiche per diminuire il peso delle sue bottiglie?
• Ha già attuato azioni pratiche per diminuire il peso delle sue bottiglie? Se si quali?
•  Ha mai fatto il calcolo di quanto potrebbe risparmiare usando bottiglie più leggere?

 

 

Il questionario è stato inviato  il 10 febbraio e, al contrario di quanto abitualmente facciamo, una volta spedito non abbiamo effettuato solleciti perché volevamo capire quanto era effettivamente sentito il tema. Insomma: non volevamo che arrivassero risposte della serie“così la smettono di rompere”.

Il risultato è stato più che soddisfacente: 216 aziende, praticamente da tutte le regioni (in prima fila Piemonte e poi Toscana, Veneto, Emilia Romagna, Marche….manca solo l’Alto Adige), hanno risposto al nostro questionario e soprattutto le risposte non sono arrivate solo nei primi giorni, (qualcuno ha addirittura risposto dopo 24 minuti…), ma hanno continuato a pervenire fino all’ultima data utile, il 2 marzo.

Per prima cosa vorremmo dire grazie a tutti i produttori che hanno ritenuto importante risponderci: non potremo citarli tutti per motivi di spazio ma siamo felici che abbiano risposto e risposto con passione. Non si è mai trattato di commenti di maniera ma sono fioccate critiche, complimenti, pacche sulle spalle, consigli, prese di posizione. 

Tra le righe di tutti i commenti la cosa che ci ha fatto più piacere è stato lo scoprire che oramai la parola “inquinamento” viene usata come un normale aggettivo per indicare uno dei problemi dei vetri pesanti. Quando, alcuni anni fa, iniziammo la nostra campagna quasi tutti cascavano dalle nuvole, mentre oggi il problema è chiaro praticamente al 100% dei produttori. Possono poi decidere o meno di intervenire, ma sanno che il vetro pesante è un fattore di grave inquinamento ambientale.

Ma non vogliamo anticiparvi altro e passiamo, sinteticamente ma non troppo, ad esporre le risposte ad ogni singola domanda.

 

La prima “Crede che la bottiglia più pesante sia sinonimo di qualità? era molto diretta e, almeno credevamo, doveva vedere un “si” o un “no” secco come risposta. In realtà non è andata così. Accanto a 138 NO (quasi il 64%) , a pochissimi SI (20) e ad un buon numero (23) di indecisi, ben 35 produttori ci hanno risposto praticamente “Per me no, ma per i consumatori si!” Questo potrebbe voler dire quello che sospettavamo: oramai è talmente tanto radicato  il concetto “pesante=buono” che diversi produttori, pur credendoci, hanno problemi e/o remore ad intraprendere la strada della bottiglia leggera. Anche gli indecisi vanno praticamente sulla stessa strada (mah…forse no..però i consumatori..) e sommandoli ai SI arriviamo comunque ad un 36% di produttori in qualche modo sensibili, volenti o nolenti,  al fascino della bottiglia pesante.

 

La seconda domanda era  “Secondo lei le bottiglie più leggere sono più fragili?”e ci sembrava anche questa una domanda da “si o no”. Invece 105 sono stati i NO, 53 i SI e ben 58 produttori non hanno dato una risposta netta. Quello che abbiamo capito dalle risposte e che l’idea di fragilità dipende da vari fattori. Lasciando da parte per un momento le bottiglie per vini spumanti il primo è sicuramente il concetto di vetro pesante/vetro leggero. C’è chi considera pesante una bottiglia di 500 grammi e chi leggera una di 600. Inoltre il problema controllo di qualità delle vetrerie è importante: da una parte produttori affermano che con bottiglie da 400 grammi non hanno mai avuto problemi e dall’altra abbiamo testimonianze di rotture ripetute con 500 e 550 grammi. Inoltre non tutte le linee di imbottigliamento sono uguali e soprattutto gli imballaggi (sottolineati da molti) hanno un ruolo basilare nella salvaguardia dell’integrità della bottiglia.

