Vetro pesante: non ci siamo tolti un peso, ma…..7 min read

"Siamo partiti dall’utilizzo di bottiglie bordolesi DECO da 500 gr. per tutti i vini, a partire dall’annata 2003 abbiamo cominciato ad usare le bordolesi VIP da 450 gr. per i Chianti Classico e la Riserva e la STANDARD da 400 gr. per l’IGT. A partire dall’annata 2006 abbiamo adottato la standard per tutti i vini, con un risparmio di 100 gr. a bottiglia. Rispetto agli inizi, il nostro cartone da 12 pesa oggi 1,2 kg in meno, un pancale contenente 60 cartoni pesa quindi ben 72 kg in meno."

 

 

Ci è sembrato questo il modo migliore per iniziare a parlare dei risultati del nostro ennesimo questionario sul peso delle bottiglie. Queste parole (dei titolari della Fattoria di Geggiano, in Chianti Classico) sintetizzano perfettamente il nostro pensiero  e lo rendono anche “numericamente” tangibile.
Di risposte del genere ne abbiamo ricevute più di quanto pensavamo, ma prima di scendere nei particolari facciamo un breve riassunto e diamo alcuni numeri.

Nel mese di settembre, all’interno del nostro progetto “Meno pesa più vale” per la diminuzione del peso delle bottiglie, abbiamo fatto  ad almeno 2500 aziende di vino italiane una semplice domanda “Di quanto è diminuito il peso delle vostre bottiglie nell’anno in corso?”


Abbiamo ricevuto 178 risposte che, se da un punto di vista percentuale non sono un grandissimo successo (attorno al 7%)  dal punto di vista numerico ci dicono però che quasi 200 produttori ( e non crediamo siano pochi) si sono mossi per risponderci. Non solo, molti non si sono limitati a rispondere ma ci hanno mandato le loro riflessioni in merito.  Proprio queste noi vogliamo utilizzare per cercare di fare un quadro il più reale possibile del “problema vetro” nel vino.

La prima riflessione è piuttosto pessimistica e nasce dalla percentuale di risposte avute. Anche se eravamo in periodo di vendemmia, il 7% di risposte vuol dire che la stragrande maggioranza, di questo problema, se ne strafrega. Se volessimo vedere il bicchiere mezzo vuoto ci dovremmo fermare qui.

Le 178 risposte e soprattutto i loro contenuti ci spingono non solo a non essere troppo pessimisti ma ad approfondire seriamente questo argomento  ( per farlo sfrutteremo anche le risposte che alcune aziende ci hanno inviato e che ringraziamo in blocco).

Del resto per vederlo mezzo pieno potremmo prendere diverse risposte (tra l’altro troverete i commenti per noi più interessanti raccolti qui ): scegliamo quella di Pasini, nel bresciano .

Abbiamo tolto circa il 25% del peso, passando da 750 grammi a 550 grammi. Abbiamo anche smesso di incartare i vini più pregiati e ci siamo dotati di un impianto fotovoltaico a copertura totale del nostro fabbisogno energetico”.

Quindi ci sono produttori che non si fermano al solo problema del vetro ma vedono e vanno oltre.
In diversi casi però, anche volendo (almeno così viene dichiarato) diminuire il peso delle bottiglie, la cosa non risulta tanto facile, per diversi motivi.
Il primo è spesso l’impossibilità di trovare la bottiglia adatta al momento giusto, specie per piccole partite.

Questo è accaduto per esempio a Casina di Cornia, in Chianti Classico  “Si compra quello che si trova e che è disponibile, sopratutto se i quantitativi sono piccoli.”

Quindi la reperibilità delle bottiglie è uno dei tanti problemi che si frappone tra il produttore e la voglia di inquinare meno.  Qualche volta (poche per la verità) si somma a questo anche la scarsa affidabilità di bottiglie più leggere, che creano problemi di rottura sia in catena di imbottigliamento sia durante il trasporto o lo stoccaggio. Questo problema è reale soprattutto per gli spumantisti, come Arunda Vivaldi in Alto Adige.

“per il Metodo Classico  le vetrerie non ci danno un contenitore garantito di peso inferiore.”

Ma il vero ostacolo è senza dubbio l’idea che in una bottiglia pesante ci debba essere per forza del vino più buono.  Per esempio Poderi Castorani, in Abruzzo, ci dice che “Il peso non è affatto cambiato perché il mercato continua ad associare bottiglia leggera a vino scadente.” Con toni più sfumati ma sempre ben chiari troviamo la friulana  Viarte “La nostra bottiglia ha sempre mantenuto lo stesso peso,…. purtroppo il packaging è una delle leve di marketing più importanti e la bottiglia, così come l’etichetta, ha un peso enorme nella comunicazione.”

Su questo filone c’è addirittura chi l’ha aumentato (Podere Miscianello “E’ aumentato, perchè i clienti vogliono le bottiglie pesanti”)  o come la Fattoria Camerone di Castel Bolognese,  che lo ha fatto anche se lo ritiene (nemmeno tanto sotto sotto) inutile “Paradossalmente abbiamo deciso di usare bottiglie più pesanti! personalmente sono più che d’accordo con voi, ma purtroppo quasi mai quello che è giusto vale per il mercato. In questa congiuntura economica abbiamo deciso di cambiare tipologia di bottiglie per "dare più valore" ai nostri vini. Sono la prima a dire che è una cosa stupida, ma ormai trovo che l’acquirente guarda più al "vestito" e al prezzo che a quello che c’è dentro.”

In questo filone di “aumentisti “ c’è anche chi non perde l’occasione per dare la colpa di tutto a noi giornalisti e c’è invece chi, molto più equilibratamente divide le colpe, capendo comunque l’inutilità di certe “stazze”. E’ il caso di Novaia dalla Valpolicella, terra prediletta di bottiglie pesantissime “..Importante soprattutto è far capire ai consumatori (ed anche ai degustatori) che il peso della bottiglia non incide in alcun modo sulla qualità del prodotto. Molti infatti pensano che il vino, soprattutto quello strutturato da invecchiamento, stia meglio in bottiglie pesanti, quasi ad avvalorare la tesi tanto più pesante è la bottiglia tanto più strutturato il vino….. E’ chiaro che questo non ha senso!”

Se  secondo diversi produttori il mercato spesso impone il tipo di bottiglia, a sentire altri la diminuzione del peso non ha portato a minori vendite. Uno su tutti: il produttore di verdicchio Andrea Felici “…è maturata la decisione di diminuire il peso della bottiglia sulla linea base di 126 gr ( 644 – 518). Con nostro piacere abbiamo notato che i nostri clienti non hanno percepito l’operazione anzi.”
Ad onor del vero c’è anche chi, come Bindella di Montepulciano a visto che “molti clienti non hanno gradito il cambiamento, valutandolo solo come una strategia per risparmiare in un momento di crisi generalizzata”. Ciò non ha fatto comunque cambiare idea all’azienda.

Come accennato diverse  cantine ci hanno dichiarato di utilizzare varie forme di risparmio energetico. Abbiamo sentito Pasini ma adesso ci piace citare l’umbro Di Filippo, perché introduce un nuovo argomento nella discussione “Mediamente il peso delle nostre bottiglie è aumentato per un innalzamento della gamma imbottigliata, ma contestualmente stiamo distribuendo anche vino di qualità per il consumo quotidiano in Bag in Box, il quale ha un impatto ambientale minore: mentre una scatola da 12 bottiglie contiene 9 litri di vino e produce oltre 6 kg di rifiuti (vetro, cartone, carta, plastica, sughero), un BIB da 5 litri produce meno di 0,3 kg di rifiuti. Circa 20 volte meno.  Essendo la nostra una azienda biologica abbiamo fatto delle riflessioni in proposito accantonando ogni pregiudizio. Il prossimo passo dovrebbe essere la dama da 3-5 litri: è riutilizzabile e quindi la produzione di rifiuti dovrebbe essere nulla.”


Come non dargli ragione e non cominciare seriamente a proporre dei buoni vini quotidiani in bag in box, magari da inserire alla vendita diretta. Pensate quanto potremmo risparmiare, tutti.

Non vogliamo andare oltre per non rendere “troppo pesante” la cosa. Torneremo presto a parlare di quest’argomento. Chiudiamo con un ringraziamento particolare per quelle cantine che hanno ammesso di aver diminuito il peso delle loro bottiglie perché sensibilizzate dalla nostra campagna. Solo questo ci spinge a continuare… saecula saeculorum…….amen.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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