Degustazione Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba: “l’altro Nebbiolo” tra passato e futuro5 min read

Mentre degustavamo i Nebbiolo d’Alba e i Langhe Nebbiolo, me li sono immaginati come due gemelli dizigoti: nati dalla stessa mamma, con lo stesso sangue nelle vene ma alla fine molto diversi l’uno dall’altro.

 

Sono infatti vini provenienti dallo stesso vitigno, in buona parte anche dalla stessa zona, addirittura uno (il Langhe) può nascere dall’altro a “caduta”, eppure sono  molto diversi “caratterialmente”. 

 

Per noi rappresentano un po’il passato  e il futuro di quelli che potremmo definire alla borgognona come “i Villages di Nebbiolo” . Attenzione, questo non vuol dire che uno sia meglio dell’altro:  anche se dai nostri assaggi è uscito meglio il Langhe Nebbiolo (media stelle 2.63  contro 2.36 del Nebbiolo d’Alba. Tanto per fare un confronto la media stelle del Barolo 2010 è stata di 2.74), quello che ci preme sottolineare è che i due vini rappresentano “realmente” due facce diverse di un vitigno e di un territorio.

 

Il Langhe Nebbiolo, che può avere anche un 15% di altre uve, lo abbiamo degustato e percepito come vino dove il vitigno principe del Piemonte mette in gioco la sua piacevolezza senza rinunciare alle proprie “tanniche” caratteristiche. Un vino giovane, da bere giovane (diciamo al massimo entro 4-5 anni) che gioca molto su una freschezza e immediatezza aromatica poco cercata in passato.

 

Mentre il Nebbiolo d’Alba l’abbiamo vista come una denominazione “vaso di coccio tra vasi di ferro”, schiacciata dall’importanza di Barolo e Barbaresco, in parte bloccata da un disciplinare che la identifica come “una via di mezzo” tra un vino giovane ed uno da grande invecchiamento, con la voglia nascosta ma non troppo di competere con i cugini più blasonati ma con difficoltà oggettive ad espandersi e anzi, con il serio rischio di contrarsi a vantaggio del Langhe Nebbiolo.

 

Ad oggi le due denominazione imbottigliano quasi lo stesso numero di bottiglie , diciamo attorno ai quattro milioni e mezzo ed entrambe sono in crescita ma c’è un dato che parla chiaro e cioè che dal Nebbiolo d’Alba qualcuno già “declassa” (termine brutto ma rende l’idea) a Langhe Nebbiolo.

 

In verità essendo  il Langhe Nebbiolo la classica denominazione a caduta (ha solo 315 ettari iscritti alla DOC, il resto arriva a caduta da altre denominazioni) è quasi normale “far ricadere” su questo vino. Una cosa però è farlo da un vino di una denominazione chiaramente votata all’invecchiamento e che deve attendere alcuni anni prima di entrare in commercio, un’altra è declassare da una che viene vista anch’essa  come una denominazione da bere giovane.

 

Se ci pensiamo un attimo Il vero problema  del Nebbiolo d’Alba è appunto questo, voler essere un vino giovane e nello stesso tempo un vino da buon  invecchiamento:  una doppio modo di presentarsi che certamente non gli gioverà e probabilmente non gli sta giovando adesso. Forse sarebbe il caso di decidere una strada e seguirla con convinzione.

Al contrario il langhe Nebbiolo è chiaramente presentato da tutti come un nebbiolo giovane da bere giovane e questa univocità di presentazione è forse l’arma migliore per un posizionamento preciso  sul mercato. 

 

Come potrete vedere cliccando su questi due link i risultati degli assaggi di  Langhe Nebbiolo e Nebbiolo d’Alba  hanno visto prevalere i primi rispetto ai secondi per un semplice motivo: i Langhe Nebbiolo hanno quasi sempre (anche quando c’è notevole struttura) una freschezza e facilità di beva che invece talvolta manca ai Nebbiolo d’Alba.

Quest’ultimo sembra essere un vino che “si prende un po’ troppo sul serio”, mentre il Langhe Nebbiolo è un vino più scapigliato, “nebbiolescamente immediato”, sicuramente più eclettico grazie anche a quel 15% di altre uve che lo possono rendere ancor più piacevole.

Questo l’abbiamo constatato in ogni annata degustata e, a proposito di annate, il nostro consiglio è di berli (soprattutto il Langhe) abbastanza giovani, diciamo al massimo di 3-4 anni.

 

 

Per chiudere, un problema che vediamo per entrambe le denominazioni  è quello della sovrapposizione commerciale: infatti quali sono le differenze da disciplinare tra i due vini? la zona di produzione, il metodo, le rese, l’invecchiamento? Dal punto di vista del consumatore sono due denominazioni quasi fotocopia (qua sotto troverete un sintetico modo per riconoscerle) e questa confusione andrebbe in qualche modo chiarita.

 

Chiarissimo e come sempre basilare invece è stato l’aiuto del Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani che ringraziamo per averci raccolto e spedito i campioni.

 

 

 

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Le differenze sostanziali

 

Fondamentalmente il Langhe Nebbiolo è una denominazione “ a caduta”. Oltre a poter essere prodotta in molti più comuni del Nebbiolo d’Alba, ha pochissimi ettari iscritti alla DOC in quanto quasi tutte le cantine che lo producono “declassano” Barolo, Barbaresco, Roero e Nebbiolo d’Alba. Quindi il Langhe Nebbiolo (che può avere al suo interno anche un 15% di altre uve) nasce subito come “secondo vino” di tante cantine, come prodotto da mettere in commercio abbastanza velocemente, ma nascendo da vigneti di Barolo, Barbaresco etc, ha comunque “natali importanti” di cui fregiarsi.

 

Il Nebbiolo d’Alba è invece un vino di tipologia paragonabile ai grandi rossi di Langa da invecchiamento, può essere prodotto solo da vigneti iscritti alla DOC e in molti meno comuni rispetto al Langhe. Deve maturare almeno 12 mesi (quasi sempre in legno) prima di entrare in commercio. Può essere “declassato” (il disciplinare parla di “scelta vendemmiale” e forse è più carino dire così) come gli altri cugini a Langhe Nebbiolo. Visto che in diversi comuni della DOC non si può produrre Barolo e/o Barbaresco, è visto da una fetta dei produttori come il loro “Nebbiolo importante” mentre da chi produce gli altri due  è considerato come secondo o terzo vino.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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