Insomma, aldilà della possibile maggiore fragilità (per esempio) di una bottiglia da 300 grammi rispetto ad una di 750 ci sono molti parametri che vanno valutati: tipologia e qualità delle bottiglie consegnate (aldilà del peso) dalla vetreria, linea di imbottigliamento, imballaggi e ovviamente, last but no least, il fattore umano, spesso impersonificato da corrieri con cui tutti, purtroppo devono fare i conti. In definitiva dai commenti avuti abbiamo capito che la scelta di una bottiglia più leggera di qualità certificata (vetrerie mi sentite!!) riesca ad ovviare quasi sempre alle maggiori rotture, specie sulla linea di imbottigliamento e possa quindi essere utilizzata senza paure.

 

 

La terza domanda era “Crede che la sua azienda possa usare bottiglie più leggere senza portare danno  all’immagine ed qualità del prodotto?.  Qui il discorso si faceva teoricamente più complesso ma vediamo prima  i dati: 175 produttori (quasi 82%!!) hanno risposto di SI, solo 25 hanno detto NO e 16 sono rimasti incerti, magari ammettendo di poter usare bottiglie più leggere ma non per i loro vini più importanti. Questi numeri ci hanno aperto il cuore! Aldilà del farlo o non farlo (domande successive) più di 8 produttori su 10 non credono che diminuendo il peso ci possano essere problemi di immagine. Questo è un grosso passo in avanti e, anche se il consumatore è ancora attirato dalle lucciole “pesanti” la strada al cambiamento è aperta.

 

La quarta domanda era “Pensa di attuare azioni pratiche per diminuire il peso delle sue bottiglie” qui le risposte sono state talmente diverse che è molto difficile dividerle per gruppi omogenei. In realtà pochissimi hanno risposto  si o no. Praticamente tutti hanno presentato la loro situazione.  Un bel gruppetto ci ha confidato di avere sostituito le bottiglie senza che i clienti se ne accorgessero, altri hanno detto di aver comunque diminuito il peso su alcune linee, altri ancora di aver pensato di farlo e/o di doverlo fare a breve. Solo una sparuta minoranza, quantificabile in meno di venti, ha ammesso di non avere intenzione di farlo e di questi solo 3-4 affermano di non aver mai preso in considerazione il problema.

 

La quinta domanda era  "Ha già attuato azioni pratiche per diminuire il peso delle sue bottiglie? Se si quali?" Ed era praticamente una ripetizione della precedente, almeno visto come l’hanno intesa i produttori. Infatti moltissimi si sono rifatti a quanto detto in precedenza, spiegando magari meglio quanto fatto o da fare. Ma qui abbiamo trovato una vera perla: Banfi (Montalcino) ha parlato di studi fatti dalle stesse vetrerie che mostrano un risparmio energetico notevole ed un minore inquinamento atmosferico utilizzando vetri più leggeri. Ho subito chiesto all’azienda questi dati e in attesa di averli e di pubblicarli, li ringrazio per l’informazione.

 

La sesta ed ultima domanda era forse quella da cui ci aspettavamo di più “Ha mai fatto il calcolo di quanto potrebbe risparmiare usando bottiglie più leggere?"  E le risposte non ci hanno deluso. Ben 189 (pari a 88% del totale) aziende hanno detto di aver fatto questo calcolo e solo 27 invece dicono di non essersi mai posti il problema. Peccato che poche aziende abbiano anche specificato il risultato: molte si sono fermate ad un generico SI oppure ad un  “L’ho fatto e proprio per questo ho preso bottiglie più leggere”.

Per fortuna un discreto numero ha messo le cifre nero su bianco. Ve ne riportiamo qualcuna ma vedrete che i dati sono diversi l’uno dall’altro e probabilmente dipendono dal tipo di bottiglia “prima e dopo”.

Per primo vogliamo citare l’unico esempio negativo, quello di Cola  Battista (Franciacorta) che passando dai 900 grammi agli 825 per i suoi vini spumanti ha quadruplicato le rotture e quindi, pur risparmiando 1000 euro in bottiglie ha avuto una perdita tra i 3000 ed i 6000 euro in vino. Questo, ripetiamo,  però è l’unico caso negativo.

