Ci ha lasciato l’ultima farfalla del sangiovese3 min read

Oggi 3 gennaio 2012 alle 13.30 ci ha salutato per sempre il grande maestro del Sangiovese, Giulio Gambelli. Il suo fisico non ha retto all’ultima crisi di qualche giorno fa e, senza soffrire, se ne è andato.

 

Questa è la notizia, nuda, scarna che purtroppo devo dare, ma qui finisce il mio compito da giornalista e da ora in poi parlerà solo una persona che poteva andare fiero della sua amicizia.

 

“Ciao giovane!” “Ciao vecchio!” Era questo il nostro saluto quotidiano, dove il giovane era ovviamente Giulio. Era uno scherzo ma neanche tanto, perché Gambelli era giovane dentro e questa giovinezza, quasi come un dono divino,  la trasmetteva sempre ai suoi grandi vini.  Era più di un maestro del Sangiovese, ne incarnava il carattere ruvido, scontroso, ma pronto ad aprirsi se si sapeva come prenderlo.

 

Era l’uomo che, a bordo di una serie infinita di R4, aveva insegnato a fare il vino a tutti i produttori di Montalcino ed a una buona fetta di quelli del Chianti Classico. Era un pezzo (grande) della storia degli ultimi 60 anni del vino toscano ma se glielo dicevi si metteva a ridere oppure sbuffava scocciato, perché non voleva sentirsi addosso il peso di una cosa che lui aveva fatto solo per passione e perché amava farla.

 

Giulio Gambelli amava fare il vino, vederlo nascere, capirlo sin dai primi assaggi, addirittura analizzandolo grazie a quell’insuperabile laboratorio che era il suo palato. Non sbagliava mai, ma lui non si sentiva per questo un genio, non voleva  credere che quello che lui sentiva in un vino non lo potessero sentire anche gli altri. Per questo non è riuscito a crearsi “il discepolo” per antonomasia ma tanti enologi che, partendo da basi rigorosamente scientifiche non riuscivano mai ad arrivare al suo livello di genio autodidatta e non riuscivano quindi ad afferrare e fare proprio il “modo gambelliano” di trattare il Sangiovese.

Scusate ma mi mancano le parole e quindi mi rifaccio a quanto avevo a suo tempo scritto nell’introduzione alla sua biografia

“Avere avuto l’onore ed il privilegio di mettere su carta la vita del mio grande amico Giulio Gambelli è stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto. Non solo perché farlo parlare del passato é operazione che richiederebbe strumenti di tortura appositi, ma soprattutto perché, mano a mano che il libro prendeva forma, mi sono sentito come un entomologo che scopre l’ultimo esemplare di una rarissima e meravigliosa famiglia di farfalle. Da una parte c’è la gioia di poter ammirare la sua bellezza, dall’altra la paura di danneggiarla e la tristissima certezza che, purtroppo, dopo di lei non ce ne saranno altre. Giulio è questa farfalla: da oltre sessantacinque anni invece di volare crea vini che ti fanno sentire più leggero. Come una farfalla, che usa solo le sue ali per alzarsi in cielo, Giulio ha sempre e solo adoperato quello che madre natura gli metteva a disposizione. Come una farfalla che rimane sempre vicina al luogo dove è nata, Giulio non si è mai spinto oltre quelli che credeva i suoi confini, non si è mai proposto per interviste e per le luci della ribalta. Il suo linguaggio ed il suo modo di fare sono semplici e leggeri, quasi impalpabili, riassumibili nella parola eleganza. La stessa eleganza con cui sta attraversando la vita, cercando di lasciare un segno tramite i suoi amati vini. Il risultato è che questa farfalla è stata conosciuta ed ammirata solo da pochi fortunati."

Oggi l’ultima farfalla del Sangiovese è venuta a mancare e da oggi siamo tutti più poveri.

Ciao Giulio, che la terra ti sia lieve.

 

 

I funerali si svolgeranno giovedì 5 gennaio alle ore 15 presso la Chiesa Collegiata di Poggibonsi

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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