Pietro Pane e il ristorante che non c’è. Seconda parte.6 min read

E fu così che Pietro fece la conoscenza di "Artemio Zaccaria, Funzionario ASL di prima categoria". Così c’era scritto sulla porta dell’ ufficio dove  si presentò una bella mattina di primavera.

"Buongiorno. Vorrei fare le pratiche per l’apertura di un ristorante".

"Niente di più semplice-affermò Zaccaria- devo solo riempirmi questi due moduli".

I moduli erano di circa 800 pagine l’uno.

Il primo riguardava i dati personali del richiedente: iniziava con nome, cognome, indirizzo, data di nascita ma poi passava a domande sull’ infanzia e sulla famiglia dal 1700 in poi. Richiedeva inoltre vari esami medici: sangue, urine, feci, Q.I, elettroencefalogramma, prove da sforzo, radiografie, ecografie, pap test ed altri 104 esami clinici. In allegato si dovevano inoltre presentare i cordoni ombelicali e tutti i denti da latte sia di Pietro che dei suoi genitori.

Il secondo era anche peggio: riguardava il ristorante. Qui Pietro, che si era subito perso in quella selva di carte, fece il suo primo e ultimo errore.

"Mi scusi signor Zaccaria: qui c’è scritto "Nome del locale: dopo parere positivo dell’ufficio competente" non capisco cosa voglia dire"

"E’ molto semplice-rispose Zaccaria- vuol dire che lei deve sottoporci ad approvazione il nome del ristorante."

"E’ una formalità vero?”

“Per niente caro signore- attaccò Zaccaria con tono cattedratico – il nome di un locale deve essere, chiaro, conciso, non creare turbative all’ordine pubblico e non portare discredito alla reputazione personale. Vedo che continua a non capire e quindi cercherò di essere più chiaro. Mettiamo che lei voglia chiamare il suo ristorante "Putin assassino, guerrafondaio e figlio di puttana" questo, oltre a essere un nome estremamente lungo – a cui però si potrebbe porre rimedio riducendosi al solo "Putin assassino"- porterebbe da una parte discredito al nome del succitato ed inoltre creerebbe sicuramente turbative all’ordine pubblico.”

"Ma io non mi sogno minimamente di…."

“Capisco che lei abbia in mente un altro nome: me lo dica così non ci pensiamo più!”

"L’isola che non c’è" mi è sempre piaciuto…….."

“Ma lei mio caro signore vuole scherzare! –gridò Zaccaria alzandosi in piedi-  "L’isola che non c’è" è un nome pericolosissimo!! Pensi ad un serio e stimato avvocato che, incrociando un amico gli dice “Stasera vado all’Isola che non c’è.” L’altro, non conoscendo il locale, potrebbe pensare che l’amico sia impazzito; magari ne parlerà con altri, la notizia farà il giro della città ed in pochi giorni la reputazione del povero professionista sarà irrimediabilmente rovinata. E la colpa sarebbe sua! Dovrà cambiare nome: qualcosa di semplice, non equivocabile. "Pizzeria Da Pietro" potrebbe andare bene, "Pizzeria" e basta sarebbe anche meglio.”

"Ma il mio è un ristorante……"

“Per favore caro signore. Io le sto dando una mano e lei mi tira fuori delle questioni di lana caprina! E già che ci siamo affrontiamo subito i quattro problemi di Talete.”

"Come ha detto scusi?" Pietro era sempre più turbato.

“Sto scherzando caro signore. Anche noi funzionari ASL abbiamo un cuore!  Chiamiamo così quattro piccoli adempimenti riguardanti quelle "sostanze" che per il filosofo greco formavano il mondo; aria, acqua, terra e fuoco.”

Pietro seguiva a bocca aperta con gli occhi fuori dalle orbite.

“L’aria prima di tutto: Lei dovrà montare cappe aspiranti a proboscide bipolare: Agiscono come le bombe intelligenti: una volta individuato l’emissione odorosa la seguono di nascosto e quando meno se l’aspetta…GNAM,…. Se la pappano in un batter d’occhio. Certe volte si pappano anche le pentole piene e stiamo indagando sulla scomparsa di alcuni lavapiatti cinesi, ma sono il massimo della moderna tecnologia.
Per quanto riguarda l’acqua la circolare 117/x/32 del Ministero della Pubblica Istruzione obbliga al montaggio sia in cucina che nei bagni dei rubinetti a fotocellula sensibile. Sensibile non tanto al passaggio della mano sotto di essa, ma ha parole gentili, frasi celebri o d’amore, coccole, poesie ben lette etc. Personalmente le consiglio di montare il modello San Valentino, programmato per rispondere ed eventualmente sviluppare una discussione amorosa. Viene prodotto in una serie di colori che fanno perdere la testa.
A terra non potrà fare a meno di mettere mattonelle antiscivolo in gomma chiodata. Le migliori sono le Maginot, dotate di piccoli ma potentissimi cannoncini ad acqua saponata che entrano in funzione ad intervalli regolari e comunque tutte le volte che qualcosa cade a terra.
L’ultimo punto, riguarda il fuoco. Per le recenti norme sulla sicurezza lei per cucinare non potrà utilizzare né gas né corrente elettrica ma solo fornelli ad energia solare. Raggiungono difficilmente alte temperature, ma proprio per questo sono estremamente sicuri. Sono anche un po’ lenti, specie nelle giornate nuvolose, ma in un mondo che va sempre più di fretta rappresentano una valida alternativa al Fast Food. Volendo potrà utilizzare anche il fuoco a legna, le nuove normative in materia lo permettono, anche se proibiscono, per chiare ragioni sanitarie, di introdurre la legna in cucina.”

Pietro ascoltava sempre più incredulo e scoraggiato. Ebbe solo la forza di dire.

"Ma io voglio aprire solo un ristorante…"

"Caro signore -sentenziò Zaccaria a petto in fuori – sa quante persone vengono qui per aprire "solo” un ristorante. Gente inesperta come lei, che rischierebbe di avvelenare il prossimo se non ci fossimo noi a vegliare. E poi è bene far capire sin dall’inizio che aprire un locale costa, e molto. Solo le quattro cosucce che ho citato prima le faranno investire almeno 700/800.000 € in più rispetto a quanto previsto: tutto denaro fresco che uscirà dalle sue tasche ed entrerà nel meccanismo produttivo creando reddito che…………."

Non sappiamo nemmeno se Pietro sentì queste ultime parole. Crollò a terra e venne trasportato al Pronto Soccorso dove rinvenne dopo diverse ore. Ma, nonostante Wendy gli fosse sempre vicina, non fu più lo stesso. Mise da parte il sogno del ristorante e ritornò tristemente a lavorare da Tano Uncini. Ma anche lì durò poco: dopo qualche mese Tano dovette licenziarlo perché stranamente tutti i clienti, dopo il primo boccone di qualsiasi piatto, scoppiavano a piangere.

Sembra che qualcuno l’abbia visto partire in una nebbiosa giornata di autunno, a capo chino, senza salutare nessuno, sconfitto. Poche notizie da allora: pare sia stato visto in un’oasi del Sahara cucinare per carovane di beduini che, grazie alle lacrime versate mangiando i suoi piatti, stanno facendo letteralmente rifiorire il deserto.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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