Bardolino e Chiaretto: l’annata 20105 min read

Ormai è un appuntamento fisso entrato nel mio calendario annuale di degustazioni: a Lazise domenica scorsa, 6 marzo,  il Consorzio di Tutela del Bardolino ha presentato la nuova annata, il 2010.
Rispetto a tutti le altre presentazioni, qua ha veramente un senso venire ad assaggiare l’annata nuova poiché i vini assaggiati sono quasi tutti già in bottiglia e quasi tutti già in vendita.

Il successo di questa denominazione non si ferma. “Il chiaretto è sempre più di moda” secondo le parole di Angelo Peretti, direttore del Consorzio nonché ideatore dell’anteprima,  “Fino a 2 anni fa non si incassavano le spese di produzione” Angelo prosegue con fare soddisfatto. Ne ha ben donde visto che anche quest’anno il prezzo delle uve nel comprensorio del Bardolino è ulteriormente aumentato: una rara eccezione nel panorama italiano.

I motivi sono ancora gli stessi: vino leggero, facilità estrema di beva, facilità di abbinamento con molte cucine diverse e fantastico rapporto qualità prezzo per la gioia di ristoratori ed enotecari che possono sfruttare margini ormai impensabili su altri settori vinicoli.

Un po’ di numeri: le bottiglie di Chiaretto ormai ammontano ad 11 milioni, mentre 21 milioni sono quelle di Bardolino; tutte assorbite interamente dal mercato.
La struttura delle cantine di questa zona è molto variegata ed anche molto ben bilanciata: si dividono la produzione in parti pressoché uguali 3 principali attori: le cantine sociali, i grandi gruppi e le piccole cantine.
Con questa felice situazione il Consorzio si sta muovendo affinché il Bardolino cerchi una sua identità ben precisa e non voglia assomigliare al cugino maggiore, il Valpolicella (prodotto praticamente con le stesse uve). Paradossalmente (ma neanche tanto) direi che è stato quest’ultimo ad allontanarsi sempre di più dalla piacevole leggerezza del Bardolino, nel tentativo di assomigliare sempre di più al fratello maggiore, l’Amarone.

Ma veniamo all’annata 2010: abbiamo ancora tutti in memoria il suo andamento climatico, con un’estate cortissima e una lunga stagione di piogge iniziata sul Garda fin dai primi giorni di agosto e protrattasi per tutto l’autunno.
Dunque con un vino così “poco consistente” ci si poteva aspettare un piccolo disastro in sede di assaggio; in realtà così non è andata: un’annata bagnata e anche con temperature medie molto inferiori alla media è stata salvata dalla bravura dei vignaioli che sono riusciti comunque a portare in cantina un’uva che ha permesso di produrre Bardolino e Chiaretto più che dignitosi.

 

 

Gli assaggi

Chiaretto Spumante 2010.

Chiaretto Spumante 2010.

Il numero di questa tipologia è in costante crescita, ma la strada per la qualità è ancora lunga. La quasi totalità dei 13 vini assaggiati è prodotta con il metodo Charmat, il che lascia poco spazio alla ricerca di  complessità al palato. Inoltre troppe imprecisioni aromatiche e scarsa piacevolezza  hanno reso la degustazione piuttosto difficile e noiosa.
Personalmente ho comunque apprezzato quelli delle cantine Villa Medici, Ca’ Bottura e Monte Oliveto.

 

Chiaretto 2010.

La maggior parte di questi vini è prodotta attraverso breve contatto con le bucce, ma alcuni produttori usano anche il salasso del Bardolino.  In generale la diluizione da andamento climatico si è fatta sentire, malgrado ciò la spiccata vena acida ha reso gli assaggi piacevoli. Anche lo spettro aromatico ne ha tratto benefici con nasi più precisi e note molto fresche. Un appunto si deve fare alla varietà cromatica del colore del Chiaretto: dal buccia di cipolla tenue al cerasuolo carico, tutte le tonalità sono rappresentate, sarebbe auspicabile una più precisa identità anche in questo parametro.
In particolare mi sono piaciuti: Le Fraghe, Villa Medici, Corte Fornello, Corte Giollare, Le Tende, Pigno, Girardelli, Ronca.

 

Bardolino 2010.

I produttori a Lazise l’hanno definita “un’annata magrolina”  ed è stata un bel test per capire le loro capacità tecniche. Pochi vini da scartare, poche imperfezioni ed una media di punteggi piuttosto buona testimoniano che l’evoluzione in cantina c’è stata e che i produttori hanno acquisito una buona affidabilità.
Non è un caso se 10 anni fa intorno al lago si vedevano solo pergole ed oggi si vedono solo spalliere; se prima i 150 quintali per ettaro erano la regola ed oggi i 130 sono già tanti. La strada è quella giusta e, per la cronaca, solo un vino aveva un palese problema di eccesso di legno, a conferma del fatto che non c’è la volontà di scimmiottare altre zone o usare a sproposito tecnologie quando queste non si adattano alla materia prima di cui si dispone.

Dunque un Bardolino più che dignitoso da un’annata “più che magrolina”.
Le mie preferenze sono per: F.lli Zeni, Guerrieri Rizzardi, Le Muraglie, Casaretti, Marchesini, Ronca, Ca’ Bottura, Canella, Corte Gardoni, Menghello, Zenato.

 

In conclusione mi sentirei davvero di consigliare a qualsiasi appassionato un piccolo giro in quel di Bardolino ed i suoi comuni limitrofi per scoprire una realtà “minore” che minore davvero non è.  Anche per apprezzare l’incantevole paesaggio che questi luoghi propongono; un bicchiere di Chiaretto ed un risotto alla Tinca (deduco che sia il piatto tipico della zona visto che ho avuto modo di assaggiarlo in tre versioni diverse in tre momenti diversi!!!) in riva al lago hanno sempre il loro fascino.

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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