La stampa estera a portata di clic: Decanter, vol 42, n. 5 – 20173 min read

“Borgogna 2015: i migliori acquisti di un’annata eccezionale” é il titolo principale della copertina di questo numero, con sullo sfondo l’immagine di tre grandi bottiglie .

 

Altri titoli: Grandi Cabernet californiani,  2013 la migliore annata di sempre?

 

E poi le dieci vacanze Top per gli amanti del vino; Chenin secchi di Loira.

 

Titoli minori (fondo copertina): Kumeu River (Nuova Zelanda); nuovi talenti di Borgogna; vini whole-bunch (a grappoli interi).

 

Apre una foto panoramica a due pagine delle vigne di Elephant Hill, nella Hawke’s Bay, in Nuova Zelanda. Seguono l’editoriale di John Stimpfig (indimenticabile Porto Ne Oublie 1882 di Symington), le notizie del mese (la spinta di Torres  alla viticoltura organic, la caduta delle vendite di Champagne per effetto della Brexit…), le lettere dei lettori, le pagine degli editorialisti di Decanter: Jefford (i benefici di una maggiore coesione per i vini del Sud-Ovest francese), Johnson (sui vini “naturali”), Emma Jenkins (la nuova Zelanda non é un  one-trick pony, ovvero solo Sauvignon blanc).

 

Il primo servizio é sulla vendemmia 2015 in Borgogna: secondo alcuni pari alle annate 2005 e 2010, o addirittura la migliore degli ultimi 60 anni.William Kelley e Stephen Brook scelgono i loro migliori assaggi.Le star? Chambertin Clos-de-Bèze Domaine Armand Rousseau ,  Musigny Domaine Jacques-Frédéric Mugnier , Romanée-Conti , tutti con 98/100.Nell’articolo che segue William Kelley presenta i nuovi talenti della viticoltura borgognona: Thomas Pico (Chablis),Maxime Cheurlin (Vosne-Romanée), Pierre Boisson (Meursault), Alexandre Moreau (Chassagne-Montrachet), Gilbert Felettig (Chambolle-Musigny).  

 

La Central Otago é la prima delle dieci mete Top per i viaggi del vino. Seguono Cape Town, Jerez, la Rheingau, la Central Coast californiana, il Douro. E poi Alsazia, Toscana, laghi della Patagonia, Bordeaux. Peter Richards  disegna il profilo di Kumeu River, la Winery fondata dalla famiglia Brajkovich,  emigrata dalla Croazia in Nuova Zelanda 110 anni fa e  presenta i suoi 5 vini-vertice (tutti bianchi: soprattutto Chardonnay). 

 

Simon Woolf parla della vinificazione “whole-bunch”: non solo Beaujolais.

 

Eccoci arrivati ai Panel Tastings della Buying Guide:  Cabernet californiani dell’annata 2013 e Chenin blanc dry della Loira. Tra i primi aprono la degustazione tre Cabernet da 98 punti su 100, poi motissime etcihette outstanding. Tra i secondi molti ottimi vini, tra i 90 e i 94 punti, e un Anjou blanc della regione del Layon che si stacca dal gruppo.Poi: le pagine di Steven Spurrier, i week-day wines (nella lista anche un Prosecco e un Barbaresco: quest’ultimo da 9 sterline, mah!), i ristoranti, le risposte degli esperti (Notes & Queries), con lo Xarello come varietà in evidenza e la grafite tra le note di degustazione da decodificare.Ancora uno sguardo al mercato dei vini e al mondo delle aste, prima di chiudere, come sempre, con il vino-leggenda.

Questa volta é un Bonnes-Mares grand cru, del Domaine Georges Roumier, del 1995.

 

Non é però tutto finito, perché é la volta del supplemento periodico dedicato ai vini italiani: 106 pagine supplementari a colori solo per il nostro paese. I temi trattati: la nuova età dell’oro del vino italiano,  dieci autoctoni da scoprire; il Dolcetto di Dogliani;  Amarone della Valpolicella; i vini del Lago di Garda; il puzzle del Cartizze; i vini alpini (dalla Valle d’Aosta al Piemonte settentrionale,  dalla Valtellina all’Alto Adige); alla scoperta dei vini dell’Emilia Romagna;  sulle colline del Chianti classico; vintage report dei vini della Costa Toscana 2015; i dieci produttori top del Brunello secondo Richard Baudains; il Verdicchio, migliore bianco best-value? Per chiudere: i migliori rossi del Sud; guida alla boutique toscana , il barometro del Barolo (1986-2015).

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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