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Carapelli si è rifatta a questo articolo per chiedere l’incriminazione di Andreas Marz 

Traduzione autenticata dall’autore di Merum 6/2004, pag. 26 e 27


 

Carapelli denuncia esperto di Olio di Oliva di fama internazionale


 L’industria olearia controbatte
di Andreas März

Quest’estate, la rivista specializzata per vino e Olio di Oliva italiani, Merum, in collaborazione con Stern, ZDF (secondo canale televisivo tedesco, ndt) e lo Slow Food-Magazin, ha pubblicato i risultati di un’indagine sull’Olio di Oliva. Oli d’oliva di marchi ben conosciuti, acquistati negli esercizi alimentari tedeschi, sono stati sottoposti ad un’analisi qualitativa da parte di un laboratorio ufficiale in Italia, per valutare la correttezza della dicitura Extra Vergine.
Le analisi dimostravano che la maggior parte degli “Extra Vergine” di basso prezzo portano una denominazione sbagliata. Nella maggior parte dei casi, in realtà non si tratta di Extra Vergine, bensì di olio Vergine o addirittura di olio Lampante, non ammesso alla vendita al consumatore.
Come la maggior parte degli “Extra Vergine” dal supermercato, anche i campioni della fabbrica d’olio Carapelli (Firenze) sono stati giudicati male. I panel del Laboratorio della Camera di Commercio di Firenze, riconosciuti dallo stato italiano, hanno trovato un’etichettatura sbagliata per gli “Extra Vergine” di Carapelli. Indipendentemente dalla degustazione eseguita dagli esperti della camera di commercio, la qualità scadente degli oli Carapelli presi in considerazione è stata confermata anche da un ulteriore panel ufficiale (ARPAT/Firenze).
Ora il contrattacco: invece di denominare correttamente i propri oli d’oliva, il gruppo Carapelli, domiciliato a Firenze, se la prende con i singolo degustatore. Pochi giorni fa, uno dei cinque capi panel di Firenze è stato avvisato sulle indagini in corso contro di lui. Capo d’imputazione: articolo 513 del codice penale italiano (Turbata libertà dell’industria o del commercio) e articolo 323 (Abuso d’ufficio).
Il modo più efficace per far tacere la stampa critica nella sua attività contro l’anarchia vigente nel mercato dell’Olio di Oliva, è quello di intimidire gli esperti.
Se alla Carapelli dovesse riuscire davvero di rendere impossibile ulteriori analisi di oli d’oliva reperibili in commercio tramite il Laboratorio della Camera di Commercio di Firenze, per Merum ed altre redazioni sarà difficile, in futuro, trovare un laboratorio ancora disposto a mettere a disposizione delle analisi critici nei confronti dell’industria per la pubblicazione. In questo modo andrebbe persa l’unica possibilità di informare il pubblico in maniera veritiera sulla situazione dell’olio di oliva.

Il punto contestato: sistematica denominazione falsa
L’industria olearia si è impossessata per i propri scopi della categoria top degli oli d’oliva: l’Extra Vergine. Grandi produttori come Carapelli, Bertolli, Minerva, Rocchi (Luccese) ed altri, contrassegnando i loro oli vergini e lampanti come Extra Vergine, rendono impossibile ai veri Extra Vergine di farsi notare sul mercato.
Pertanto, Merum chiede all’industria olearia di liberare la categoria dell’Extra Vergine, occupata indebitamente, e di ritirarsi nelle categorie “Vergine” e “Olio di Oliva”, oggi praticamente deserte.
Questa richiesta non solo è giustificata, ma dovrebbe essere superflua. Perché la legge non lascia dubbi: soltanto un olio senza difetti sensoriali, fruttato, amaro e piccante può essere chiamato Extra Vergine. Tuttavia, la produzione mondiale è fondamentalmente composta da oli lampanti e vergini. Prendendo come riferimento la legge, un Extra Vergine vero è una rarità. Questo significa che almeno il 95% degli Extra Vergine in commercio sono etichettati in modo sbagliato e dovrebbero essere declassati.

