Quando ho chiesto l’accredito per la terza edizione di Grandi Langhe, dal 2 al 4 aprile, sono rimasto di sasso. Avevo ancora il dito sul tasto invio del computer, che è arrivata la mail di conferma.
Il 28 gennaio ero il numero 26, un amico, accreditatosi oltre un mese dopo, mi ha riferito di avere conquistato una posizione attorno al 50.
Nella tre giorni langarol-roerina, in diverse località, si sarebbero dovuti assaggiare i vini delle nuove annate.
Si sarebbero, perché in realtà si è perpetuato lo schema delle due edizioni precedenti. Con produttori che presentano regolarmente le nuove annate, altri che presentano annate già esaurite in commercio, ed altri ancora che pescano tra annate più vecchie.
Poi c’è la corrente futurista, produttori che presenta vini che verranno messi in vendita, forse, verso fine anno. Ecco, il senso di quest’ultima cosa mi sfugge.
D’altronde è’ pur vero che il consorzio, come del resto nelle edizioni precedente, non cita mai nel programma ufficiale, l’annata in presentazione. Tuttavia, si dà per scontato che i partecipanti troveranno le annate nuove, a maggior ragione quando Grandi Langhe si unisce a Nebbiolo Prima, come è accaduto quest’anno nel nuovo e forse definitivo format.
La scorsa edizione
Nell’edizione precedente, infatti, si è sfiorato il ridicolo quando a Grandi Langhe vennero presentati vini proposti poi a Nebbiolo Prima oltre un mese dopo. Ricordo ai nostri lettori non addetti ai lavori che Grandi Langhe è rivolta ai soli operatori: enoteche, buyer, sommelier, ristoratori e anche giornalisti, mentre Nebbiolo Prima è sempre stata riservata alla sola stampa specializzata.
Sarà questo il format definitivo? Vedremo, nel frattempo domandiamo se ci si deve attendere che anche Grandi Langhe diventi annuale. Così, tanto per organizzarsi per tempo.
Se l’edizione precedente mi aveva lasciato perplesso, questa mi ha lasciato iperdubbioso circa il suo futuro.
Poi magari i numeri di presenze che verranno forniti ufficialmente mi smentirà, ma la sensazione netta e precisa è che le presenze siano diminuite, di pubblico e di aziende vinicole. E quando le presenze calano c’è qualcosa che non funziona: può essere il periodo, troppo attaccato come al solito al Vinitaly e alle altre manifestazioni succhia ruota della fiera veronese, oppure il periodo è troppo breve e i luoghi degli assaggi troppo distanti, oppure ci sono troppi vini, oltre a quelli ufficiosamente oggetto della manifestazione.
Mi spiego: se vai ad assaggiare le nuove annate di Barbaresco o Barolo, e poi ti trovi davanti ad un produttore che ha anche altri vini, e te li propone, che fai? A questo punto diventa difficile evitare di assaggiare tutta la gamma, e così si finisce per perdere il filo.
Il futuro
A mio avviso, così com’è oggi, non credo che questa manifestazione possa avere un futuro, specie se noti che alcuni grandi nomi la disertano; altro segnale non proprio positivo.
Pochi giorni, troppi vini disomogenei, troppo vicino il periodo a Prowein e a Vinitaly. Alla fine della fiera non si può evitare di chiedersi: ma a chi serve un grandi langhe così com’è? A noi giornalisti di serie “B” no di certo. Agli enotecari? dubito che Domenica vengano in Langa per farsi 3 gg di assaggi. Allora ai ristoratori? Come no! Provate a domandarglielo come ho fatto io. Ah bè, ci sono pur sempre i buyer; eccerto, aspettano la biennale per fare acquisti!
Però si può sempre contare sui sommelier e gli amatori, cioè i Winelovers. E forse anche i wine influencer come ci ricorda il critico mascherato Visintin; saranno pochi ma i loro post pesano come macigni sulle vendite.
Ma non sarebbe meglio, invece, allargare Nebbiolo Prima ad un maggior numero di giornalisti, magari offrendo l’ospitalità solo ai Top Writers lasciando agli altri l’onere di provvedere da soli all’alloggio? E magari invitare solo alcuni Buyer selezionati.
Credo che ogni persona appartenente a questa categorie professionali potrebbe utilizzare meglio il suo tempo nelle Langhe se avesse la possibilità di assaggiare seduto e con un servizio di mescita. In fondo, il tempo per contattare un produttore che gli interessa lo può sempre trovare nel pomeriggio, una volta terminate le sessioni di assaggio.
A me sembra così semplice, basterebbe copiare il modello, direi perfetto, adottato dal Consorzio del Chianti Classico.
Opposta valutazione dal punto di vista puramente organizzativo. Nulla da dire, anzi…navette a sufficienza, personale efficiente e preparato, e un buon catering hanno reso meno problematico saltare da un paese all’altro per assaggiare le centinaia di vini a disposizione.