Quasi tutti quelli che hanno risposto “SI”  hanno ammesso che il risparmio è doppio; sia sulle bottiglie che sui trasporti.

San Giusto a Rentennano (Chianti Classico) ha risparmiato in una anno 8 tonnellate di vetro e 5000€ (non avendo nessun problema di rotture).

Silvano Bolmida (Langa) ha risparmiato su 30.000 bottiglie annuali tra 1500 e 3000 euro. Tenuta Anfosso (Dolceacqua), passando a bottiglie da 450 a 300 grammi (senza rotture) ha speso quasi la metà per le spedizioni.

Costa Archi, passando da bottiglie di 450 a quelle da 400 risparmierà  (costo e trasporto) 5/6000 € all’anno. Villa Patrizia (Maremma) ogni 10.000 bottiglie risparmia 1000€.

Per la Cantina del Nebbiolo (Langa) il risparmio è attorno al 20-25% per le bottiglie e del 2-3% sui trasporti.

Ci piace citare anche l’esempio di Casa Riz che usando la bottiglia “Goriziana” e comprandola assieme ad altri produttori risparmia il 5% sulle spedizioni ed il 10-12% sul vetro. Qui si potrebbe parlare del ruolo fondamentale che dovrebbero avere i consorzi di tutela per educare e indirizzare i produttori, proponendo, grazie alla forza dei numeri, bottiglie più leggere a prezzi molto più bassi rispetto a quelli che può spuntare un singolo. Non potrebbe essere un bel servizio ai soci?

 
La cosa però che ci ha colpito di più è stato che praticamente tutti i produttori sottolineano come il risparmio maggiore è il minore inquinamento!!!! Addirittura alcuni produttori biologici ammettono che non ci si può considerare tali se non si usa in tutta la filiera lo stesso criterio di rispetto dell’ambiente. Bissoni (Bertinoro) ha lanciato anche lo slogan per una campagna “Bevi leggero:la natura ti ringrazia!” e noi ringraziamo lui.

 

Veniamo ai commenti, nostri e dei produttori.

 

Prima di tutto grazie ancora per i moltissimi incoraggiamenti a continuare su questa strada. Rispetto alle altre volte sentiamo veramente che qualcosa sta cambiando, che il concetto di inquinamento atmosferico è oramai indissolubilmente legato alla bottiglia pesante. A questo punto sarà solo questione di tempo ma crediamo che si stia (lentamente ma inesorabilmente) andando verso una diminuzione generalizzata del peso delle bottiglie e soprattutto verso un’immagine generale negativa della “bottigliona” come strumento di marketing.

TerredaVino (Langa) ha commentato con una frase bellissima “In tutto il mondo si sprecano un sacco di soldi per produrre e vendere bottiglie pesanti oltre ogni limite della decenza.”
Ma la bottigliona è solo la punta dell’iceberg: occorre diminuire il peso in ogni bottiglia usata e, per chi può e vuole, usare nuovi forme di risparmio. Alcuni produttori ci hanno parlato del riutilizzo delle bottiglie (una specie di grande e ben organizzato “vuoto a rendere”)che fanno in Germania ed in paesi del nord Europa, altri hanno deciso di utilizzare il bag in box per i loro vini meno costosi e per le vendite dirette. Molte strade sono possibili ma il dato che emerge forte dalle risposte è che finalmente queste strade vengono realmente seguite.

Il produttore capisce e si sente quasi in colpa per l’inquinamento prodotto, cercando di porvi rimedio. Tutto questo deve passare anche attraverso le forche caudine delle vetrerie che hanno una posizione di mercato assolutamente dominante e possono fare il bello ed il cattivo tempo. A loro chiedo di intraprendere senza tentennamenti la strada della leggerezza e della qualità nella leggerezza.

Bene! Siamo felici di aver lanciato questo nuovo (vecchio) questionario. Crediamo proprio che, al contrario di quanto ipotizzato da alcuni produttori, sia servito e servirà.

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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