Questionario bottiglie pesanti. Siamo in viaggio!5 min read

“La razionalità è un plus che riceviamo dalla terra e che dobbiamo trasferire alla clientela”.

Iniziamo con questa bella frase del produttore trentino Nicola Balter ad esporre i risultati del nostro (ennesimo) sforzo per sensibilizzare all’uso delle bottiglie leggere.

 

Prima di tutto vi ricordo le sei domande poste ai produttori.

 

• Crede che la bottiglia più pesante sia sinonimo di qualità?
• Per lei le bottiglie più leggere sono più fragili? 
• Crede che la sua azienda possa usare bottiglie più leggere senza portare danno  all’immagine ed alla qualità del prodotto?
• Pensa di attuare azioni pratiche per diminuire il peso delle sue bottiglie?
• Ha già attuato azioni pratiche per diminuire il peso delle sue bottiglie? Se si quali?
•  Ha mai fatto il calcolo di quanto potrebbe risparmiare usando bottiglie più leggere?

 

Il questionario è stato inviato  il 10 febbraio e, al contrario di quanto abitualmente facciamo, una volta spedito non abbiamo effettuato solleciti perché volevamo capire quanto era effettivamente sentito il tema. Insomma: non volevamo che arrivassero risposte della serie“così la smettono di rompere”.

Il risultato è stato più che soddisfacente: 216 aziende, praticamente da tutte le regioni (in prima fila Piemonte e poi Toscana, Veneto, Emilia Romagna, Marche….manca solo l’Alto Adige), hanno risposto al nostro questionario e soprattutto le risposte non sono arrivate solo nei primi giorni, (qualcuno ha addirittura risposto dopo 24 minuti…), ma hanno continuato a pervenire fino all’ultima data utile, il 2 marzo.

Per prima cosa vorremmo dire grazie a tutti i produttori che hanno ritenuto importante risponderci: non potremo citarli tutti per motivi di spazio ma siamo felici che abbiano risposto e risposto con passione. Non si è mai trattato di commenti di maniera ma sono fioccate critiche, complimenti, pacche sulle spalle, consigli, prese di posizione. 
Tra le righe di tutti i commenti la cosa che ci ha fatto più piacere è stato lo scoprire che oramai la parola “inquinamento” viene usata come un normale aggettivo per indicare uno dei problemi dei vetri pesanti. Quando, alcuni anni fa, iniziammo la nostra campagna quasi tutti cascavano dalle nuvole, mentre oggi il problema è chiaro praticamente al 100% dei produttori. Possono poi decidere o meno di intervenire, ma sanno che il vetro pesante è un fattore di grave inquinamento ambientale.

Ma non vogliamo anticiparvi altro e passiamo, sinteticamente ma non troppo, ad esporre le risposte ad ogni singola domanda.

 

La prima “Crede che la bottiglia più pesante sia sinonimo di qualità?" era molto diretta e, almeno credevamo, doveva vedere un “si” o un “no” secco come risposta. In realtà non è andata così.

Accanto a 138 NO (quasi il 64%) , a pochissimi SI (20) e ad un buon numero (23) di indecisi, ben 35 produttori ci hanno risposto praticamente “Per me no, ma per i consumatori si!” Questo potrebbe voler dire quello che sospettavamo: oramai è talmente tanto radicato  il concetto “pesante=buono” che diversi produttori, pur credendoci, hanno problemi e/o remore ad intraprendere la strada della bottiglia leggera. Anche gli indecisi vanno praticamente sulla stessa strada (mah…forse no..però i consumatori..) e sommandoli ai SI arriviamo comunque ad un 36% di produttori in qualche modo sensibili, volenti o nolenti,  al fascino della bottiglia pesante.

 

La seconda domanda era  “Secondo lei le bottiglie più leggere sono più fragili?”e ci sembrava anche questa una domanda da “si o no”.

Invece 105 sono stati i NO, 53 i SI e ben 58 produttori non hanno dato una risposta netta. Quello che abbiamo capito dalle risposte e che l’idea di fragilità dipende da vari fattori. Lasciando da parte per un momento le bottiglie per vini spumanti il primo è sicuramente il concetto di vetro pesante/vetro leggero. C’è chi considera pesante una bottiglia di 500 grammi e chi leggera una di 600. Inoltre il problema controllo di qualità delle vetrerie è importante: da una parte produttori affermano che con bottiglie da 400 grammi non hanno mai avuto problemi e dall’altra abbiamo testimonianze di rotture ripetute con 500 e 550 grammi. Inoltre non tutte le linee di imbottigliamento sono uguali e soprattutto gli imballaggi (sottolineati da molti) hanno un ruolo basilare nella salvaguardia dell’integrità della bottiglia.

Insomma, aldilà della possibile maggiore fragilità (per esempio) di una bottiglia da 300 grammi rispetto ad una di 750 ci sono molti parametri che vanno valutati: tipologia e qualità delle bottiglie consegnate (aldilà del peso) dalla vetreria, linea di imbottigliamento, imballaggi e ovviamente, last but no least, il fattore umano, spesso impersonificato da corrieri con cui tutti, purtroppo devono fare i conti. In definitiva dai commenti avuti abbiamo capito che la scelta di una bottiglia più leggera di qualità certificata (vetrerie mi sentite!!) riesca ad ovviare quasi sempre alle maggiori rotture, specie sulla linea di imbottigliamento e possa quindi essere utilizzata senza paure.

 

La terza domanda era “Crede che la sua azienda possa usare bottiglie più leggere senza portare danno  all’immagine ed qualità del prodotto?" Qui il discorso si faceva teoricamente più complesso ma vediamo prima  i dati: 175 produttori (quasi 82%!!) hanno risposto di SI, solo 25 hanno detto NO e 16 sono rimasti incerti, magari ammettendo di poter usare bottiglie più leggere ma non per i loro vini più importanti.

Questi numeri ci hanno aperto il cuore! Aldilà del farlo o non farlo (domande successive) più di 8 produttori su 10 non credono che diminuendo il peso ci possano essere problemi di immagine. Questo è un grosso passo in avanti e, anche se il consumatore è ancora attirato dalle lucciole “pesanti” la strada al cambiamento è aperta.

 

Seconda ed ultima parte il prossimo lunedì

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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