Due prodotti completamente diversi con lo stesso nome
Mentre l’industria dell’olio acquista il suo olio ad un prezzo tra due e tre euro (nel 2004, ndt), i costi per un produttore di qualità nelle zone del Mediterraneo variano attualmente da 10 (grandi impianti in pianura) a 18 euro (colline nel centro Italia). Persone come il dott. Marco Mugelli – agronomo, olivicolture, esperto di Olio di Oliva riconosciuto a livello internazionale, presidente dell’ANAPOO (associazione nazionale assaggiatori professionali di Olio di Oliva), capo panel e istruttore per i panel – chiedono, nell’interesse dei consumatori e dei produttori, di rendere riconoscibile questi due mondi completamente diversi.
Finché sia oli puzzolenti e rancidi che prodotti di primissima qualità, con profumo di olive fresche, portano lo stesso nome, i produttori di qualità in Italia e in tutto il Mediterraneo non hanno nessuna possibilità di coprire il loro costi. Ma finché i produttori di olive non riescono a spuntare un compenso corretto per le loro olive e i loro oli, l’abbandono degli oliveti del Mediterraneo continuerà.
I dirigenti dell’industria dell’olio sanno cosa significherebbe per loro una differenziazione dell’offerta di olio. Mettere in grado il consumatore di poter scegliere tra massa e classe, questo potrebbe significare una minaccia per i loro fatturati.
Questo pericolo, Carapelli pare lo voglia evitare portando in tribunale uno degli esperti più inflessibili e più indipendenti: Marco Mugelli. L’imputazione è turbata libertà dell’industria o del commercio e abuso d’ufficio.
A quanto pare, la strategia di Carapelli è quella dell’attacco personale agli esperti indipendenti che si impegnano per la trasparenza nel commercio dell’olio. Anche se un’effettiva condanna di Mugelli pare poco probabile, a lui e ad altri esperti nella sua situazione potrebbe passare la voglia di ulteriori contrasti. E’ significativo che gli avvocati della Carapelli finora hanno rinunciato a prendersela con gli iniziatori della ricerca – Merum, Stern, ZDF e lo Slow Food-Magazin – in quanto non ci tengono ad avere pubblicità in questa faccenda per loro delicata, mentre ci tengono all’intimidazione degli organi di controllo.
Abbiamo chiesto a Marco Mugelli la sua opinione riguardo all’attacco della Carapelli:
M: Dott. Mugelli, stanno indagando contro di lei. Quest’estate, Merum, Stern, ZDF e Slow Food-Magazin hanno pubblicato una ricerca sull’Extra Vergine. Davanti al microfono e alla telecamera accesi, come persona privata e come esperto di Olio di Oliva ha espresso la sua opinione critica nei confronti degli “Extra Vergine” prodotti industrialmente. Se n’è pentito? Crede di aver infranto qualche legge con questo?
Marco Mugelli: Io penso che in uno stato democratico uno dovrebbe poter esprimere la propria opinione. Continuo ad essere dell’avviso che l’industria olearia mette in commercio dei prodotti che non corrispondono alle normative vigenti per l’etichettatura.
M: Sta parlando dell’Extra Vergine.
Mugelli: Esatto, dell’Extra Vergine. In questo caso, però, non sono stato denunciato per aver espresso la mia opinione personale, ma nella mia funzione di capo di uno dei cinque panel del laboratorio della camera di commercio. Questi panel, durante l’estate, hanno eseguito le analisi sensoriali dei campioni, comunicando poi i risultati al committente della ricerca.
M: Ci sono indagini in corso anche contro gli altri quattro capo panel?
Mugelli: Non mi risulta.
M: Lei sa chi sta dietro alla denuncia penale?
Mugelli: Certo: Carapelli.
M: Era lei il capo del panel che ha classificato gli oli Carapelli come “Lampante” oppure “Vergine”?
Mugelli: Non lo so.
M: Come, non lo sa?
Mugelli: Il capo panel non conosce i produttori dei campioni degustati. Per la degustazione riceviamo soltanto i bicchieri di degustazione, segnati da un numero. Non ho la più pallida idea di quali oli deve valutare il mio gruppo, e non lo voglio sapere.
M: Ma perché stanno indagando contro di lei?
Mugelli: Probabilmente si rivolgono contro di me in quanto rappresento una categoria, i degustatori di olio, che cerca di applicare le leggi vigenti. E questo da molto fastidio a certa gente. Perché la maggior parte delle aziende sa benissimo che l’unica analisi in grado di classificare correttamente gli oli è l’analisi sensoriale.
M: Lei rischia una condanna?
Mugelli: Non so cosa mi aspetta. Ho soltanto fatto esattamente quello che un capo panel deve fare. Come capo panel non partecipo nemmeno direttamente alla degustazione. Il capo coordina i degustatori e la degustazione. Deve assicurare che gli assaggiatori siano in possesso di tutti i requisiti previsti dalla legge. Non devono chiacchierare, non devono scambiarsi idee, devono degustare i campioni con la massima serietà. Solitamente annuso prima i campioni e decido la sequenza della degustazione. Ma alla degustazione stessa non partecipo mai e neanche alla stesura del commento. Questo è compito del segretario presente.
M: Ma tutto questo lo sapranno anche gli avvocati della Carapelli. Perché l’hanno denunciato ugualmente?
Mugelli: Credo che se la prendano con me per via della mia inflessibilità con la quale svolgo da sempre questa attività: la legge prevede l’assoluta mancanza di difetti per un Extra Vergine. La legge non parla di eccezioni e tolleranze.
M: Da quando è in vigore questa legge?
Mugelli: Dal 2002. Quindi, da due anni. La vecchia legge prevedeva una tolleranza. Pertanto, a quei tempi tanti oli hanno ottenuto la certificazione Extra Vergine, e oggi, in base alle nuove normative più restrittive, gli dovremmo togliere la dicitura Extra Vergine. La direttiva comunitaria 796 del 2002 ha abolito qualsiasi tolleranza.
M: Teoricamente, dopo il 2002, il mondo dell’Extra Vergine doveva subire una rivoluzione. Se la legge funzionasse, oggigiorno l’Extra Vergine dovrebbe essere una rarità.
Mugelli: In fondo sì, ma in realtà non è cambiato nulla.
M: Ma questo significa che la nuova legge ha messo la maggior parte dell’offerta di Extra Vergine in una posizione illegale?
Mugelli: Proprio così!

