Anteprima Sagrantino 2013: si capisce quanta strada è stata fatta3 min read

C’è sempre una prima volta anche se in realtà era…una seconda.

 

Vi spiego questa criptica frase, che ho partorito mentre andavo verso Montefalco per l’Anteprima del Sagrantino 2013.

 

In effetti per me era la prima volta all’Anteprima del Sagrantino, ma la vecchiaia incombente mi faceva comunque ricordare che più di venti anni prima, nel 1996, assieme a Maddalena Mazzeschi (grazie al contributo dell’allora Centro Agroalimentare dell’Umbria, di Marco Caprai e all’apporto del consorzio di cui era presidente Filippo Antonelli) avevamo organizzato a Montefalco la prima manifestazione rivolta alla stampa.

 

Venti anni nel mondo del vino moderno possono essere ere geologiche ed in effetti per Montefalco e il Sagrantino lo sono state. Allora c’erano poco più di dieci produttori, di cui alcuni ancora allo stadio di coltivatori diretti.

Gli ettari totali di vigneto non superavano i 250 ( uve bianche, Montefalco e Rosso)e diverse vigne erano ancora allevate con quello che io definivo il sistema “dea Kali”, cioè un doppio cordone bilaterale che portava difficilmente le uve a maturazione, lasciando campo libero a tannicità belluine e spiegando  implicitamente perché il Sagrantino era nato come vino dolce.

 

Dopo vent’anni le cose sono completamente cambiate: le cantine oramai sono una sessantina, solo gli ettari di Sagrantino sono più di 600, la viticoltura di qualità  e l’enologia hanno preso fortemente piede e oggi il territorio, dopo una crisi di crescita verso la metà del decennio scorso, punta in alto.

 

Punta in alto anche con i bianchi, come sottolineato in questo articolo , ma al centro della scena c’è comunque il signor Sagrantino, un vino/vitigno di cui abbiamo parlato recentemente e che con l’annata 2013 sembra abbia superato (speriamo definitivamente) il problema di una tannicità troppo esuberante e spesso mal accompagnata dal legno.

 

Assaggiando una quindicina di vini imbottigliati e altrettanti campioni da botte ho notato come, pur in una vendemmia fresca-fredda e comunque difficile, la componente tannica sia ben presente ma tenda nettamente ad arrotondarsi  (ma non ad ammorbidirsi e a perdere la consueta e tipica grinta) rispetto a tante annate precedenti.

Dal punto di vista aromatico finalmente i legni hanno lasciato il posto ad un frutto forse non favorito dall’annata ma comunque chiaro e delineato.

 

In altre parole mi sembra che la vendemmia 2013 del Sagrantino sia stata giocata con intelligenza e, pur non essendo eccezionale, presenti vini che fino a poco tempo fa era molto difficile trovare in zona, cioè bevibili praticamente da subito e (nei limiti del vitigno) armonici.

Una frase su tutte per spiegarmi meglio, detta a mezza voce al collega che avevo accanto “Solo 5-6 anni fa se assaggiavi 30 Sagrantino appena imbottigliati o campioni da botte rischiavi di lasciarci la lingua, oggi non è successo”.

 

Succede invece, all’interno del fitto programma dell’Anteprima, di assistere alla presentazione della mappa del Sagrantino fatta dal Map Man nazionale, alias Alessandro Masnaghetti.

Ascoltarlo mentre presenta il territorio nelle sue sfumature, oltre ad essere un vero piacere, è sempre interessantissimo. Bene ha fatto il consorzio a commissionargli l’opera.

 

E bene ho fatto io a venire a Montefalco e bene fareste voi a provare (magari aspettate qualche mese) un Sagrantino 2013.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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