Andreas Marz: vi racconto come ho vinto contro Carapelli.8 min read

Andreas Marz è un bravo collega ed un  carissimo amico. E’ famoso per essere un giornalista che non sopporta le mezze misure e prende di petto le situazioni. E’ un grande esperto di vino e d’olio ma è quest’ultimo il prodotto che ama di più. Questo suo amore e soprattutto la  voglia di far sapere scomode verità ha fatto si che venisse denunciato dalla ditta Carapelli. In quest’intervista ci parla di questa difficile esperienza, per fortuna conclusasi con la sentenza, a lui completamente favorevole, che  il fatto non sussiste.

 

Winesurf.
Prima di tutto raccontaci brevemente cosa è successo.
Andreas Marz
Nel  2004 noi di Merum abbiamo deciso, in collaborazione con la ZDF(televisione tedesca n.d.r.), Der Stern , e Slow Food Magazine Deutschland, di  parlare della presenza di cosiddetto “olio extravergine d’oliva” italiano sugli scaffali dei supermercati  tedeschi. Così abbiamo fatto una “specie di razzia” e raccolto 31 bottiglie di olio di marche diverse in 15-16 supermercati
W.
Perché l’hai fatto?
AM.
Tutto nasce  dalla mia rabbia, che risale oramai a 20 anni fa quando ho iniziato a scrivere di olio, per questi oli extra vergine fasulli, venduti a prezzi bassissimi,  che costringono praticamente i veri produttori di olio a vendere buoni oli a prezzi da supermercato.  Sono fermamente convinto che il 95% dell’olio definito extravergine è fasullo.
W.
il 95% di quello venduto al supermercato?
AM.
Non solo di quello, di tutto. Perché i produttori veri rappresentano una parte minimale del mercato che non incide quasi sul totale. E ciò, come potranno dirti produttori di vino e olio in Toscana o in altre regioni, perché produrre vero olio extravergine d’oliva è solo un costo, dovuto a quello che ti ho detto prima.
W.
Allora….avete comprato i campioni e poi cosa avete fatto?
AM.
Abbiamo  preso contatto con il laboratorio di analisi della Camera di Commercio di Firenze e loro, oltre ad analizzarlo, lo hanno fatto degustare ai loro due panel professionali. In pratica hanno fatto la trafila legislativa per stabilire se un olio, dal punto di vista legislativo, è extravergine. La legge infatti prevede una serie di analisi ed un assaggio.

W.
Allora vediamo di capire: l’extra vergine, da un punto di vista legislativo ha, per la legge italiana determinati parametri.  Tutti quegli oli presi sugli scaffali rispondevano a questi parametri chimici?
AM.
Si.
W.
 Quindi le analisi chimiche erano positive.
AM.
Certo. Ma purtroppo  30 oli su 31 puzzavano. Se io o te li avessimo messi  sotto il naso non potevamo non notare che puzzavano e per legge un extravergine non deve puzzare.
W.
Però mettiamo che io e te abbiamo il naso al contrario e che in realtà questo oli profumino…
AM.
Hai detto una cosa importante..è lì dove casca l’asino, possiamo sbagliare e anche il panel può sbagliare ..
W.
Allora cosa è venuto fuori dai panel?
AM.
Una bella confusione!  hanno fatto due panel:  tre quarti di questi oli non erano extravergine ed i risultati dei due panel erano pure diversi tra loro. Poi i campioni sono stati degustati anche dal  panel dell’Arpat (Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Toscana) che non è un panel ufficiale ma è quasi di più, essendo quello di riferimento giuridico. Questo panel  ha rilevato che 30 di questi 31 campioni non erano extravergine!  Uno solo aveva le caratteristiche per essere definito extravergine.
W.
E tu hai pubblicato questi risultati.
AM.
Certo! Alla Carapelli questo non è piaciuto,  come non è piaciuto d altri industriali ma solo la Carapeli ha denunciato.
W.
Chi?
AM.
 La Camera di Commercio di Firenze, il suo presidente, il suo direttore, i responsabili del laboratorio e dei Panel.
W.
Quindi tu non sei stato denunciato?
AM.
Allora no. Sono stato denunciato solo dopo che ho fatto un articolo in difesa della Camera di Commercio (vedi) . La denuncia è scattata in base a queste mie 5 affermazioni (vedi).
W.
Quindi la tua era una causa diversa da quella di tutti gli altri.
AM.
Si.
W.
E l’altra causa come è andata a finire.
AM.
Non lo so di preciso ma nessuno è stato condannato.
W.
Passiamo oltre: visto che tu sei svizzero e gli oli erano stati raccolti in  Germania , perché non li hai fatti analizzare alla Camera di Commercio di Amburgo o di Zurigo?
AM.
Per lo stesso motivo per cui la birra non la faccio analizzare a Catania ma a Monaco di Baviera, cioè nel luogo dove sanno come farla e riconoscerla.
W.
Ci sono diverse cose poco  chiare in questa vicenda:  se Merum è una rivista sviizzera che pubblica in lingua tedesca e viene distribuita in Svizzera Austria  perché ti hanno denunciato in Italia?
AM.
Perché negli altri paesi la causa non avrebbe avuto seguito. Però c’è da dire che hanno mandato i Carabinieri ad indagare ed hanno scoperto che Merum ha “ben” 2 abbonati in Italia.
W.
Quindi per 2 abbonati ti hanno fatto causa…E per quanto riguarda la tua denuncia  cosa hai fatto?