M: Dott. Mugelli, la ringrazio per la conversazione.

Di seguito le cinque frasi estratte dall’articolo e contestate ad Andreas Marz

Le cinque affermazioni contestate dal PM (traduzione da parte dell’accusa, ripresa dalla sentenza)
1    „come la maggior parte degli oli extra-vergine del supermercato, anche i campioni della fabbrica dell’olio Carapelli (Firenze) sono stati giudicati scadenti. I panel del laboratorio della camera di commercio di Firenze hanno riscontrato che gli Extra Vergine Carapelli sono denominati in modo errato. Indipendentemente dalla degustazione da parte degli esperti della camera di commercio, la qualità scadente degli oli Carapelli è stata confrontata da un ulteriore panel ufficiale (ARPAT/Firenze)“;
2    „invece di denominare correttamente i suoi oli, il gruppo Carapelli, domiciliato a Firenze, se la prende con il singolo esaminatore“;
3    „se la stampa è critica contro l’anarchia al potere nel mercato dell’olio d’oliva, ebbene essa deve essere fatta tacere, e, quindi, la via più efficace è intimidire gli esperti“;
4    „fin quando oli puzzolenti, rancidi e prodotti di qualità superiore che profumano di olive fresche porteranno lo stesso nome, i produttori di qualità in Italia ed in tutto il bacino del Mediterraneo non avranno la possibilità di essere soddisfatti“;
5    „i manager dell’industria dell’olio sanno cosa significherebbe per loro una differenziazione dell’offerta dell’olio. Se il consumatore avesse libera scelta tra la massa e la classe, questo potrebbe rappresentare una minaccia per i loro giro d’affari. Pare che Carapelli voglia deviare questo pericolo, trascinando uno degli esperti più inflessibili ed indipendenti davanti al tribunale: Marco Mugelli“.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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