I tagli giusti al momento giusto: ovvero la potatura invernale della vite.6 min read

La caduta delle foglie indica il momento in cui la vite entra nella fase del riposo invernale, nell’attesa di riprendere l’attività nella primavera successiva.
I lavori che si rendono necessari in questo periodo sono diversi, ma quello a cui i viticoltori pongono la maggiore attenzione è la potatura, poiché con essa si definiscono i presupposti per la nuova produzione.
Le tecniche di potatura adottate variano in relazione all’esperienza ed alle conoscenze dell’operatore unitamente all’insieme delle condizioni esterne che, ovviamente, interagiscono.
Indipendentemente da ciò, qualunque sia la tecnica adottata, è opportuno porre tra i principali obiettivi l’uniformità tra le diverse viti: con la potatura secca, sarà possibile apportare le necessarie correzioni.
La potatura delle spalliere: Guyot e cordone speronato
Negli impianti a tralcio rinnovato (Guyot) la potatura si esegue lasciando un unico tralcio la cui lunghezza è determinata dalla distanza delle viti sul filare.
Questa forma di allevamento presuppone una zona di rinnovo (con lo sperone) e di partenza del tralcio a frutto posto 15-20 cm al di sotto del filo di banchina
Col tempo in questo punto si formerà un’ingrossamento dal quale si otterranno con facilità sia germogli di rinnovo che tralci a frutto i quali potranno essere piegati con facilità in fase di legatura e tagliati senza procurare grosse ferite durante la successiva potatura.
Con questo tipo di potatura cresceranno da 2 a 3 germogli inseriti nella zona del fusto che possono creare affastellamenti; risulta pertanto fondamentale mantenere almeno 10-15 cm fra l’estremità del capo a frutto e la vite successiva. Anche nel caso delle spalliere risulta fondamentale il diradamento a verde dei germogli che va effettuato in epoca precoce.
Nel caso del cordone speronato permanente, si lasciano 4-6 speroni di 1 gemma (gemma di corona + 1 gemma vera), uniformemente distribuiti ad una distanza di 15-20 cm l’uno dall’altro.
È importante fare un taglio “sporco” (cioè lasciare la gemma di corona) di alcuni tralci, anche se deboli, che escono direttamente dal legno vecchio se questi sono in una posizione utile per riportare gli speroni vicino al cordone nella successiva potatura.
Un accorgimento recentemente introdotto per questo tipo di potatura, è quella di posizionare gli speroni solamente nella zona orizzontale del cordone, lasciando e mantenendo completamente puliti il ceppo e tutta la zona di curvatura.
Non sono adatte al cordone speronato le varietà poco fertili nelle gemme basali.
Il sistema a tralcio rinnovato induce un minore vigore vegetativo ed è preferibile in impianti vigorosi, mentre negli impianti con scarso vigore il cordone speronato risulta più appropriato. Inoltre il cordone speronato comporta un minore dispendio di tempo per la potatura, che può essere meccanizzata, evitando la stralciatura e parte della legatura.
Il periodo ideale di potatura
Gli interventi di potatura, influiscono sulla fisiologia delle piante con risvolti diretti: è acquisita la relazione che intercorre tra il periodo della potatura e l’epoca del germogliamento: quanto più precoce sarà la prima, tanto più anticipato sarà il risveglio primaverile successivo.
La potatura è un’operazione essenzialmente manuale che richiede molto tempo. Il viticoltore deve fermarsi con attenzione presso ogni pianta per valutarne i comportamenti passati e i problemi peculiari presenti.
La potatura dei vari vigneti avviene così scalarmene, in diversi momenti. Essendo l’epoca in cui quest’opera viene effettuata un fattore che certamente condizionerà le piante, è importante programmare con attenzione la successione degli appezzamenti in cui si interverrà. Un basilare elemento per questa valutazione è l’età delle piante: quelle più vecchie risultano le più resistenti all’azione disidratante del gelo e della bassa umidità atmosferica, che può verificarsi nel corso dell’inverno; per di più, esse sono inoltre caratterizzate da un germogliamento tardivo. Inoltre, la potatura precoce, stimola un risveglio più anticipato, che può essere considerata in più casi anche positivamente. I primi interventi sono consigliati su questi appezzamenti.
I vigneti più giovani, per contro, sono quelli più esposti all’azione negativa del clima invernale, a seguito della loro grande attività vegetativa e della conseguente formazione del legno, non sempre perfetta.
Nelle zone poco soggette ai danni da gelo invernale la potatura può essere eseguita a partire da caduta foglie, per contro nelle zone fredde con frequenti danni da gelo e sugli impianti giovani, è sicuramente raccomandabile ritardare questa pratica il più tardi possibile compatibilmente alle esigenze aziendali.
I tagli di potatura ed il Mal dell’esca
Tra le maggiori accortezze che può essere conveniente avere, vi è l’impegno ad evitare il sorgere dell’esigenza di grossi tagli nel corso dei futuri interventi di potatura invernale. Le consistenti riduzioni del ceppo, finalizzate al "ringiovanimento" della pianta, richiedono l’uso del seghetto. Tali amputazioni riducono notevolmente le potenzialità funzionali degli organi interessati tra cui, primo fra tutti, è il ceppo.
In questi ultimi venti anni, si è sempre più diffusa la malattia della vite nota con il nome di Mal dell’esca. Da quanto risulta fino ad oggi, pare che proprio le grosse ferite possano rappresentare i principali punti di insediamento degli agenti di questo male.
Il Mal dell’esca è una malattia fungina che colpisce il legno e si manifesta con i classici sintomi nel periodo estivo o alla vendemmia.
Negli impianti giovani, si pone il problema di ritardare il più possibile la comparsa della malattia. Per questo si consiglia, nel corso della potatura invernale, di limitare per quanto possibile grosse ferite da taglio che vanno comunque disinfettate con pennellature di una miscela di colla vinilica, acqua e sali di rame. Sono inoltre da evitare potature anticipate nel periodo autunnale.
Il legno colpito va allontanato. Per le viti sintomatiche segnate nel corso dell’estate c’è una possibilità di recupero con la capitozzatura se si elimina completamente il legno con sintomi di carie e disinfettando la ferita. Per ridurre le possibilità di diffusione della malattia, si consiglia di eseguire questa operazione prima di iniziare la potatura del vigneto.
Alcune indicazioni  per la potatura invernale
– Predisporre le piante alla futura potatura di produzione fin dai primi anni.
– Non ridurre drasticamente il ceppo
– Curare la scelta dello sperone per il futuro (Guyot)
Con la potatura è opportuno cercare di mantenere la regolarità degli spazi di ogni vite, sacrificando un po’ le più vigorose a vantaggio di quelle più sofferenti.

La gestione dei sarmenti
Solitamente il controllo dei residui di potatura del vigneto, viene realizzato secondo due differenti linee operative: quella più storica dell’asportazione dal campo, e quella altrettanto consolidata e diffusa della trinciatura.
L’asportazione dei tralci, è la più datata come tecnica, e negli ultimi anni sta conoscendo una riscoperta per  una duplice rivalutazione: il possibile contributo al contenimento della diffusione di alcune malattie del legno, ma soprattutto dovuto alle nuove potenzialità di utilizzo del legno a fini energetici.
La trinciatura in loco, sicuramente è un tipo di gestione più economico rispetto al precedente, e per di più permette di capitalizzare una parte della quota di restituzione della sostanza organica e di unità fertilizzanti da lasciare al vigneto.

Davide Ferrarese

Davide Ferrarese, agronomo e profondo conoscitore del Piemonte agricolo, per diversi anni nostro “metereologo ufficiale” ci ha lasciato in eredità tantissimi interessanti articoli.


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