AM.
Ho dovuto prendere un avvocato.
W.
Che poi, dopo la sentenza di assoluzione, ti ha pagato la Carapelli?
AM.
No l’ho pagato io.
W.
Quanto?
AM.
Circa 8000 € e mi è andata bene! Quello che si è concluso con la mia completa assoluzione ( il giudice Luciano Costantini del Tribunale di Pistoia, con sentenza del 12 maggio 2009 “assolve Marz Andreas Anton dal reato ad egli ascritto perché il fatto non sussiste “ n.d.r.)  era il processo penale, dove rischiavo sei mesi di carcere ed una multa di 25.000 come anticipo per il processo civile. Se fossi stato condannato adesso, nel procedimento civile avrebbero potuto chiedere un risarcimento danni di 100 milioni di €, magari ridotto poi a due  o tre ed io avrei dovuto vendere tutto quello che possiedo per pagare .

W.
ti sei ritrovato piccolo giornalista Davide contro un grossissimo Golia. Nei momenti in cui pensavi al processo, con la possibilità di vedere cadere tutto quello che avevi fatto nella vita…
AM.
Mi è venuta la pericardite!
W.
Da quanto successo si può pensare che l’italia è un paese dove, quando un giornalista dice la verità, rischia di brutto.
AM.
Come sai la libertà di stampa in Italia è pari a quella del reame di Tonga. Mi pare che siamo al 92 posto nel mondo per libertà di stampa.
W.
Adesso ci sarà la causa civile?
AM.
Non credo, perché è stato provato che non ho fatto niente e nessuno ha fatto appello.

W.
Alla fine di tutto, per  aver fatto bene il tuo lavoro hai rischiato il carcere, la casa, il tuo futuro e speso 8000 €.  La domanda è hai vinto? Ti senti vincitore?
AM.
Mi sento molto sollevato però la causa in pratica l’ha vinta la Carapelli, perché con questo suo atto di forza ha dimostrato a tutti che non si scherza con una multinazionale, bisogna stare zitti perché altrimenti si rischia grosso. Io ho vinto una piccola battaglia ma tutti noi abbiamo perso una guerra.  Loro hanno speso 6000 € ed hanno ottenuto  che ora tutti tremano. Se io ritornassi con altri 30 campioni dalla Germania chi vuoi che me li analizzi? Chi avrà il coraggio di dirmi di si? Quindi questo è un colpo contro la libertà di stampa. Non scherzare con Carapelli.
W.
Quasi quasi, prima di andare anch’io sotto processo, interrompo e vado via… Presentata così non mi sembra un gran vittoria, la chiamerei una vittoria di Pirro. Adesso però facciamo un parallelo: tu sei sia un giornalista esperto sai di olio sia di vino. Sarebbe potuta succedere una cosa del genere nel mondo del vino?
AM.
Il vino è tutto un’ altro mondo. Anche le aziende da grandi numeri sono dentro all’agricoltura. Per esempio  GIV:  io parlo con Pedron come con il mio vicino di casa. Lui ha gli stessi interessi, anche se moltiplicati per mille, di un piccolo produttore. ..il vino è casa dolce casa, qui non potrebbe mai succedere una cosa del genere
W.
È un mondo più libero o un mondo diverso?
AM.
È un mondo più variegato, più frazionato, più piccolo. Se vai nel mondo dell’olio entri nel mondo della grande industria alimentare.
W.
Ma questi oli, che la legislazione italiana definisce extravergini, non fanno male?
AM.
Male non credo, quello che io dico è che sono oli illegali.
W.
Faccio il difensore  d’ufficio. Se la legge europea dice che tutti quegli oli che rispondono a quei è parametri sono extravergini, non vedo dove siano gli estremi per la truffa.

AM.
Perché l’ultimo parametro ufficiale  è quello sensoriale ed un olio extravergine non deve puzzare! Un extravergine non deve presentare difetti. Lì sta il punto dove dovrebbe cascare l’asino: chi stabilisce se quell’olio puzza?  il panel, composto da esseri umani ed il naso umano può sbagliare…..

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE