Stefano Milanesi degustazione off limits4 min read

Premessa

Non parliamo volentieri di singoli produttori e delle loro aziende, non è nel nostro stile,  ci piace farlo attraverso i loro vini. Ma è difficile comprendere questi vini astraendoli dal contesto umano in cui vengono creati, così come ci rendiamo conto che assaggiare i vini di Stefano Milanesi  in una degustazione alla cieca potrebbe non pagare anzi, si potrebbe addirittura penalizzarli.

 

 

 

Sapete  come vanno queste cose! Ci s’infila in cantina per una visita di mezz’ora e si rimane per alcune ore. Così  nella cantina Milanesi, nell’Oltrepo Pavese, il tempo è volato. Tra una bottiglia e l’altra , tra una fetta di coppa ed un pezzo di gorgonzola, Stefano spiega. Produttore ed  enologo ha idee chiare su cosa e come produrre, scelte precise.
Si percepisce che quello di fare vino in un certo modo, biologico, non è  una scelta solo produttiva ma di vita,  dettata  non dalla convenienza o dalla moda. C’è un profondo rispetto per la terra, la madre di tutto, anche quando si mostra avara in certe annate e non si concede. Altrimenti come spiegare che alcuni vini non vengono prodotti ogni anno. Non c’è forzatura, non c’è il produrre sempre e comunque,  non c’è la necessità di piegare la terra alle esigenze commerciali.  Si avverte immediatamente appena entrati in cantina; basta uno sguardo per capire.

 

Stefano appartiene alla categoria dei vignaioli, a quelli che il vino lo fanno sin dalla vigna, seguendolo poi nella sua  naturale evoluzione.  Senza invasioni tecnologiche, con lieviti indigeni, chiarifiche senza prodotti di origine animali e ridotte all’osso, solforosa al minimo indispensabile. Insomma un giusto equilibrio tra la naturalità senza estremismo e scienza enologica non invadente per  garantire la massima espressione dei vitigni coltivati.

 

Una piccola considerazione. Ogni volta che mi capita di focalizzare l’attenzione su uno di questi produttori “speciali” trovo sempre qualcuno che dice “l’ho scoperto prima io” come se questo fosse un gioco a chi arriva prima.
Sono ben contento di essere l’ultimo e lo sarò ancora spero, se età,  salute e fegato  me lo consentiranno.

 

Riporto qui alcune mie impressioni, sempre al volo,  sui alcuni vini che abbiamo assaggiato.

 

Vesna Nature Extra Brut


Non c’è millesimo ma sboccato qualche mese fa. 41 mesi sui lieviti eppure non sentirli per questo blanc de noir ottenuto da Pinot Nero. Le sensazioni di lievito sono discrete, poi pan brioche, mela matura ed infine nespola e lazzeruolo. Al palato è rotondo morbido sostenuto da una buona acidità e da bollicine molto fini con carbonica discreta.  Delicato eppure possente con finale molto lungo con ritorno di vaniglia. Sconcertante, un quasi vino.

 

 

Dulòs Riesling 2009


Una selezione di Riesling Italico con un anno sui lieviti. Note di una certa maturità che ricordano la pera Williams  o come suggerisce Stefano pesche selvatiche (che gli ricordano la sua infanzia). Palato pieno dove il frutto si esprime con morbidezza, forse un po’ troppa. Un tantino di spinta acida in più lo renderebbe più fresco  e  veramente grande.

 

 

Setteuve 2003

Classificato come Vino da Tavola è ottenuto da vendemmia tardiva di sette uve:  riesling italico, vermentino, trebbiano, pinot nero vinificato in bianco, pinot rosa, cortese e chardonnay . Colpisce per le sue note  minerali, idrocarburi e resina. La sovramaturazione dona   polposità  e morbidezza. Nessun residuo zuccherino ad inficiare un finale molto lungo.

 

Bucaneve 2007


Una dimostrazione del talento espresso da Stefano, un vino assolutamente fuori quota, difficile da giudicare con i parametri convenzionali anche se questo vale per tutti i vini di Milanesi. Cortese  da vendemmia tardiva, inizialmente un po’ chiuso con  note di riduzione si apre  poi con profumi di albicocca candita, dattero e miele di castagno. Al palato  nette le sensazioni di frutta secca che si aggiunge a quella di frutta candita. Secco con spalla acida che  gli da un bel nerbo e rafforza una  struttura elegante,  senza alcuna cessione zuccherina, ha un finale molto lungo.

 

 

Maderu 2003


Pinot nero con una percentuale di uve appassite. Che sia un vino che gioca sulla concentrazione non c’è dubbio, basta il colore. Eppure il naso è borgognone; penso ad un Pommard. I profumi, dopo un po’ di attesa che lascia fluire le note  riduttive, sono intensi, il frutto esce con prepotenza con contorni di spezie e note balsamiche molto fini. In bocca è potente, morbido e nonostante l’annata particolare anche con buon supporto acido.  I tannini fitti e levigati sono dolci e contribuiscono ad un quadro gustativo piacevolissimo e di grande impatto. Potente ed elegante, figlio di una annata difficile ma magistralmente interpretata. Interessante vedere come Stefano se la caverà con Pinot di annata fresca.

Pasquale Porcelli

Non ho mai frequentato nessun corso che non fosse Corso Umberto all’ora del passeggio. Non me ne pento, la strada insegna tanto. Mia madre diceva che ero uno zingaro, sempre pronto a partire. Sono un girovago curioso a cui piace vivere con piacere, e tra i piaceri poteva mancare il vino? Degustatore seriale, come si dice adesso, ho prestato il mio palato a quasi tutte le guide in circolazione, per divertimento e per vanità. Come sono finito in Winesurf? Un errore, non mio ma di Macchi che mi ha voluto con sé dall’inizio di questa bellissima avventura che mi permette di partire ancora.


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