Il 26 marzo Vin’a Trani, alla sua terza edizione5 min read

Alla sua terza edizione Vin’a Trani, si presenta con una selezione di oltre 40 aziende provenienti da tutta Italia, il doppio dell’anno scorso, a testimoniare l’interesse che la manifestazione ha suscitato non solo in ambito regionale.

 

La vera novità di quest’anno però è lo spazio  dedicato al rapporto che questa bellissima città ha avuto storicamente con il vino, trasformando  il più grande museo l’Europa della macchina da scrivere nella redazione di un giornale del passato.

Ai tasti di storiche macchine per scrivere saranno affidati i pensieri di alcuni giornalisti  che comporranno un articolo in cui spiegare il vino in simbiosi con Trani.

A cimentarsi nella stesura del “pezzo” ci saranno i giornalisti specializzati : Gigi Brozzoni, curatore della Guida Oro – I Vini di Veronelli, Michele Peragine, della RAI e presidente dell’AGAP (Associazione Giornalisti Agroalimentari Puglia), Luciano Pignataro, de Il Mattino di Napoli e autore di uno dei più seguiti blog di enogastronomia  e Stefano Tesi, giornalista freelance e collaboratore di Civiltà del Bere, Spirito Divino e Cucina&Vini.

Domenica 26 marzo in piazza Duomo,  Palazzo Lodispoto (sede del più grande museo d’Europa dedicato appunto alla macchina per scrivere e gestito dalla Fondazione Seca), si trasformerà per l’occasione nella redazione di un giornale, come quelle di un tempo, quando ancora non c’erano i computer, prima dell’avvento di internet e del digitale.


La manifestazione culturale si inserisce all’interno della terza edizione di “Vin’ a Trani”.


Le vecchie tastiere delle antiche macchine per scrivere (ce ne sono oltre 400 provenienti da tutto il mondo all’interno del museo, dalla prima in assoluto della storia, una “Sholes & Glidden" del 1873, passando dalla dorata "Royal quiet deluxe", usata dall’agente segreto 007, fino alla “Writer’s block” ingabbiata in fili di acciaio per denunciare la censura), torneranno a vivere, toccate dalle dita di giornalisti specializzati del settore, che in passato le utilizzavano come strumento di lavoro nelle redazioni dei giornali o delle tv.


I 4 giornalisti dovranno comporre un articolo in cui spiegare il vino in simbiosi con Trani, vera e propria perla dell’Adriatico. Il loro “pezzo” sarà poi oggetto di approfondimento e confronto, aperto ad addetti ai lavori e semplici appassionati, sulle tradizioni enologiche della città, a partire da alcuni documenti inediti di proprietà di Cristoforo Pastore (appartenente ad una famiglia dalle antiche tradizioni enologiche) che testimoniano il legame tra la città e il suo prodotto principe.

Carte e materiale unico che raccontano delle giornate in vigna, delle vendemmie, dei processi di vinificazione, dei viaggi del vino fuori dai confini della Puglia.
Basti pensare che si chiamavano “I Trani”, infatti, quelle botteghe della Milano “da bere” degli anni ’60, dove si poteva mangiare e stare in compagnia.

“Scolando barbera”, cantava Giorgio Gaber in una sua famosa canzone chiamata proprio “Trani a go go”, ispirata ai momenti passati insieme ad artisti come Dario Fo, Enzo Jannacci, Adriano Celentano, Lino Banfi, e tanti altri.


Ad introdurre il momento di confronto, moderato dal giornalista del “Corriere del Mezzogiorno” Pasquale Porcelli, sarà la proiezione di un cortometraggio realizzato tra le vie del centro storico di Trani dal regista barese Andrea Leonetti Di Vagno, che descrive le emozioni che procurano la città e il suo vino.

Queste verranno narrate attraverso immagini, anche dall’alto, e la tastiera di una vecchia macchina per scrivere dalla quale fuoriescono un foglio e un pensiero.

Sarà l’occasione per parlare di vino, di arte e di cultura, ma anche per muoversi tra passato e presente, su come è cambiato il giornalismo, la comunicazione e naturalmente il mondo dell’enologia, non più solo un fenomeno di nicchia.

Ideata e organizzata da Francesca de Leonardis, consulente enogastronomica, e Michele Matera, titolare del ristorante “Corteinfiore”, “Vin’ a Trani” è l’occasione per mettere insieme i produttori di vino del territorio e quelli che vengono da più lontano. Ma anche per rendere concreta l’idea di destagionalizzazione del turismo da più parti auspicata per far vivere la città 12 mesi l’anno, non solo durante l’estate.

L’idea da cui si parte infatti è quella di accendere Trani, farla tornare ai fasti del passato, emozionare chi viene a visitarla, promuoverla a capitale del buon vivere. Non solo per i monumenti ma anche per le sensazioni che è capace di suscitare.

Partendo proprio dal vino, simbolo di una città che deve vivere, nelle intenzioni degli organizzatori, 12 mesi l’anno senza interruzioni, come se la bella stagione durasse per sempre.


Il confronto a colpi di tasti delle macchine per scrivere sarà solo un assaggio di quanto avverrà in serata quando, all’interno di Palazzo San Giorgio, nel salotto buono della città, saranno oltre 40 le cantine che esporranno i loro prodotti in degustazione, in un ideale itinerario enologico e gastronomico. Non mancherà neppure il “Moscato di Trani”, vero e proprio padrone di casa, e l’angolo del food, con le eccellenze gastronomiche del territorio.


Storia e mondanità insieme, dunque, per una miscela che vuole diventare un format vero e proprio destinato a durare negli anni anche grazie al lavoro di esperti e enologi, che in un mercato in cui la domanda è in calo riescono a proporre una selezione di altissimo livello, oggi più che mai indispensabile.


Insieme ci saranno le sigle di Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) e Ais (Associazione Italiana Sommelier).

Il partner sociale, come lo scorso anno, sarà Made in Carcere, l’iniziativa nata nel 2007 da un’idea di Luciana Delle Donne, fondatrice di Officina Creativa, una cooperativa sociale, non a scopo di lucro, che dà lavoro alle detenute. Le donne impegnate nel progetto producono manufatti "diversa(mente) utili", dalle borse agli accessori originali e colorati.

 

Insomma, una serie di buoni motivi per venire a Trani

 

 

 

 

 

 

 

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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