Partiamo dai numeri, che in questo caso hanno un peso specifico importante: 109 vini degustati, 68 senza indicazione d’annata e 41 millesimati.
Un gruppo corposo, quello dove normalmente abbiamo gli “entry level”, cioè la tipologia di Franciacorta più prodotta e quella che ha, escludendo i millesimati, il prezzo più basso. Dal punto di vista dei millesimati la categoria che, dal punto di vista qualitativo ha fino ad oggi “tracciato il solco”, ponendosi come esempio di come in Italia si possano fare grandi bollicine metodo classico.
Quindi più che una categoria potrebbero essere due, perché quello che si chiede ad un Franciacorta Brut è molto diverso da quello che ci si aspetta da un Franciacorta Brut Millesimato: In parole povere una forbice con le due punte molto distanti tra loro.
La notizia “brut” di quest’anno è che le due punte si sono avvicinate, e non poco.
Da una parte grazie ad un netto miglioramento medio dei vini di prima fascia, quelli che dovrebbero aprire la strada al Franciacorta. Questo è sicuramente un bene, anche se dobbiamo per amor di cronaca mettere in evidenza una leggero aumento medio delle sensazioni dolci, che però da sole non giustificherebbero il miglioramento riscontrato.
Sinceramente crediamo che mano a mano che la vigna franciacortina invecchia la qualità dei vini “base” non può che migliorare.
Due dati semplici semplici per quantificare il miglioramento: negli ultimi 2 anni i brut con almeno 3.5 stelle erano 5 tra i millesimati e solo 1 tra i non millesimati; quest’anno sono 4 tra i primi e 3 nei secondi.
Complessivamente i Brut sans année con almeno 3 stelle arrivano al 44% (30 su 68 degustati) che è come dire che quasi uno su due è di un livello piuttosto alto. Questo per dei vini destinati ad un consumo più di base è certamente una bella carta d’identità con cui andare per il mondo.
Ma veniamo all’altra punta della forbice, quella dei millesimati, che pur vedendo scendere da 5 a 4 i campioni con almeno 3.5 stelle, hanno comunque il 58% di vini (24 su 41) che hanno raggiunto le 3 stelle: questo è un livello sicuramente alto, anche se i Pas Dosé millesimati sono arrivati al 63%.
Un breve inciso a proposito di quest’ultimi: con 36 campioni degustati arrivano praticamente alla pari del numero dei brut millesimati: questo, anche se solo a livello di percentuale e non certo di numero totale di bottiglie, fa comunque capire quanto abbiamo sostenuto qui e cioè come stia girando la “ruota qualitativa” in Franciacorta.
Ma torniamo ai Brut millesimati: abbiamo visto due cose, la prima è una lieve diminuzione dei vini di punteggio molto alto, l’altra una percentuale notevole di bollicine ai buoni livelli rappresentati dalle 3 stelle. Questa è forse la fotografia più giusta e reale di questa parte della tipologia, che ha sempre tanti vini di buon livello, ma forse qualche punta in meno.
Oramai è qualche anno che questa tendenza è in atto e se dal punto di vista “guidaiolo” non porta acqua al mulino della denominazione, da quello del consumatore finale deve essere vista come una bella c ertezza di qualità, con quasi il 60% dei prodotti da comprare con assoluta tranquillità
.
In definitiva tra i brut possiamo mettere agli atti una bella rimonta dei sans année nei confronti dei millesimati: con i primi sempre più una garanzia per chi si avvicina al Franciacorta (in alcuni casi però a prezzi non proprio convenientissimi) e con i secondi che hanno un largo bacino di buoni vini ma a cui mancano ormai da anni i grandi picchi del passato.
Per sapere quindi quali vini acquistare potete cliccare sul link a fondo pagina, mentre se volete conoscere solo i vini che hanno raggiunto i punteggi più alti vi basta cliccare qui .
Nel prossimo appuntamento con i Franciacorta parleremo dei Satén…non perdetelo!